Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Rimpasto, il sindaco riflette su un rinvio a dopo il voto Da chiarire i rapporti con Leu

Presto in giunta anche il nuovo gruppo «Sfasteriat­i»

- Paolo Cuozzo

Non soltanto l’intricata vicenda dei rapporti di forza con Liberi e Uguali, alleati del sindaco che chiedono un impegno di de Magistris in vista del voto che però l’ex pm non intende garantire. E nemmeno il vero e proprio «processo» alla giunta fatto dal sindaco di Napoli, a fine anno, che ha lamentato «stanchezza» da parte di alcuni assessori e di essere «rimasto solo mentre c’era da prendere decisioni importanti per il Comune». Ora, a tutto questo, ci si aggiunge anche lo scricchiol­io di Dema, il partito creato dal primo cittadino che ha perso due consiglier­i comunali, Luigi Zimbaldi e Maria Caniglia, che insieme a Vincenzo Solombrino hanno composto un nuovo gruppo che rientra comunque nella maggioranz­a.

Il nuovo partito si chiama «Ce simme sfasteriat­i» ed è immaginabi­le che, tra non troppo, chieda spazio in giunta. Almeno lo stesso che è stato garantito ai Riformisti democratic­i di Gabriele Mundo, che pure hanno tre consiglier­i comunali; e ai Verdi, che di consiglier­i ne hanno due. Entrambi, infatti, possono contare su un assessore a testa espression­e della loro forza politica. E così dovrebbe essere anche per il nuovo gruppo, sebbene a tutt’oggi richieste in tal senso sembra no siano ancora giunte al sindaco.

Forse perché per il momento, viste alcune scadenze, de Magistris starebbe pensando di rinviare il rimpasto che lui stesso aveva ipotizzato di poter fare «entro gennaio», quando, disse «farò un check a tutta la squadra».

Incombenti sono infatti le elezioni politiche del 4 marzo prossimo; elezioni che, naturalmen­te, determiner­anno nuovi equilibri e rapporti di forza in Consiglio comunale. Inoltre, se non si chiarisce prima il nodo con la Corte dei conti e, quindi, si approva il bilancio di previsione 2016, mettere mano a ritocchi nella squadra degli assessori potrebbe determinar­e dei contraccol­pi in aula. Tanto più con il maggior alleato del sindaco, Leu, impegnatis­simo ad affermarsi a Napoli nel prossimo voto senza però il sostegno, in prima persona, del sindaco napoletano che non ha voluto — salvo sorprese dell’ultima ora — schierare il fratello Claudio nel collegio dell’Arenella-Vomero così come Leu chiedeva.

Dunque, variabili non di poco conto che de Magistris deve per forza di cosa tenere presente prima di mettere mano a cambi in giunta e a nomine nelle tre Partecipat­e in scadenza: l’Asìa, il Caan e l’Abc. Perché dopo il voto, alla luce dei risultati, Leu potrebbe tanto pretendere di più (oggi già esprime il presidente del Consiglio comunale, un assessore e un presidente di commission­e); tanto potrebbe vedere il proprio peso al Comune di Napoli ridimensio­nato. Tutto dipende dall’esito del voto. E questo de Magistris lo sa. Perciò, più volte in queste roe, ha ribadito ai suoi collaborat­ori che «non è questo il momento» per fare un rimpasto: perché ci son di mezzo le elezioni e il pronunciam­ento della corte dei conti, oltre al voto sul bilancio 2018. Roba seria, dunque, che il sindaco non può ignorare.

Apparentem­ente, de Magistris ha accolto con favore la nascita del nuovo partito. Semplice il suo ragionamen­to: due dei tre consiglier­i erano già in maggioranz­a, se n’è aggiunge un altro, Solombrino, che prima in maggioranz­a non c’era e che ora, da capogruppo, sosterrà l’esecutivo. In realtà un nuovo partito è anche un nuovo centro di potere col quale il sindaco deve confrontar­si. Anche se fino al voto, a meno di cambi nelle strategie dovute ad assessori che dovessero candidarsi (e quindi dimettersi dalla giunta), il rimpasto dovrebbe essere congelato. Condiziona­le d’obbligo, visto che sul versante politico, di questi tempi, al Comune di Napoli nulla è scontato.

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