Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Altri rifiuti verso Napoli Est, 10 offerte per la struttura Si riaprono vecchie polemiche
Impianto di compostaggio, a giorni l’apertura delle buste Sorgerà su terreni ceduti dalla Regione. Costo 23,6 milioni
Il Pd Questa giunta considera i luoghi solo come uno sversatoio Il M5S Il prodotto che deriverà non potrà paragonarsi al compost
Dieci le offerte in campo
NAPOLI per il sito di compostaggio con recupero di biometano che sarà costruito a Napoli est, precisamente in via De Roberto, nella zona dove insiste anche l’impianto di depurazione e dove fino ad alcuni anni fa il piano regionale rifiuti, su questo punto profondamente rivisitato, prevedeva l’edificazione un inceneritore al servizio della metropoli partenopea. In attesa che siano aperte le buste - operazione che dovrebbe ormai essere imminente, perché l’8 gennaio si sono chiusi i termini di consegna delle istanze di partecipazione al bando - negli uffici di Asia Napoli, la società di igiene urbana del Comune, tirano un sospiro di sollievo.
I candidati ci sono ed è già un primo risultato, perché tra il 2013 ed il 2014 per ben due volte le gare che erano state indette dall’amministrazione comunale erano andate deserte. Non inizia, infatti, certamente ora la travagliata vicenda dei tentativi di dotare la metropoli partenopea di uno stabilimento nel quale l’umido raccolto con la differenziata possa diventare compost. Se ne cominciò a parlare all’inizio della prima consiliatura de Magistris, nel 2011, quando il sindaco ed il suo vice dell’epoca, Tommaso Sodano, misero in cima alle priorità la disponibilità di un’area in città che non costringesse più Asia ad esportare scarti alimentari e sfalci di potatura a centinaia e centinaia di chilometri di distanza, pagando agli impianti di trattamento circa 140 euro a tonnellata. Sette anni e varie delusioni più tardi, il rebus non ha ancora trovato una sua soluzione. Stavolta, però, parrebbe che il traguardo sia vicino, perché la gara sta per essere aggiudicata e la copertura economica è stata garantita dalla Regione Campania, che ha destinato all’operazione 23.600.000 euro a valere sui fondi per lo Sviluppo e la Coesione ed ha tempo fa trasferito al Comune i suoli dell’area, che sono di proprietà di Palazzo Santa Lucia. L’impianto che sarà costruito in via De Roberto, secondo il progetto che è stato redatto da Asia e che dovrà essere concretizzato dall’impresa che, da sola o in raggruppamento, si aggiudicherà la gara, potrà trattare fino ad un massimo di 40.000 tonnellate all’anno di frazione umida. Il compost prodotto, stando ad un intervento in consiglio comunale ad inizio dicembre del vicesindaco Raffaele Del Giudice, servirà anche per la bonifica delle aree di Napoli est contaminate da decenni di attività industriale. Il programma dell’amministrazione, oltre a quello di via De Roberto, prevede altri due siti in città: uno a Napoli nord, nella zona di Chiaiano, ed uno a Napoli ovest. A regime, i tre impianti dovrebbero garantire una capacità di trattamento di circa 100.000 tonnellate di frazione umida all’anno.
Con l’approssimarsi dell’aggiudicazione della gara, nelle ultime settimane, si sono intensificate le polemiche da parte di coloro i quali contestano la scelta dell’amministrazione. Fenomeno non nuovo, va detto, perché negli ultimi sette anni ad ogni ipotesi di localizzazione del sito di compostaggio ci sono state proteste e resistenze. In parte dettate dalle preoccupazioni di eventuali cattivi odori e problemi ambientali da parte di chi frequenta la zona indicata, in parte fomentate da capipopolo ed esponenti politici a caccia di consensi elettorali. Relativamente a via De Roberto, già pochi giorni prima di Natale il Pd ha dato fuoco alle polveri: «È la conferma che questa giunta considera Napoli Est e le sue municipalità di riferimento, la IV e la VI, come unico terminale di tutte le attività inquinanti e potenzialmente dannose per l’ambiente, senza alcuna considerazione e rispetto per gli abitanti dei quartieri di Ponticelli, Barra, San Giovanni e della zona industriale e per le loro istituzioni di prossimità». Altrettanto contrari i 5 Stelle. Secondo il capogruppo Matteo Brambilla, il prodotto che deriverà dall’impianto di Napoli est non avrà nulla a che vedere con il fertilizzante da impiegare in agricoltura.