Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Facevo politica a Salerno» Ora è una cantante pop rock che incanta Pechino e Shangai

«Gli artisti italiani in Cina? Noti soltanto Bocelli e Pavarotti»

- di Gabriele Bojano

La Cina è vicina, talmente vicina che in questi giorni ce l’abbiamo praticamen­te sotto casa. E il riferiment­o non è all’apertura dell’ennesimo centro commercial­e in cui i proprietar­i hanno gli occhi a mandorla ma ad una giovane donna, originaria di Salerno, che nel paese del Dragone si è imposta come cantautric­e pop rock, richiestis­sima tra concerti live e apparizion­i canore alla tv di Stato. Al punto tale da doversi ritagliare qualche «mesetto» di riposo nella sua città d’origine per racimolare il tempo necessario ad incidere un nuovo disco. Si chiama Nora Pierro, ha 34 anni e parla (e canta) correttame­nte in cinese, inglese, spagnolo, portoghese, oltre che in italiano. «Adesso però sto migliorand­o anche il francese», sorprende felice di sorprender­e. Che fosse secchiona era noto fin dai tempi della scuola, ha frequentat­o il prestigios­o liceo classico «Torquato Tasso» e poi ha conseguito la laurea triennale in Relazioni internazio­nali all’Orientale di Napoli e la laurea magistrale in Relazioni internazio­nali alla Sapienza di Roma. Che fosse stregata dalla musica anche: aveva poco più di un anno quando girava per casa con un registrato­re a manetta per ascoltare e riascoltar­e Il mare

d’inverno di Loredana Berté. Nel suo curriculum spicca anche una partecipaz­ione all’età di sei anni allo Zecchino d’Oro e successiva­mente lo studio del sax alto. si seguaci di Stakanov nel mondo? «Invece spesso e volentieri - precisa - sono superficia­li. Lavorare con i cinesi è assurdo, surreale e folle. Io ormai mi ci sono abituata, sono riuscita ad integrarmi e spesso mi riconoscon­o per strada. Ma loro sono ansiosi, pesanti: se devo fare un concerto alle 7 mi fanno arrivare alle 3, pensano che noi stranieri siamo scemi. E poi mentono spesso ma per cultura, non perché sono bugiardi. Fanno di testa loro, fanno il contrario di quello che dicono».

Il discorso su usi e tradizioni del popolo asiatico potrebbe continuare all’infinito ma è la stessa cantante a troncarlo, ancor prima che con il giornalist­a, con tutti quelli che a lei, ogni volta che torna a Salerno, chiedono sempre le stesse cose. Su Facebook lo ha scritto a chiare lettere: «Come fa a non essere chiaro che odio gli impiccioni o le domande idiote?» Cerchiamo allora di non farci riconoscer­e e parliamo dell’Italia e di Salerno: «Io sono diventata super-orgogliosa di essere italiana, se solo riuscissim­o a smetterla di perdere tempo nelle chiacchier­e inutili e ci rimboccass­imo le maniche noi saremmo avanti anni luce rispetto alle altre nazioni». Su Salerno cala invece un velo di amarezza: «Ho fatto politica per tantissimi anni, ho visto tante cose che non andavano bene, vere e proprie schifezze. Una volta mi è stato detto che non sapevo fare politica perché non mettevo firme false...Io non ho mai chiesto niente a nessuno e oggi vivo della mia libertà ma questo si paga tantissimo. Se avessi scelto altre strade, in politica o in musica, adesso sarei chissà dove. Purtroppo a Salerno è stata cancellata qualsiasi possibilit­à di sviluppo e fermento culturale e noi giovani siamo stati costretti alla fuga».

Nemica giurata dei talentshow («In questo momento in Italia non c’è musica ma solo business»), Nora ha tentato l’anno scorso la carta del Festival di Sanremo: «Mandai una canzone a Carlo Conti ma so che la mia mail non l’hanno neanche aperta, certe cose non le guardano neppure». Ma sono peccati di gioventù, ora tutte le sue energie sono rivolte al nuovo disco: «Mi sono ritrovata con un amico che ha il mio stesso gusto musicale, Ludovico Zega, e sto registrand­o una canzonetta più orecchiabi­le e meno impegnativ­a. La sto incidendo in italiano con alcuni amici musicisti, inglesi, ucraini e di altre nazionalit­à. Fondamenta­lmente chi lavora con me appartiene a qualunque parte del mondo, noi stranieri in Cina siamo sempre assieme, si diventa un solo Paese altrimenti si rischia di trasformar­si in cinese e a qualche mio amico è accaduto. Chi ha qualche resistenza invece rafforza le sue radici».

A costo di essere petulante, ma come si vive lontano dalla Cina? È il cellulare che squilla imperioso a rispondere al posto di Nora: dall’altra parte la tv di Hainan che le conferma l’ingaggio per un progetto impegnativ­o da realizzare in Italia a fine gennaio, un programma sul Capodanno cinese che cade a metà febbraio. «Volevano registrare a Milano - spiega io invece ho insistito che giriamo nella mia città, a Salerno. Anche perché loro volevano «un posto con le barche» in modo che si capisce che siamo in Italia». Sono pazzi questi cinesi.

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