Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’«apartheid» domiziana nelle foto di Izzo
Una volta sarebbe stata definita la Soweto d’Italia. Oggi, con la sua impronta persistentemente drammatica, Castel Volturno è rimasta impigliata nel suo topos di frontiera, dove l’«apartheid» continua ad elevare muri contro una parte consistente di umanità derelitta. Ed è qui che la periferia della esistenza si nutre di schiavitù e di abbandono, di indolenza e sopraffazione; tanto da far emergere quasi una sofferenza senza dolore, priva di corde vocali, rabbiosamente afona.
Sono almeno quarant’anni che il fotoreporter Gianni Izzo documenta con il suo obiettivo lo scempio che si compie ogni giorno sulla costa domiziana: quella che nelle parole fatue della politica doveva aggrapparsi all’ambizione di diventare ricca e ospitale come la riviera romagnola, ma che poi è precipitata negli abissi del degrado, con la criminalità trasformatasi in poco tempo in formidabile catalizzatore di integrazione. È così che gli interessi predatori dei clan locali si sono mescolati con quelli della manovalanza africana che, confinata nel ghetto della sopravvivenza, presidia le piazze di spaccio. Ora, nel Castello Ducale di Sant’Agata de’ Goti, in provincia di Benevento, è possibile «ascoltare» l’inquietante racconto di questo dramma attraverso gli scatti fotografici di Izzo: frammenti di un mosaico umano finalmente ricomposto e in grado di restituire voce e dignità alle «anonime presenze» che popolano il Litorale.
La mostra Sguardi Altri è curata da Luca Palermo e sarà visitabile fino al 27 gennaio 2018. Ogni sala del Castello Ducale è dedicata ad un tassello della ricerca di Gianni Izzo. Sei sale per sei diversi momenti del lungo percorso iconografico costruito negli anni: dalle Matres (rappresentate nel Museo Campano di Capua) sino alla videoinstallazione La Domitiana (esposta alla University of Bath in Inghilterra). Izzo sa raccontare senza censure: ravviva gli sguardi di donne, uomini e bambini in fuga. Ma non li cattura, li libera dall’incubo delle catene per consegnarli al sogno della immortalità.