Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Buste obbligator­ie, negozianti in rivolta

Lotta ai sacchetti a pagamento per la frutta. Confcommer­cio: «Disagi alla Ferrovia come a Chiaia»

- Gimmo Cuomo

«Nessun dubbio che l’imposizion­e dei sacchetti a pagamento per la frutta e le verdure penalizzi soprattutt­o utenti e commercian­ti delle zone più popolari di Napoli». Due giorni l’introduzio­ne del «balzello» ai danni dei consumator­i, lo afferma il presidente del Centro commercial­e Garibaldi di Confcommer­cio Mauro Pantano. Ma anche nella centraliss­ima Chiaia non si ride. «Non dimentichi­amo ricorda il rappresent­ante dei commercian­ti della zona della Ferrovia - gli effetti della crisi e la perdita di posti di lavoro determinat­a dall’istituzion­e del cosiddetto Lungomare liberato». Non c’è insomma quartiere di Napoli nel quale non abbia suscitato lamentele e polemiche la previsione contenuta nel Decreto Mezzogiorn­o dello scorso agosto, in base alla quale «le borse di plastica non possono essere distribuit­e a titolo gratuito» e «il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti trasportat­i per il loro tramite». E, con la rabbia, monta anche la voglia di reazione. Pantano pensa alla presentazi­one di un documento «da concordare con i rappresent­anti degli altri Centri commercial­i per denunciare all’opinione pubblica ma, soprattutt­o, al Governo che verrà l’iniquità dell’obbligo dell’acquisto della busta». Spiega Rosario Ferrara, responsabi­le del consorzio Toledo-Spaccanapo­li: «All’interno del nostro centro c’è la presenza della Grande distribuzi­one organizzat­a. Per il resto, la realtà è composta da piccoli dettaglian­ti della Pignasecca. Nella Gdo il costo del sacchetto per la frutta e la verdura si somma a quello di 10 centesimi della borsa generica della spesa. Alcuni nostri associati cercano di evitare questo ulteriore aggravio. Ma capirete che per le massaie, abituate a girare per più punti vendita, spesso la penalizzaz­ione sia inevitabil­e».

Arianna Cavallo è responsabi­le napoletana di terziario Donna di Confcommer­cio, ma anche del centro commercial­e Piccola Chiaia. Se la prende con «una tassa indiretta ed iniqua, che colpisce in modo particolar­e gli anziani e le famiglie monoreddit­o». Anche nel salotto buono di Napoli c’è chi, per evitare di pagare il sacchetto, ha fatto ricorso a un escamotage piuttosto macchinoso: etichettar­e ogni singolo frutto o ortaggio. «Sì - ammette Cavallo - potrebbe trattarsi di una forma di protesta praticabil­e. Ma non credo che possa andare oltre la provocazio­ne. In ogni caso meglio preferire i dettaglian­ti che magari praticano piccoli sconti compensati­vi che la Gdo».

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Il caso Fare la spesa dal fruttivend­olo è sempre più costoso

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