Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sepe rilancia la lettera di undici anni fa: portate le armi in chiesa
Verrebbe da dire con amarezza che a Napoli, in 11 anni, non è cambiato granché, almeno sotto l’aspetto della violenza giovanile. Tanto che il cardinale Crescenzio Sepe ripropone una lettera scritta per i giovani undici anni fa.
Era il 2 febbraio 2007 e il titolo dell’appello è quanto mai attuale: «Lasciate cadere i coltelli». La nota, all’epoca, segnava un fatto grave: l’uccisione a coltellate del sedicenne Luigi Sica a Santa Teresa degli Scalzi da parte di un quindicenne. Il fatto scosse la città e non lasciò indifferente la Chiesa. Furono stampate diecimila lettere per invitare i ragazzi a deporre le armi e a portarle in ceste appositamente predisposte nelle chiese. «Vengo come padre - esordiva il cardinale nello scritto e busso alla porta della vostra vita, per dialogare come vecchi amici, con familiarità e in confidenza, e perché siete parte importante della mia grande Famiglia». Giornali, televisioni, mondo della scuola, uffici di Curia, parrocchie, la mobilitazione allora fu notevole. I giovani volontari della pastorale giovanile andarono nelle piazze, nei luoghi di ritrovo, all’uscita dei pub e delle pizzerie a distribuire il messaggio del Vescovo ai giovani. E a leggerlo sembra scritto oggi.
«Spesso si ha la sensazione che la via per arrivare ad affermare la propria autonomia, sia la sopraffazione - si legge ancora - si pensa di conquistare il rispetto degli altri incutendo in loro il timore. Tra alcuni di voi si è diffusa una certa mentalità di bullismo, ritenendo che la via più facile per farsi strada o risolvere rapidamente conflitti e contrasti sia la violenza. No, cari giovani, non è questa la via. Così non si va lontani, non si costruisce nessun domani migliore». Allora come oggi, i giovani erano al centro dell’azione pastorale della Chiesa di Napoli.
Di qui l’appello dell’arcivescovo che nel 2007 chiedeva ai ragazzi un atto di coraggio: «Sfoderate il vostro coraggio e portate nelle chiese le armi, tutte le armi che rinnegano la vita; deponete d’avanti all’altare di Cristo i coltelli, le lame che uccidono la speranza e infangano la vostra giovinezza e la vostra dignità di uomini». Furono raccolti circa 150 coltelli, ed in seguito bruciati simbolicamente dal Cardinale in piazza del Gesù il 6 aprile del 2007 nel corso della Via crucis. Un segno forte, ai giovani fu chiesto di abbandonare la strada della violenza e di consegnare quegli strumenti di morte. La consegna in qualche dimostrò che molti si erano convertiti: «Aprite le vostre mani! Lasciate cadere i coltelli che reclamano vendetta, che rispondono all’odio con l’odio, diventeranno segni di vita. Insieme a tutti gli altri strumenti di morte saranno distrutti e saranno trasformati in arnesi utili a coltivare la terra».
Oggi il cardinale ripropone quel testo, attraverso le pagine del settimanale della Diocesi Nuova Stagione, per la sua drammatica attualità A distanza di 11 anni si torna a chiedere ai ragazzi violenti di fare un passo indietro, nell’ultimo mese ci sono state numerosi aggressioni a minorenni da parte di altri minori, per un pelo non ci è scappato il morto. La voce di Sepe è ancora forte e ripropone, anche attraverso questa lettera, la richiesta fatta a fine anno alla Prefettura di Napoli: l’istituzione di un tavolo permanente per affrontare il problema in maniera risolutiva.