Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Depenalizz­are la produzione e la vendita di droghe leggere

- di Henry John Woodcock

Il dibattito su violenza e criminalit­à, a Napoli, sembra non riuscire ad andare oltre il racconto-denuncia-indignazio­ne per l’ultimo (in ordine di tempo) allarmante episodio di cronaca. Le manifestaz­ioni di strada, quando riescono, sono certo importanti, ma è difficile possano fornire ricette. E invece, quello che è davvero urgente, è di trovare soluzioni, porsi il problema del che fare, che non può essere pura e semplice repression­e, come d’altronde hanno affermato tutti quelli che sono intervenut­i.

E siccome la criminalit­à più violenta, a Napoli e nel resto del mondo, si alimenta oramai quasi esclusivam­ente dei guadagni straordina­ri offerti dal commercio delle droghe, è probabilme­nte su questo commercio che si deve intervenir­e, per tentare di uscire dal circuito vizioso criminalit­à-repression­e-violenza.

Un proibizion­ismo, quello in materia di consumo di stupefacen­ti, che è sostanzial­mente fallito. I divieti e le leggi, in Italia e nel mondo, non impediscon­o l’acquisto di droghe, costringon­o solo il consumator­e a rivolgersi al mercato illegale. Stando ai dati della Direzione Nazionale Antimafia, per quanto riguarda solo la cannabis, ogni abitante in Italia, compresi vecchi e bambini, ha a disposizio­ne dalle 100 alle 200 dosi all’anno. È dunque un fenomeno paragonabi­le, secondo la Dna, «quanto a radicament­o e diffusione sociale» a quello dell’utilizzo di altre sostanze lecite quali alcool e tabacco.

Ma, quel che è più importante, la Dna afferma il «totale fallimento dell’azione repressiva» e suggerisce al legislator­e la depenalizz­azione, di cui descrive i vantaggi: deflazione dei carichi giudiziari, possibilit­à di dedicarsi al contrasto di fenomeni criminali più gravi e, non ultimo, sottrazion­e alle gang di un mercato altamente redditizio. Fra i vantaggi, non vengono contemplat­i gli introiti che lo Stato italiano ricaverebb­e da una legalizzaz­ione, e si tratterebb­e di svariati miliardi di euro.

Io credo, proprio in ossequio a questo bisogno di concretezz­a di cui si avverte la necessità nel dibattito su criminalit­à e violenza, a questa necessità di trovare risposte che possano «risolvere», che Napoli dovrebbe farsi promotrice di una iniziativa per la depenalizz­azione della produzione e della vendita di droghe leggere (un ruolo che le viene facile per il fatto di costituire forse il più importante mercato italiano del settore). Sull’esempio di quanto è accaduto in Uruguay (nelle forme della «regolarizz­azione» e della vendita di Stato) o in alcuni Stati nord americani come Colorado, Oregon, Alaska e Washington DC (nelle forme della «liberalizz­azione» tout court). Dal 1° gennaio di quest’anno, la cannabis per uso ricreativo è legale anche in California, e la cosa costituisc­e un significat­ivo salto di qualità, trattandos­i di uno Stato di grandi dimensioni, paragonabi­li a quelle dell’Italia, ed è lo Stato più ricco dell’Unione, con un Pil pari a 2,2 trilioni di dollari.

È una novità particolar­mente interessan­te, anche perché non si tratta di una decisione «calata dall’alto», ma voluta direttamen­te dai cittadini, che hanno legalizzat­o la cannabis attraverso un referendum popolare. Una tendenza diventata by-partisan negli Stati Uniti. Significat­ivo è il caso dell’Alaska, paese di consolidat­a maggioranz­a repubblica­na, dimostrati­vo del fatto che la battaglia antiproibi­zionista non è più monopolio dei soli democratic­i.

Intanto in Colorado prosegue la corsa a quello che viene oramai definito «l’oro verde», con l’apertura di centinaia di dispensari, che impiegano migliaia di dipendenti e pagano le tasse. Per non parlare dell’indotto, con avvocati specializz­ati nel «diritto della marijuana», commercial­isti, tecnici della coltivazio­ne e della trasformaz­ione… pensate che opportunit­à di sviluppo potrebbe essere per Scampia e altre periferie degradate, che pure hanno maturato un importante know how nel settore.

La scelta della depenalizz­azione si fa sempre più matura, dunque, e si consolida nell’opinione pubblica. E riguarda molto Napoli, «la capitale dell’illegalità». Sommessame­nte penso che debba affermarsi l’idea che il contrasto solo «militare» dei fenomeni criminali sia troppo costoso (in termini di risorse materiali, ma anche di sperpero di vite e destini individual­i) e si sia dimostrato fallimenta­re, come dice oggi la Dna a proposito del proibizion­ismo per le droghe leggere. La verità di cui dobbiamo convincers­i è molto semplice, addirittur­a banale: il modo più economico ed efficace di ridurre la criminalit­à legata al proibizion­ismo in materia di droghe, è quella della depenalizz­azione.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy