Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’oro di San Giuseppe Vesuviano Dalla bardinella al boom tessile
Oltre 4500 aziende e 11 mila addetti in un distretto che comprende 8 comuni I laboratori operano come private label per i più noti marchi di abbigliamento
Oltre 4500 aziende, quasi 11 mila addetti e una quota di export che nel 2014 ha sfiorato i 530 milioni di euro, con un incremento del 7% rispetto all’anno precedente. Sono i numeri del distretto tessile di San Giuseppe Vesuviano, di gran lunga il più importante del Sud, e tra i primi nel Paese. Un vero miracolo economico germogliato in maniera spontanea, come una pianta nel suo habitat naturale, una filiera produttiva e distributiva che si è evoluta rapidamente, in pochi decenni, sotto la spinta del mercato.
In pratica, in poco più di 60 anni, si è passati dalla bardinella - lo spesso panno di colore grigio o verdino, che i venditori ambulanti utilizzavano per avvolgere le stoffe e i vestiti da vendere nei mercati – a un comparto produttivo che oggi rappresenta uno dei traini dell’economia regionale. Risalgono infatti agli anni ‘50 i primi punti vendita all’ingrosso, e agli anni ‘70 i primi insediamenti industriali. Mentre nel 1997 è arrivato il riconoscimento giuridico di distretto industriale per un’area che comprende otto comuni: Carbonara di Nola, Ottaviano, Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Striano e Terzigno.
Un distretto con una straordinaria concentrazione di piccole e medie imprese attive nei settori del tessile, dell’abbigliamento, della biancheria per la casa e per la persona, che per lo più operano come
private label per brand internazionali, coprendo tutte le fasi del processo produttivo e distributivo, in un sistema continuo di scambi con tutto il mondo. Per rendere l’idea, sono «circa 300 milioni di metri di tessuto venduti ogni anno in tutta Europa», come racconta Luigi Giamundo, patron di Hismos e ultimo presidente del distretto («prima che l’assessore Cozzolino decidesse improvvidamente di sciogliere tutti i comitati», sottolinea amaramente). E oltre 200 milioni di metri la giacenza media di assortimenti, garantita dai diffusori e converter presenti in zona grazie alla loro capacità di ricercare sempre cose nuove che anticipino le tendenze di mercato.
«La capacità di risposta al mercato – spiega Giamundo rappresenta oggi un atout fondamentale e molte imprese del nostro sistema che operano nel pronto moda sono in grado di effettuare le proprie forniture nel giro di 20-30 giorni. Un vantaggio che si ricollega alla possibilità di realizzare collezioni personalizzate sulla base di specifiche esigenze dei compratori. L’ultimo salto in avanti si potrebbe ottenere promuovendo la nascita dei buying office, che restano l’unico anello mancante nella nostra filiera. Sono l’interfaccia tra i buyer internazionali e le aziende locali, figure indispensabili per le piccole e medie imprese che non hanno l’organizzazione per andare sui mercati internazionali, ma anche per i clienti esteri che cercano riferimenti sul posto».
Certo, oltre alle luci ci sono anche le ombre. «L’assenza di un vero piano strategico per gli insediamenti produttivi – osserva ancora il patron di Hismos - ha determinato il proliferare dell’abusivismo edilizio e la mancanza di aree attrezzate ha costretto molti imprenditori a trasferirsi altrove. Ma la domanda resta forte, come dimostra il bando per l’assegnazione delle aree industriali promosso dal Comune di Palma Campania, cui sono pervenute ottanta richieste da parte di aziende di questo territorio, a fronte di una disponibilità di soli quaranta lotti».
Di qui l’idea vagheggiata, il sogno tirato fuori dal cassetto: «Una nuova forma di “urbanesimo industriale, un progetto che possa ridisegnare l’assetto dell’intero territorio e che coniughi in maniera armonica lo sviluppo produttivo con quello sociale». Ridisegnare il distretto significa anche «ripensarlo dal punto di vista urbanistico, cercare di dare un’anima ad una area che per decenni è stata violentata dall’abusivismo edilizio». Ma per riuscirvi, è ancora indispensabile «un governo strategico del distretto, che riesca a mantenere sotto controllo la sua formula imprenditoriale, assecondandola, consolidandola, rettificandola, se del caso».
Il Comune di Palma Campania ha 40 lotti disponibili, le richieste sono state ottanta