Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Genius loci nell’antro di Palazzo Spinelli

- di Natascia Festa

Ipnotico e di un cinetismo immobile, Michele Del Grosso si era incastonat­o nei sotterrane­i di Palazzo Spinelli come un genius che, dopo aver guardato il mondo, decide di rifarsi soffio e rientrare nella lampada. Lo aveva fatto all’inizio del Duemila, al ritorno da un periodo intorno al quale egli stesso alimentava un alone di mistero. Quando nel 2003 l’Ente Teatro Cronaca di Mico Galdieri (che aveva prodotto Gatta cenerentol­a di Roberto De Simone, tanto per dirne una), decise di sostenere la prima rassegna del suo Teatro Instabile, mi fu chiesto di curare la comunicazi­one del progetto. Così una mattina mi inabissai nell’ellissi di tufo al centro della quale si stagliava questo Masaccio del teatro che nella regia di Faide di Maria Pia Daniele avrebbe infatti inserito una visionaria Crocefissi­one. Non sembrava arrivato per caso in quel luogo, ma ritornato da un passato di cui egli solo aveva contezza. Neanche tanta. Mi disse che una volta Eduardo era andato di nascosto a vedere un suo spettacolo. Poi, come un sacerdote, mi illustrò quell’antro rituale. «Guarda qua: pianta ellittica e otto archi, un deambulato­rio intorno a un fulcro, un’arena centrale che già ci pone in attesa di un evento. Qui sotto c’è un antico pozzo con otto canali a raggiera. Ti pare normale? No. Questo posto è magico». Sì, lo era e lo è come il suo genius solitario. E, domani alle 18, sarà la sua camera ardente.

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