Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tozzi (Cattleya): «Gomorra è solo la fotografia della realtà Nessun rischio emulazione»
Tozzi: «Surreale accusarci di alimentare la violenza»
«Surreale
accusarci di fornire modelli negativi ai giovani. Esistono da sempre e semmai è Gomorra che ha imitato quei comportamenti per la fiction». Così Riccardo Tozzi, produttore della serie su Sky. Intanto ieri la polizia ha identificato altri baby-criminali.
Riccardo Tozzi, classe
NAPOLI 1947, è il fondatore di Cattleya, la più grande società di produzione cinematografica e televisiva indipendente italiana, quella che oltre a film come Romanzo criminale e
Benvenuti al Sud, produce Gomorra La serie. Dal successo del film di Matteo Garrone, tratto dal romanzo di Roberto Saviano, a quello della prima serie dell’epopea dei Savastano si è sempre discettato di rischio emulativo: la serie tv cattiva maestra soprattutto per gli adolescenti con infanzie deprivate alle spalle, ma anche al lato. Dialoghi imparati a memoria, taglio di capelli alla Genny etc.
Queste ipotesi, finora più o meno teoriche, sono diventate molto concrete dopo il video dell’aggressione alla stazione della metropolitana Pol i c l i nico, i n c ui s i vede un quindicenne che usa l’orologio come tirapugni, esattamente come fa Genny per uccidere Gegé, contabile del clan.
Tozzi, il velo stato è squarciato?
«Nessun velo, direi piuttosto che è la storia dell’uovo e
della gallina. Gomorra è frutto di una ricerca molto dettagliata sulla realtà. Analisi attenta che ha rilevato cose, storie e modalità che già esistono nel mondo camorrista. Per un video — peraltro non l’ho visto — che mostra una scena che imiterebbe la fiction, ce ne sono tremila che contengono atti e gesti che hanno ispirato la nostra scrittura: è la serie a imitare la vita non viceversa. L’accusa che ci viene mossa è veramente surreale. Ci saranno certamente altre scene, lo anticipo qui, che qualcuno riterrà frutto di emulazione. Ma la verità è che quelle modalità sono esse stesse un calco della vita dei boss».
Sono innegabili, però, la crescita esponenziale delle cosiddette baby gang e un aumento delle aggressioni tra ragazzi che si nutrono di modelli televisivi.
«Non c’entra niente. Saviano ha scritto La paranza dei
bambini due anni fa. E lo ha fatto non perché prevede la realtà, ma perché sa leggerla e interpretarla. Francamente trovo queste accuse insostenibili e fragili soprattutto se confrontate con la complessità del tessuto camorristico. Altro esempio: sarà facile trovare ragazzi con gli stessi tatuaggi dei protagonisti di Go
morra. Ovvio: li abbiamo copiati noi per primi da loro».
Immaginiamo, però, un adolescente non strutturato culturalmente cui nessuno si è preoccupato di fornire filtri
necessari a creare un minimo di coscienza critica (bene/male). Un tempo avrebbe imitato il fratello maggiore, oggi imita il suo eroe Ciro o Genny. Può essere no?
«Non credo. Queste cose succedevano prima e succederanno dopo Gomorra. Quando girammo Romanzo
criminale, l’allora sindaco di Roma Alemanno, disse che il film era un modello negativo per la città. Poi c’è stata “mafia capitale”. Il cinema e la tv creano una drammaturgia, nel nostro caso una buona drammaturgia, da materiale documentario. E nello specifico rivendico un merito che nessuno ci riconoscerà mai: proprio perché c’è stata Go
morra, fenomeni che sarebbero stati incasellati come banali atti di microcriminalità diventano oggetto di grande attenzione mediatica e vengono posti sotto una lente che nessuno avrebbe sfoderato prima. La nostra narrazione ha acceso i riflettori sui problemi di Napoli, l’ha posta al centro della questione nazionale. Dico: almeno nell’evidenziare queste piaghe così gravi avremo fatto qualcosa di buono, no? Non ci aspettiamo certo che qualcuno ci ringrazi».
Lei voleva prendere casa a Napoli. Sempre convinto?
«Certo, l’ho pure trovata e presa. Abiterò a Posillipo».
Folgorato sulla via di Partenope?
«È un amore nato già durante le riprese di Benvenuti
al Sud. La città fa questo effetto: più ci stai, più conosci le persone, più vuoi restarci. E così farò io».
Certe cose accadevano prima del sequel, è la storia dell’uovo e della gallina Faro acceso «Quei fenomeni sono divenuti oggetto di grande attenzione mediatica»