Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Daverio: no al kitsch nei beni culturali

Il critico d’arte: «In luoghi come la Reggia e il San Carlo deve regnare il buon gusto»

- di Eduardo Milone

«La Reggia di Caserta è di proprietà dei contribuen­ti. Se loro vogliono organizzar­ci una festa nuziale, e se non manca il buon gusto, non vedo dove sia il problema». Non ha dubbi il critico d’arte Philippe Daverio, quando gli si chiede di commentare la foto che ritrae un uomo a cavalcioni di uno dei leoni di marmo che ornano lo scalone della Reggia. «Ma - avverte - per questi luoghi come il San Carlo, va bandito il kitsch».

«La Reggia di Caserta è di proprietà dei contribuen­ti italiani. Se loro vogliono organizzar­ci una festa nuziale, e se non manca il buon gusto, non vedo dove sia il problema». Non ha dubbi il critico d’arte Philippe Daverio, quando gli si chiede di commentare la foto, ormai virale sul web, che ritrae un uomo a cavalcioni di uno dei leoni di marmo che ornano lo scalone della Reggia di Caserta mentre dà un ultimo ritocco alle decorazion­i floreali allestite per il matrimonio di Angela Ammaturo, amministra­trice delegata del marchio di moda Frankie Morello. «Finalmente l’approccio “open museum” è arrivato anche in Italia». E prosegue: «Nuove regole per l’affitto dei poli museali? Ognuno vorrebbe dire la sua: sarebbe una catastrofe». Per Daverio nemmeno il foyer del Teatro San Carlo, trasformat­o a dicembre in discoteca per ospitare il cinquantes­imo compleanno dell’avvocato napoletano Valerio Minucci, è intoccabil­e. «Occorrereb­be, ripeto, vigilare sul buon gusto. Ma il fund raising è ormai una necessità e bisogna abituarsi a questi eventi».

Daverio, lei ha visto la foto del fioraio? Che idea se ne è fatto?

«Mi sembra una bella immagine, ottima sul piano della comunicazi­one».

Può spiegarci meglio?

«Guardi, dovremmo tener presente che la monarchia borbonica non esiste più. Per quanto ciò possa causare un dispiacere, per certi versi, la Reggia di Caserta adesso appartiene pur sempre al popolo. Sono i cittadini italiani, in quanto contribuen­ti, i nuovi proprietar­i. Per molto tempo ci hanno pensato le sovrintend­enze, a sostituirs­i

alla monarchia. Però la rivoluzion­e è in corso. In Francia ci è voluta la ghigliotti­na, da noi l’evoluzione storica. Finalmente la strategia dell’open museum è arrivata anche qui».

Quindi, secondo lei, in questo caso non si può parlare di eccessi? Non le sembra ci sia una deriva «cafonal» nell’uso dei siti monumental­i per matrimoni e compleanni?

«Direi che i limiti dovrebbero essere dettati dal buon gusto di chi organizza questi eventi. E, naturalmen­te, la disponibil­ità a concedere questi spazi dovrebbe essere proporzion­ata agli introiti che si ricavano dall’affitto».

Circa trentamila euro. Le sembra una somma adeguata?

«Al valore attuale della Reggia, mi sembra un buon prezzo».

Davvero?

«Beh, sì. Dopo tutto, si tratta di un’area museale “handicappa­ta”: polemiche con i custodi, furto dell’acqua delle fontane da parte dei confinanti. Non è esattament­e il Metropolit­an di New York. La Reggia di Caserta è un luogo da sistemare, da riportare in vita. Il direttore Felicori

ci sta lavorando. Il mestiere lo conosce bene. Queste iniziative, inoltre, fanno pubblicità: io stesso ho organizzat­o, di recente, una cena a Capodimont­e sponsorizz­ata da una grande azienda, e sono sicuro che eventi del genere finiscano, sul lungo periodo, per attirare visitatori».

Parliamo di un’altra istituzion­e napoletana: il Teatro San Carlo, con il suo foyer trasformat­o in discoteca in occasione di una festa di compleanno.

«Fermo restando che eventuali derive kitsch sono sempre da condannare, si tratta pur sempre di un’operazione che ha evidenteme­nte prodotto degli utili per il San Carlo. Queste iniziative fanno parte di una strategia di fund raising. È la strada che musei e siti culturali in genere devono abituarsi a percorrere».

Secondo lei non sarebbe il caso di stabilire dei limiti? Non potrebbe essere utile stilare delle regole a cui i direttori potrebbero rifarsi quando organizzan­o eventi di quel tipo?

«L’Italia è morta per troppi regolament­i. E poi capita che, dopo aver istituito una nuova legge, arrivi un signore della Corte dei Conti, che magari non ha mai messo piede in un museo, a dare il suo parere. E poi un magistrato, che una volta ha visitato il museo delle bambole impagliate, e anche lui vorrà esprimere il suo giudizio... Una catastrofe. No, tutto questo deve rimanere di competenza dei direttori. Se sono competenti e, lo ripeto, se hanno buon gusto, il loro lavoro darà buoni frutti».

Gli ultimi dati sulle presenze nei musei campani confermano la tendenza nazionale, ovvero un notevole incremento di visitatori. A cosa si deve questo trend positivo?

«A vari fattori politici ed economici. Ed anche sociali e culturali: tradiziona­lmente, nei momenti di crisi, le persone sentono il bisogno di recuperare le proprie radici, di ritrovare la propria identità. Da qui, una rinnovata passione per la memoria storica e quindi per i musei».

 ??  ?? Lo spazio del San Carlo trasformat­o in discoteca. A destra la foto choc del fioraio alla Reggia. In alto Philippe Daverio
Se questo è un foyer
Lo spazio del San Carlo trasformat­o in discoteca. A destra la foto choc del fioraio alla Reggia. In alto Philippe Daverio Se questo è un foyer
 ??  ?? Unesco italiani, è partito proprio dalla Reggia di Caserta.
Unesco italiani, è partito proprio dalla Reggia di Caserta.
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy