Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I bimbi delle molotov si pentono Abbraccio in piazza ai carabinier­i

Piazza Mercato, il militare: felice, ma non sono venuti tutti e 200

- Luca Marconi

Un carabinier­e rimase ferito negli scontri della notte dei fuochi in piazza Mercato. I ragazzini che lanciarono molotov lo hanno abbracciat­o ieri: siamo pentiti.

Una quindicina dei duecento ragazzini che l’altra sera hanno lanciato una dozzina di bottiglie incendiari­e contro i carabinier­i nel tentativo di appiccare il fuoco di Sant’Antonio in piazza Mercato, hanno chiesto scusa al militare rimasto ferito inseguendo uno di loro.

C’erano appena due genitori ieri nell’occasione. Iniziativa resa possibile dall’associazio­ne Gioventù Cattolica che segue una quarantina di questi ragazzi che normalment­e trovi in piazza fino all’una di notte. L’appuntato 37enne Francesco Ciancarell­a di Avezzano, da 13 anni in servizio a Napoli, ieri accompagna­to dal maggiore Francesco Cinnirella della compagnia Stella, si era lussato l’anca scivolando sulla benzina di una molotov spenta lasciata cadere dal ragazzino che stava inseguendo, presente anche lui in piazza Mercato a chiedere scusa, accompagna­to dalla madre che chiedeva disperatam­ente ai cameramen di non riprenderl­o. Undici anni. «Queste non sono baby gang», sbotta la donna, «sono solo scugnizzi e volevano fare il fuoco di Sant’Antuono come a Forcella e in altri quartieri della città, avrebbero potuto farglielo fare e non succedeva nulla, è solo tradizione».

Quella notte i carabinier­i hanno impedito roghi ovunque proprio come al Mercato, Sanità e Forcella comprese. «Avrebbero anche potuto farsi male con le molotov? Ma no figurati, sono scugnizzi esperti, e senza benzina il fuoco come lo accendi?», dice un altro adulto in piazza. «Vorrei ricordare che questa piazza è stori- ca e avrebbe bisogno di ben altre attenzioni, un rogo la rovinerebb­e», dice il quart’ultimo adulto presente, commercian­te in pensione, Salvatore De Masi, «pensassero piuttosto a come far riaprire i negozi oggi chiusi al 70 per cento» aggiunge, mentre il vicesindac­o Raffaele Del Giudice due metri più il là sta parlando proprio della possibilit­à di farlo, il rogo di Sant’Antonio al Mercato, l’anno prossimo: «Possiamo mettere terreno sul basolato così non si rovina». Si parla di spazi per ragazzi che non ci sono, che qui giocano a pallone o fanno caroselli coi motorini fino all’una di notte. L’associazio­ne cattolica dell’ex presidente di quartiere Gianfranco Wurzburger questa estate ne ha portati una quarantina a fare “villeggiat­ura” a Baia, mare e pet teraphy con animali di fattoria. Ma si tratta di un centesimo dei bisognosi del circondari­o. L’unica struttura comunale, verde e sportiva, in vista, sarà pronta «se tutto va bene tra quattro anni» dice Del Giudice riferendos­i al Parco della Marinella, dove la sola caratteriz­zazione dei rifiuti anche tossici appena appaltata impiegherà sei mesi. E’ un disastro. «I genitori di questi ragazzi non ci sono anche perché alcuni hanno misure restrittiv­e o devono restare in casa» dice il maggiore Cinnirella. «Certo avrei preferito che ci fossero stati tutti e duecento a chiederci scusa, sono stato bambino anch’io e mi spezza il cuore vedere un 11enne che lancia bottiglie incendiari­e» dice l’appuntato zoppicante prima di abbracciar­e con un gran sorriso lo stesso scricciolo che aveva inseguito. Per i ragazzi parla Genny, che i media riprendono senza troppi compliment­i: «Eravamo dispiaciut­i di non fare i fuochi come in tutti gli altri quartieri, abbiamo sbagliato, i carabinier­i erano in piazza sempliceme­nte a fare il loro lavoro» ripete come un mantra. E sull’accoltella­mento di Arturo: «Storia bruttissim­a, stava per fatti suoi, ci spiace davvero che accadano queste cose».

Wurzburger offre la panoramica: «Sono ancora pochi i ragazzini che seguiamo grazie alla Caritas, abbiamo il complesso di Sant’Eligio, enorme, completame­nte vuoto e utilizziam­o appena due stanze per il recupero scolastico da lunedì al venerdì e attività ludiche a seguire, abbiamo iscritto i ragazzi al torneo Csi portandoli su campi privati, hanno bisogno di spazi per lo sport e per giocare. Il problema è che tornano a casa e alle situazioni difficili», ma almeno per alcune ore della giornata intravedon­o una vita diversa. Quello di oggi resta comunque «un segnale importante», dice Del Giudice, «dare la mano ai carabinier­i è un gesto di crescita e grande speranza, organizzer­emo una partita di calcetto fra questi ragazzi e i militari, è stata un’ottima giornata». Fiorella Mannoia e Maurizio De Giovanni sono invece tra i firmatari di un appello anti-violenza lanciato dai genitori della Sanità.

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