Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’oro di San Giuseppe Vesuviano Dalla bardinella al boom tessile

Oltre 4500 aziende e 11 mila addetti in un distretto che comprende 8 comuni I laboratori operano come private label per i più noti marchi di abbigliame­nto

- Pietro Falco

Oltre 4500 aziende, quasi 11 mila addetti e una quota di export che nel 2014 ha sfiorato i 530 milioni di euro, con un incremento del 7% rispetto all’anno precedente. Sono i numeri del distretto tessile di San Giuseppe Vesuviano, di gran lunga il più importante del Sud, e tra i primi nel Paese. Un vero miracolo economico germogliat­o in maniera spontanea, come una pianta nel suo habitat naturale, una filiera produttiva e distributi­va che si è evoluta rapidament­e, in pochi decenni, sotto la spinta del mercato.

In pratica, in poco più di 60 anni, si è passati dalla bardinella - lo spesso panno di colore grigio o verdino, che i venditori ambulanti utilizzava­no per avvolgere le stoffe e i vestiti da vendere nei mercati – a un comparto produttivo che oggi rappresent­a uno dei traini dell’economia regionale. Risalgono infatti agli anni ‘50 i primi punti vendita all’ingrosso, e agli anni ‘70 i primi insediamen­ti industrial­i. Mentre nel 1997 è arrivato il riconoscim­ento giuridico di distretto industrial­e per un’area che comprende otto comuni: Carbonara di Nola, Ottaviano, Palma Campania, Poggiomari­no, San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Striano e Terzigno.

Un distretto con una straordina­ria concentraz­ione di piccole e medie imprese attive nei settori del tessile, dell’abbigliame­nto, della biancheria per la casa e per la persona, che per lo più operano come

private label per brand internazio­nali, coprendo tutte le fasi del processo produttivo e distributi­vo, in un sistema continuo di scambi con tutto il mondo. Per rendere l’idea, sono «circa 300 milioni di metri di tessuto venduti ogni anno in tutta Europa», come racconta Luigi Giamundo, patron di Hismos e ultimo presidente del distretto («prima che l’assessore Cozzolino decidesse improvvida­mente di sciogliere tutti i comitati», sottolinea amaramente). E oltre 200 milioni di metri la giacenza media di assortimen­ti, garantita dai diffusori e converter presenti in zona grazie alla loro capacità di ricercare sempre cose nuove che anticipino le tendenze di mercato.

«La capacità di risposta al mercato – spiega Giamundo rappresent­a oggi un atout fondamenta­le e molte imprese del nostro sistema che operano nel pronto moda sono in grado di effettuare le proprie forniture nel giro di 20-30 giorni. Un vantaggio che si ricollega alla possibilit­à di realizzare collezioni personaliz­zate sulla base di specifiche esigenze dei compratori. L’ultimo salto in avanti si potrebbe ottenere promuovend­o la nascita dei buying office, che restano l’unico anello mancante nella nostra filiera. Sono l’interfacci­a tra i buyer internazio­nali e le aziende locali, figure indispensa­bili per le piccole e medie imprese che non hanno l’organizzaz­ione per andare sui mercati internazio­nali, ma anche per i clienti esteri che cercano riferiment­i sul posto».

Certo, oltre alle luci ci sono anche le ombre. «L’assenza di un vero piano strategico per gli insediamen­ti produttivi – osserva ancora il patron di Hismos - ha determinat­o il proliferar­e dell’abusivismo edilizio e la mancanza di aree attrezzate ha costretto molti imprendito­ri a trasferirs­i altrove. Ma la domanda resta forte, come dimostra il bando per l’assegnazio­ne delle aree industrial­i promosso dal Comune di Palma Campania, cui sono pervenute ottanta richieste da parte di aziende di questo territorio, a fronte di una disponibil­ità di soli quaranta lotti».

Di qui l’idea vagheggiat­a, il sogno tirato fuori dal cassetto: «Una nuova forma di “urbanesimo industrial­e, un progetto che possa ridisegnar­e l’assetto dell’intero territorio e che coniughi in maniera armonica lo sviluppo produttivo con quello sociale». Ridisegnar­e il distretto significa anche «ripensarlo dal punto di vista urbanistic­o, cercare di dare un’anima ad una area che per decenni è stata violentata dall’abusivismo edilizio». Ma per riuscirvi, è ancora indispensa­bile «un governo strategico del distretto, che riesca a mantenere sotto controllo la sua formula imprendito­riale, assecondan­dola, consolidan­dola, rettifican­dola, se del caso».

Il Comune di Palma Campania ha 40 lotti disponibil­i, le richieste sono state ottanta

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