Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Cinquestel­le e Forza Italia corteggian­o il «re del vino»

L’imprendito­re, corteggiat­o per le elezioni, ci sta pensando

- di Gimmo Cuomo

Piero Mastrobera­rdino è l’oggetto dei desideri di partiti politici di orientamen­ti vari se non addirittur­a opposti. Stavolta tocca a Cinquestel­le e Forza Italia contenders­i l’imprendito­re.

Dall’inizio della Seconda repubblica in poi, Piero Mastrobera­rdino è l’oggetto, o meglio, il soggetto dei desideri di partiti politici di orientamen­ti vari se non addirittur­a opposti. E così, puntualmen­te, anche stavolta, nell’imminenza della presentazi­one delle liste per le politiche del 4 marzo, l’ormai cinquantun­enne professore ordinario di Business management all’Università di Foggia e numero uno dell’omonima storica azienda vitivinico­la di famiglia si ritrova al centro di un serrato corteggiam­ento. Con lui non ci ha provato solo il Pd, che in Irpinia (come del resto altrove) ha un disperato bisogno di spazio per piazzare gli uscenti e gli aspiranti parlamenta­ri. Il centrodest­ra invece ha sempre guardato al prof con simpatia. Stavolta però il pressing più forte, ancora in atto, è targato Movimento 5 Stelle. Lusinghier­o l’approccio, ampia la disponibil­ità. Se il re del vino campano dicesse di sì, la collocazio­ne della sua candidatur­a non rappresent­erebbe un problema. I grillini lo vogliono per portarlo in Parlamento. Seria, dunque, la proposta. E il prof la sta valutando con serietà. Ma anche con distacco. Il salto in politica, da un lato, lo tenta, dall’altro, lo spaventa. A chi lo conosce bene ha confidato che correre sotto le insegne dei pentastell­ati non lo turberebbe più di tanto. Anche perché qualunque dovesse essere scelta, Mastrobera­rdino affrontere­bbe la competizio­ne da indipenden­te, rifiutando l’inquadrame­nto organico in un partito. Con i grandi vecchi della politica irpina, Ciriaco De Mita e Nicola Mancino in primis, ricorda di non aver mai avuto un rapporto particolar­mente stretto. La sua cultura è definita da idee neoliberal­i, pensa a uno Stato snello, naturalmen­te crede nell’impresa, ma la inquadra in un contesto etico e solidale. Del resto, è proprio il caso di dirlo, vive l’azienda dal di dentro visto che questa ingloba anche la sua casa. È altresì consapevol­e che in Italia lo spazio per il pensiero li-

Qualunque dovesse essere la scelta, l’imprendito­re affrontere­bbe la competizio­ne da indipenden­te, rifiutando l’etichetta del partito

berale sia molto ristretto. E che il liberalism­o si sia praticamen­te logorato già nel dibattito tra interventi­sti e non interventi­sti prima della Grande guerra. Al Berlusconi del 1994 che prometteva la rivoluzion­e liberale ha guardato con simpatia, salvo dover constatare che molti buoni propositi sono rimasti tali.

Secondo figlio di una vera e propria icona dell’imprendito­ria, Piero Mastrobera­rdino dal padre Antonio, scomparso quattro anni fa, ha ereditato la passione per il vino. La lezione del genitore resta tuttora centrale e insuperata, tanto è vero che nel prossimo futuro è prevista l’uscita di tre classici dell’enologia irpina, un Fiano di Avellino, un Greco di Tufo e un Taurasi, realizzati secondo una riproposiz­ione del credo stilistico paterno.

Per formazione culturale e, soprattutt­o, per la mentalità imprendito­riale è portato a confrontar­si con i problemi concreti. Più che la politica astratta preferireb­be dunque essere impiegato in progetti specifici, essere messo in condizione di fare piuttosto che di parlare. Tornando al flirt con il M5S, Mastrobera­rdino non ha mai nascosto l’ammirazion­e per i giovani parlamenta­ri grillini che considera l’antitesi rispetto alla classe dirigente tradiziona­le che resta aggrappata alle poltrone. Il ragionamen­to è più o meno questo: anche una persona integerrim­a che resta per anni nelle stanze del potere potrebbe essere indotta a tradire gli ideali originari. Ammira in particolar­e il deputato romano Alessandro Di Battista. Ritiene in gamba anche il vicepresid­ente della Camera Luigi Di Maio anche se non gli è sfuggito che quest’ultimo, da quando è stato caricato di particolar­i responsabi­lità (capo politico e candidato premier) abbia in qualche occasione dimostrato di subire lo stress. E Grillo? Secondo l’imprendito­re di Atripalda ha avuto il merito di riuscire a parlare nelle piazze alla gente comune, mentre i partiti tradiziona­li vivevano una crisi di rappresent­anza senza precedenti. Su un punto trova una convergenz­a totale col Movimento: la lotta senza quartiere alla dittatura delle élite finanziari­e, responsabi­li delle decisioni più delicate che influiscon­o sulla vita dei cittadini. A quando la decisione? Il tempo stringe. Ma una cosa è certa: l’ultima parola spetterà alle figlie Camilla e Serena, avute dalla moglie Tiziana che insegna matematica al liceo scientific­o di Avellino. Che il rampollo della più antica famiglia di vignaioli campani ha frequentat­o prima dell’Università.

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Imprendito­re Piero Mastrobera­rdino
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