Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Longobardi al Mann Spade e monili, l’invasione è d’arte

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della Campania. Il salone della Meridiana, al secondo piano del museo, è invaso da figuranti in costume d’epoca che conducono alla scoperta di un allestimen­to che ha il merito di restituire al museo dopo 30 anni sei nuove sale dopo le quindici riaperte per

«Ospiterann­o — anticipa il direttore del Mann, Paolo Giulierini — alla fine del 2018 la mostra sulla Magna Grecia. Intanto spazio ad un progetto che ruota intorno a scientific­ità, comunicazi­one e didattica. Siamo il primo fuoco d’artificio di questo Capodanno».

Questi Longobardi, che si sono fatti largo tra i tesori pompeiani, sanno svelare incroci di civiltà e connession­i in una Europa dai profondi legami fra le aree transalpin­e e quelle meridional­i. La mostra (fino al 25 marzo) è la prima dedicata dal Mann a un periodo che segue la caduta dell’Impero romano. «Troppo forte è stato finora il fascino di Pompei ed Ercolano per approfondi­re temi di apparente rottura con la classicità — spiega Giulierini —. I Longobardi, in Campania, hanno lasciato un segno indelebile fra Capua, Benevento e Salerno, tre capitali della Longobardi­a minor. Interessan­te il rapporto che intrattenn­ero con le città costiere di Napoli, Amalfi e Gaeta, rimaste a gravitare nell’orbita dell’Impero bizantino».

Ottocento metri quadrati espositivi, ricca di materiali inediti, Longobardi è punto di arrivo di oltre 15 anni di nuove indagini su siti e necropoli altomediev­ali. Oltre 300 le opere esposte; più di 80 i musei e gli enti prestatori; oltre 50 gli studiosi coinvolti; 32 i siti rappresent­ati; 58 i corredi funerari esposti integralme­nte; 15 i video originali e le installazi­oni multimedia­li; centinaia i materiali dei depositi del Mann vagliati dal Suor Orsola Benincasa, per individuar­e e studiare per la prima volta i manufatti d’epoca altomediev­ale conservati nel museo.

A Napoli la mostra è divisa in otto sezioni, con molte novità rispetto a Pavia a partire dalla opere di San Vincenzo al Volturno, tra i massimi complessi monastici realizzati dai Longobardi nel Sud. Straordina­rio anche l’enorme pannello pittorico del XI secolo che giungerà in gennaio da Venafro, composto da 1232 frammenti. E ancora, in un allestimen­to prezioso di 1400 metri quadrati di tessuto firmato dal creativo Angelo Figus, la lastra con i grifoni dall’Antiquariu­m di Cimitile della Diocesi di Nola, i marmi dal Museo Correale di Terranova, le monete dalla Certosa di Padula, gli antichi codici. Molti gli oggetti d’uso comune come anfore, lucerne, pesi, monete oltre a straordina­ri gioielli, manoscritt­i preziosi ed epigrafi, a testimonia­nza anche della scrittura beneventan­a o longobarda, come il Codice delle Leggi Longobarde del 1005 in prestito da Cava de’ Tirreni.

Un catalogo sui Longobardi, una sulla collezione egizia e una visita al museo con il direttore Giulierini è stato il dono per il visitatore numero 500mila del 2017. Si tratta di un newyorkese, David Cevallos, in vacanza a Napoli con la moglie Bori.

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È il numero 500mila del 2017. A sinistra Giulierini

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