Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Uccise la moglie, il pm chiede l’ergastolo

- Fa. Pos.

«Non volevo ucciderla, la pistola era nella mia tasca perché temevo che i miei suoceri volessero uccidere me».

Si è difeso così, in aula, Carmine D’Aponte accusato di aver ucciso sua moglie, Stefania Formicola con un colpo di pistola a Sant’Antimo il 16 ottobre del 2016. Il pubblico ministero della Procura di Napoli Nord ha chiesto l’ergastolo e ha già ottenuto la revoca della patria potestà dei suoi due bambini affidati ai nonni materni che si sono costituti parte civile. Tra i due coniugi c’erano stati molti momenti di tensione e la ragazza aveva deciso di lasciare la casa che avevano preso assieme e ritornare con i genitori fino all’appuntamen­to «trappola».

«Scendi, ti devo parlare e dobbiamo chiarire una volta per tutte». Ma D’Aponte girava armato e dopo un litigio violento estrasse la pistola e fece fuoco mirando allo stomaco quasi come se fosse stato l’ultimo abbraccio mortale. Fu arrestato poche ore dopo. Gli investigat­ori trovarono anche un diario di Stefania nel quale raccontava le violenze che subiva dal marito e in un passaggio si appellava ai suoi genitori implorando­li di prendersi cura dei suoi figli se le fosse accaduto qualcosa. Un presagio che fu ricordato anche durante l’omelia del prete nel rione Don Guanella a Miano, dove era nata e cresciuta fino al matrimonio. La sentenza è prevista per il 18 gennaio.

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