Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«In quattro a viso coperto E poi è spuntato il coltello»

«Sono scappato ma quei ragazzi non mi mollavano»

- Fabio Postiglion­e

«Mamma io non li conosco, avevano le sciarpe e i cappucci, non li ho potuti vedere in faccia. Mi hanno aggredito in quattro e basta, senza che io facessi nulla». Le parole di Arturo riecheggia­no nella «sala Positano» al terzo piano dell’ospedale San Giovanni Bosco. Fissa la finestra e con un filo di voce prova a ricostruir­e quello che gli è accaduto lunedì pomeriggio in via Foria.

«Stavo tornando dal medico e li ho visti da lontano. Ho cercato di deviare il percorso ma nulla. Uno di loro, piccoletto, mi ha seguito e picchiato senza motivo. Io ho alzato le braccia per difendermi e mi hanno accerchiat­o e riempito di botte». Poi l’orrore. Un coltello: uno, due, tre colpi e altri che non sono andati a segno. La lama lo ha preso al fianco, poi alla schiena perforando un polmone e infine alla gola. Volevano ucciderlo e lui ricorda quei momenti con la mamma Maria Luisa Iavarone, docente dell’università Parthenope, e con il padre, Vincenzo Puoti, ingegnere aerospazia­le. Sarà difficile per lui riprenders­i ma per tutta la giornata è stato un via vai di persone: familiari, conoscenti e amici. I compagni di classe non lo mollano un minuto e hanno fatto turni per non lasciarlo mai solo adesso che ha lasciato la rianimazio­ne ed è stato ricoverato nel reparto di chirurgia vascolare. Arturo sorride a chi passa a salutare ma ha una voce sottile, sofferente e i tagli adesso bruciano. Viene medicato più volte al giorno e ancora non riesce a mangiare. «Se li avessimo di fronte potremmo solo dire loro di fare un esame di coscienza. Perché tanta violenza? Ma adesso chi sa deve darci una mano, chi sa parli perché altrimenti è complice». Queste sono state le parole di una sua compagna di classe che ha «presidiato» la stanza di Arturo per mezza giornata. È stata lei a rilanciare

Trauma «Ho cercato di alzare le braccia per scansare i colpi ma loro continuava­no, poi è spuntato il coltello»

sui social l’idea di organizzar­e un corteo per il rione Sanità e questa mattina sarà in prima fila. Partiranno alle 10,30 da una succursale del liceo Cuoco e arriverann­o davanti alla caserma Garibaldi, lì dove è avvenuta l’aggression­e lunedì pomeriggio.

«La IV B è con lui e nessuno mai lo mollerà. Non usciremo da questo ospedale fino a quando non uscirà lui», dicono. Quando possono entrano nel reparto, scambiamo qualche battuta con Arturo, si accertano delle sue condizioni.

«Sono cose — dice un cugino — che neanche le belve compiono. A loro cosa posso augurare? Non lo so. So solo che il nostro amico sta soffrendo e noi con lui».

Forse gli autori di tanta violenza sono loro coetanei: «A loro vorremmo chiedere cosa li spinge a tanto. Ma qualsiasi forma di disagio non giustifica fatti così gravi». Ieri il primo a fare visita ad Arturo è stato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris che si è detto profondame­nte commosso. «Un fatto molto grave. Bisogna mobilitare tutte le coscienze di Napoli».

Poi è stata la volta del questore di Napoli Antonio De Iesu, del comandante provincial­e dei carabinier­i, Ubaldo Del Monaco, mentre nelle prossime ore è attesa la visita anche del cardinale Crescenzio Sepe.

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In reparto L’Ospedale San Giovanni Bosco dove è ricoverato il ragazzo ferito in via Foria

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