Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I timori della mamma: un presidio fisso sotto la nostra casa
NAPOLI Dai balconi si affacciano e la chiamano, altri salutano e riprendono le scene con il telefono, ma il frastuono degli slogan lanciati dai ragazzi è tanto.
Maria Luisa Iavarone, la mamma di Arturo è in testa al corteo e la cercano tutti, vogliono stringerle la mano, darle conforto ma anche chiederle delle condizioni di salute di suo figlio. «Io ho due bambini e mi tremano le gambe al pensiero che possano finire accoltellati per nulla, abbiamo paura e il suo coraggio è anche il nostro».
È questa la testimonianza commovente di una mamma di via Foria, si chiama Antonietta e si è fiondata in testa al corteo bloccandolo per poter parlare con la mamma di Arturo: «Siamo tutti con lei, non lo dimentichi mai». Ma non è stata la sola, tante mamme si sono avvicinate per abbracciarla. «È per questi ragazzi, per il cuore immenso di Napoli che noi abbiamo deciso di restare nonostante tutte le difficoltà. Restiamo perché è giusto che sia così. Io ho sempre raccontato ai miei figli che davanti alla paura e alle difficoltà non si scappa e allora dobbiamo dimostrarlo», dice Maria Luisa. «Ho inviato foto e video ad Arturo che le ha viste e si è commosso».
Piange anche lei quando pensa alle difficoltà che verranno e che dovrà affrontare suo figlio, sia fisiche che psicologiche. «Ho chiesto al previa Carmela Pagano non solo un tavolo permanente sulla sicurezza di quella zona frequentata da tantissimi ragazzi in balia di belve, ma anche un’auto della polizia in presidio fisso sotto casa affinché possa tutelare l’incolumità di mio figlio e della nostra famiglia».
Tantissimi ragazzi hanno invece cercato Luigi D’Orta, il negoziante che ha salvato la vita ad Arturo, scagliandosi contro i ragazzi e facendoli fuggire prima che lo uccidessero, per stringergli la mano e ringraziarlo: «Quello che non mi fa dormire è l’indifferenza delle persone. Io non sono un eroe ma tutti dovrebbero essere come me e intervenire per soccorrere Arturo». È un vai di persone il suo negozio ma c’è anche chi non la pensa come lui: «Non serve a niente, qui non cambierà mai nulla», dice un uomo anziano annoiato dal rumore dei fischietti e dei clacson delle auto imbottigliate nel traffico. «Dai Arturo non mollare, dai Arturo non mollare», urlano in coro gli studenti di una decina di istituti che hanno colorato cartelloni issati su mazze di legno.
«Io credo che non sia da città europea quello che è accaduto ad Arturo. Poteva chiaramente succedere a tutti ma è assolutamente assurdo pensare di essere aggrediti per nulla», dice con determinazione Susanna, una ragazza di 16 anni che frequenta il Vittorio Emanuele. Le fa eco un amico che stringe un megafono: «Io l’ho scritto qui su questo pezzo di carta ciò che penso: la paura è umana ma combattiamola tutti assieme». Il Questore di Napoli, Antonio De Iesu, due giorni fa ha lanciato un appello per scuotere le coscienze di chi ha visto e può dare una mano alle indagini. Ieri, giorno della commozione e dell’onda emotiva, lo ha ribadito: «Testimoniare sarebbe un segno tangibile di vicinanza al ragazzo, solo le fiaccolate o i cortei non bastano più, ci aspettiamo gesti concreti che possano aiutarci perché non è possibile che ci sia solo un testimone». Nel frattempo continuano le indagini. Nelle prossime ore, l’unico testimone per l’appunto, colui il quale ha soccorso Arturo sarà ascoltato dai pm con la speranza che possa fornire qualche elemento utile per il riconoscimento dei quattro. Sono state sequestrate le immagini degli apparati di videosorveglianza di quattro negozi di via Foria e sono in corso analisi su due coltelli sequestrati ad un gruppo di ragazzini fermati dopo un inseguimento in piazza Montesanto quattro giorni fa. Si cercano tracce ematiche che possano ricondurre ad Arturo ma chiaramente è solo un tentativo per non lasciare nulla d’intentato in una indagine che punta ad individuare nel più breve tempo possibile il «branco» scavando sia tra i vicoli del rione Sanità che al borgo Sant’Antonio, da dove potrebbero arrivare.