Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il «selfie» di Viola stesa al sole A quale amante lo manderà?

- di Vladimiro Bottone

Viola prende il sole e scatta un selfie. Qui, sul terrazzo di graniglia, con la luce delle sei radente lungo la sua pelle diafana costellata di efelidi. Viola non ha ancora stabilito chi sarà il destinatar­io dello scatto. Viola è in costume; le coppe del bikini arrotondan­o i s e ni ; l o s l i p di s e g na due mezzelune sui globi chiari dei glutei. Prima era bocconi, ora supina con le gambe sottili piegate ad angolo.

Un’altra inquadratu­ra, altro clic imbroncian­do le labbra. Rifare, correggere il tiro finché non si arriva al punto focale: l’autoscatto impeccabil­e. Nel p r i mo d e l l a s e q u e n z a s ’ i n t r a ve d e va , p u r t r o p p o , quell’antiesteti­ca torre. La ciminiera dello stabilimen­to dove suo padre ha lavorato per anni. Durante l’ormai favol e ggi a t a Et à del l ’ Oro. La Golden Age del lavoro e dei suoi diritti, prima che li radessero al suolo. Ora quel vecchio impianto in disuso – archeologi­a industrial­e, paesaggio con rovine moderne, pugno nell’occhio della desolazion­e a Nordest di Napoli – è entrato a far parte della geografia clandestin­a dei raveparty. Il sito è abbastanza isolato; il suo reticolato ha brecce ovunque; i capannoni sembrano hangar. Viola ha superato i trent’anni eppure, sino a non troppo tempo fa, anche lei si accodava, nottetempo, al tam-tam che incanalava fiumi di appiedati fino a l l a te r r a promessa. Ve r s o quella musica squassante e il tremito delle strutture portanti. Una volta due ragazze si erano sentite male e nessuno di quegli zombie sapeva che fare (nessuno sapeva cosa farsene di quei due corpi disidratat­i, con le pupille vitree).

Ad ogni modo – e ad ogni buon conto – Viola ora prende il sole e scatta selfie. L’ultimo, a pancia in giù, con i seni che premono con tutto il loro indecente gonfiore sul telo da bagno. Uno scatto così ben riuscito che non abbisogna di ritocchi. Chi lo merita? Ovvio: chi merita davvero colei che si è auto-ritratta.

Viola prende il sole e inizia la conta dei suoi amanti. Non sono pochissimi gli uomini a cui si sta dando. Allora? Affidarsi al caso o stilare una graduatori­a che premi il più deg n o ( o i l me n o i n d e g n o , quantomeno). Viole decide per i l s e co ndo metodo. I n q u e s to ca s o s a re b b e p o co propensa a gratificar­e quelli che lei, con un disprezzo simile a vetriolo, ha ribattezza­to «i due gentiluomi­ni». Due amanti che lei non può fare a meno di rappresent­arsi in coppia, come gemelli siamesi. In realtà si tratta di due ultracinqu­antenni, quadri intermedi della stessa azienda dove lei si è trovata a lavorare per un breve lasso di tempo. Natural mente v i va cc hi a no nella beata inconsapev­olezza di condivider­e la stessa donna e di turnare fra le sue braccia. Venissero a saperlo, ridacchia Viola, scoppiereb­be un conflitto termonucle­are. Grazie a uno di loro, quello con maggiore influenza, Viola ha sostituito una dipendente in congedo per maternità. Un contrattin­o di sei mesi, scritto sull’acqua come tutte le promesse di quell’uomo.

Viola si stringe nelle bellissime spalle nude. Mima l’atto di scrollarse­li da dosso, i due g e nt i l u o mini . Dav ve ro : s e graduasse per meriti il destina t a r i o de i s e l f i e o di e r ni , quei due finirebber­o scacciati alla base della classifica. Nel girone di coloro che hanno r e s t i t u i t o mo l t o me n o d i quanto non abbiano arraffato: gioventù, bellezza, ardore, audacia, inventiva nei giochi, adrenalina nei baci. I loro baci di mezza età sono così diversi da quelli dei giovani! I giovani che non si limitano ad incollare le labbra sulle tue. I giovani te la mangiano la bocca, la succhiano, come si fa da assetati con un frutto...

Viola prende il sole, continua a farsene inondare e scatta selfie. Un altro e un altro ancora, allungando il braccio e riprendend­osi dall’alto, con la bocca socchiusa a cui è lecito attribuire ogni genere di desideri. L’ultimo clic – come un’apertura di diaframma – le fa venire in mente Claudio. Meritevole oppure no? Claudio il geloso.

Claudio che avrebbe voluto monopolizz­arla in una relazione esclusiva nella quale lui, però, si sarebbe districato tra moglie, figlie femmine, ul- timogenito maschio.

Claudio: non un cattivo essere umano, riflette Viola. I farabutti, i personaggi ributtanti sono ben altra cosa (e lei ne ha frequentat­i. Lei ha conosciuto ogni risma di uomo, si può dire). Claudio, non particolar­mente spregevole e, tuttavia, incapacita­to da una vita di infedeltà a darsi coraggio e ad uscire dall’angolo. Il suo angolo affollato da una moglie compiacent­e, forse perché indaffarat­a in altro e co n a l t r i . Dal l e f i g l i e , due smorfiose bisognose di mante n i mento ( e c c o l e l e ve r e mantenute!). Più quella sua vecchia amante, che lo tradirà di sicuro a propria volta ma che, nel frattempo, lo consola leccandogl­i le ferite (e qualcos ’altro). Claudio: un uomo sensuale che ha voluto conformars­i al perimetro della sua famiglia, riducendos­i ad essere un uomo limitato. E q u i n d i n o , mi o c a r o : n o n avrai i miei selfie. Piuttosto Giacomo, l’ex collega così intimidito dall’apparente sicurezza in sé di Viola (Viola l’imperiosa, la sconvenien­te, a volte la noncurante). Giacomo, plasmato ben bene dai suoi studi in Legge. Quindi sempre nella cornice delle regole, del giusto mezzo, della giusta distanza. Mai tracotante, neppure quando Viola pizzicava la corda della sua gelosia.

Perfino quando Viola gli aveva confessato, contrita, la propria infatuazio­ne per Claudio quel ragazzo non aveva da to i n e s ca ndes ce nze . Sempliceme­nte il solco tra la sua fronte e la radice del naso si era ispessito, con un tic doloroso. E allora Viola, per la prima volta con un amichetto occasional­e, aveva sperimenta­to l’impulso di volare fra le sue braccia, riempirgli di baci quel viso sempre vagamente malinconic­o, sempre sbarbato in modo inappuntab­ile. Quanto si era divertita sfidandolo a scattarsi anche lui un selfie un poco più spinto. E lui a ve v a f i n i t o p e r p a r t o r i r e un’immagine mossa da un tremito d’imbarazzo... Magari provenisse ora da lui il ronzio del cellulare silenziato e lasciato a riscaldars­i accanto al telo! Ronza anche l’orecchio di Viola posato sulle mattonelle del terrazzo di casa. Sotto di lei il passato da cui non riesce ad emancipars­i. Il borbottio del padre, i picchi acuti di sua mamma, il fratello che sbatte le porte.

Ora Viola si fa schermo dallo sfolgorio che cala fra il Vesuvio e il monte Somma. Il tramonto sembra una pallina da tennis aureolata di luce. Viola prende il sole fra le sue mani piccole, orientali. Viola prende il sole e scatta i selfie, con un senso di beatitudin­e. Il cellulare continua a ronzare come una mosca in asfissia sotto un bicchiere.

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Un celebre scatto di Helmut Newton

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