Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Dai Cupiello ai Savastano La città che cambia

- Natascia Festa

Dai Cupiello ai Savastano e dagli scugnizzi alle baby gang. La parabola efficaciss­ima sul piano simbolico e pratico è stata tracciata

durante La cura dei legami.

Storie e contesti, seminario collateral­e alla bella mostra

Sguardi non indifferen­ti a cura di Maria Pia Marrone che ha presentato all’Annunziata il Centro per le famiglie al quartiere di Forcella dove si è trasferito da settembre. Si tratta di un servizio integrato di Comune ed Asl, nato nel 1996 con l’appoggio dell’assessora al welfare Maria Fortuna Incostante, grazie a Caterina Arcidiacon­o e Gabriella Ferrari Bravo che lo hanno diretto avvicendan­dosi fino al 2014. Quanto sia strategico oggi il suo ruolo di gestione e prevenzion­e dei confitti lo racconta quest’ultima: «È evidente che la violenza è l’effetto di gravi disagi che s’annidano nelle case. Il Centro considera le famiglie un sistema unico in cui le patologie relazional­i sono tutte correlate e hanno bisogno di ascolto e presa in carico unitaria. Non si può dividere il disagio in segmenti: io vado al consultori­o, tu ai servizi sociali, per lui va bene il Sert, per l’altro l’Antiviolen­za, per il bambino lo psicologo. Così sfuggirà l’origine del problema quindi la soluzione. Il centro attua la presa in carico di tutta la famiglia».

La psicologa Giusi Fioretti, cui si deve la sintesi «dai Cupiello ai Savastano», è ora la responsabi­le del Centro e, com’era evidente dall’assenza di Comune e Asl, denuncia un certo distacco di quelle istituzion­i: «I “genitorien­ti” dovrebbero potenziare non indebolire il figlio». Del resto, aggiunge Ferrari Bravo «il Centro ha generato i Poli

per la mediazione che il Comune adesso gestisce da solo. Come? Con fondi annuali, assegnati con gare d’appalto alle associazio­ni del terzo settore. Ma questo non garantisce continuità come è possibile fare solo con prestazion­i offerte stabilment­e da servizi pubblici. La diminuzion­e di personale comunale e la collaboraz­ione meno strutturat­a tra ente e Asl, che ha dato in passato risultati eccellenti, sono un vul- nus». E don Gigi Calemme, parroco di Forcella commenta: «Prendersi cura delle famiglie significa prendersi cura della città. Le baby gang sono l’effetto, noi dobbiamo occuparci delle cause. Stampate depliant sul Centro, li inserirò nel foglio della parrocchia». Lì, a due passi dall’Annunziata che, come ha spiegato Isabella Mele, continua ad offrirsi come punto di riferiment­o socio-sanitario per donne e bambini.

«La gestione delle “mazzate” prese e date, ovvero dei conflitti, è fondamenta­le anche in questa emergenza. Se non si capisce questo, si continuerà a brancolare nel buio» dice Arcidiacon­o. «Gli operatori entrano nella storia delle famiglie e individuan­o le risorse per la cura dei legami. Che ci sono sempre, basta cercarle» conclude la psicologa Francesca Laccetti.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy