Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LELLO ARENA «IO, FRA TEATRO E CINEMA»
L’ex Smorfia in scena da venerdì all’Augusteo di Napoli con «Parenti serpenti» Il 25 esce in tutte le sale il film degli Arteteca da lui diretto, «Finalmente sposi»
Teatro ma anche cinema nel presente di Lello Arena, indimenticabile componente del trio La Smorfia, con Massimo Troisi ed Enzo Decaro, in scena all’Augusteo di Napoli da venerdì 12 con «Parenti serpenti», diretto da Luciano Melchionna (ndr, il regista diventato famoso con il suo format «Dignità autonome di prostituzione»). Una ripresa, visto che lo scorso anno lo spettacolo era già piaciuto agli spettatori napoletani.
«Al Cilea abbiamo fatto il tutto esaurito e ci sembrava doveroso riproporre una commedia che ha ottenuto numerosi riconoscimenti ed è in giro per l’Italia da un bel po’», racconta Arena.
Come è nata l’idea della trasposizione teatrale del film diretto da Mario Monicelli nel ’92?
«In verità, l’autore del testo, Carmine Amoroso, lo aveva scritto per il teatro e fu Monicelli che decise di portarlo al cinema e lo sceneggiò, con lo stesso Amoroso, Suso Cecchi D’Amico e Piero De Bernardi».
Quali sono le differenze tra il salace e sulfureo ritratto familiare cinematografico e il testo teatrale di Amoroso?
«Io e Luciano Melchionna, pur rimanendo fedeli al testo originario, lo abbiamo attualizzato. I personaggi sono gli stessi, solo che sul palcoscenico sono più tondi e completi, perché non devono piegarsi ai ritmi della pellicola. Quello che cambia certamente, rispetto alla vidi sione del film di Monicelli, è che gli spettatori in sala, vedono gli attori in carne e ossa e vivono in prima persona quello che accade sulla scena».
Si sentono quindi maggiormente coinvolti da un punto di vista emotivo?
«Sì, assolutamente. Il pubblico assiste alla vicenda non da estraneo e si sente parte
quella famiglia, come fosse un parente aggiunto».
È ritornato dietro la macchina da presa dopo più di vent’anni per dirigere la commedia «Finalmente sposi», in sala dal 25, interpretata dagli Arteteca.
«Mi piacciono le buone idee, le cose che funzionano e che devono far ridere prima me. Gli Arteteca sono due artisti di grande qualità comica, che piacciono a un pubblico trasversale che va dai bambini ai più grandi. Quando mi hanno chiesto di dare loro una mano, non ho avuto nessun dubbio. Il film è divertente e poggia su argomenti importanti come l’immigrazione e l’accoglienza e racconta anche le storie di chi vive in una terra straniera e non riesce a farsi capire. Se fai ridere e pensare gli spettatori su questi temi, allora vuol dir che hai fatto centro».
Il film è prodotto dalla Tunnel di Nando Mormone, l’inventore di «Made in Sud», da cui provengono gli Arteteca. Cosa pensa dei comici napoletani delle nuove generazioni? Tra di loro vede qualche Troisi?
«Noi de La Smorfia, avevamo Massimo, certo, che era come Maradona, e lavorare con lui è stata per me un’esperienza unica e irripetibile. Sono quelle cose che succedono una volta e poi passano molti anni prima che si affacci qualcuno e inventi qualcosa di nuovo. Ma succederà, ne sono certo».