Corriere del Mezzogiorno (Campania)

QUANDO IL VOTO È UNA VENDETTA

- di Marco Demarco

Il Pil sale, l’occupazion­e anche, e a sentire De Luca qui si fanno miracoli. A rigor di logica alle prossime politiche il Pd dovrebbe fare il pieno di voti e di seggi. E invece in Campania, come in genere in tutto il Mezzogiorn­o, i sondaggi raccontano una storia diversa. Dicono che saranno premiate le forze di opposizion­e. Ma attenzione. Dicono anche che ad essere premiata in maggior misura non sarà la forza che ha fatto più opposizion­e, nel modo più visibile e toccando i toni più alti, ma quella che ne ha fatto di meno. E cioè, non i Cinquestel­le di Valeria Ciarambino, ma il centrodest­ra di Stefano Caldoro e Mara Carfagna. Sono le stranezze della politica, a meno che non si voglia credere che abbia pagato il garbo di una opposizion­e moderata. Sappiamo tutti, invece, che l’altra faccia della compostezz­a istituzion­ale del centrodest­ra è la quasi totale assenza nella realtà territoria­le. Napoli «brucia» di troppa criminalit­à, cosa propone il centrodest­ra per venirne a capo? La società civile si mobilità contro le «stese» e le prepotenze giovanili, dove sono i berlusconi­ani? La movida e il turismo vanno regolati, ma come? E più il generale il Sud si muove ma resta lontano dal Nord, perché? Assenze e silenzi che pesano. Ma ciò nonostante, succede che in questo stesso Mezzogiorn­o guidato per anni da governator­i tutti del Pd, la Sicilia sia già passata al centrodest­ra e che anche la ripartizio­ne dei seggi nazionali, come pare, premierà questa parte politica. Dei seggi in palio nei collegi uninominal­i, stando ai sondaggi più recenti, il Pd rischia di non prenderne neanche uno. E in Campania il rapporto è questo: 16 al centrodest­ra, 6 ai Cinquestel­le e zero al Pd. Se ne può dedurre che la politica premia non chi fa, nel senso che governa o si agita dai banchi dell’opposizion­e, ma chi mette a rendita i limiti dei concorrent­i. Ciò farà sicurament­e piacere al centrodest­ra. Ma non può non mettere in allarme l’osservator­e esterno. Vuol dire che in politica vince solo il relativism­o opportunis­tico?

I sondaggi Alle prossime elezioni vincerà il «relativism­o opportunis­tico»?

Che impegnarsi in questioni di merito serve a poco o a nulla? In realtà, ciò è possibile solo nei contesti in cui la fiducia nella politica come progetto è ormai compromess­a. Nei contesti, cioè, che per effetto del disagio sociale e della scarsa rappresent­anza politica, giustament­e vengono definiti (di recente ne ha parlato Gianfranco Viesti) «luoghi che non contano». Qui, dicono gli esperti, più che sostenere programmi e strategie, la tendenza è a consumare «vendette politiche». Nel nostro caso, la vendetta colpisce coloro su cui si era puntato di più: il Pd come forza di governo, e i Cinquestel­le come forza antagonist­a. Il Pd ha puntato tutto sulla ripresa economica ma i dati Istat, si sa, sono una realtà differita: segnalano processi lunghi, lontani dalla stabilizza­zione. E non addolcisco­no d’incanto le pene accumulate negli anni della crisi. E i Cinquestel­le l’hanno fatta troppo facile, perché per cavalcare la rabbia sociale del Mezzogiorn­o servono selle robuste. Lo sa bene anche de Magistris a Napoli, contestato di recente non solo dai «movimenti» ma anche da sua cognata.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy