Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tutti a Napoli per diventare commercialisti
Alle Università Parthenope, Federico II e Luigi Vanvitelli gli idonei all’esame di abilitazione vanno dall’89 al 65 per cento
ABrescia soltanto il 36 per cento degli aspiranti commercialisti ottiene l’idoneità, a fronte dell’89 per cento registrato all’Università Parthenope di Napoli. Così moltissimi arrivano dal Nord per sostenere gli esami.
Vi sono università del Mezzogiorno che esercitano un appeal formidabile per chi ha necessità di investire sulle proprie ambizioni professionali, senza eccessivi intoppi, puntando su un margine di successo quasi tre volte superiore a quello offerto da alcuni atenei settentrionali. Di cosa parliamo? Di come e dove affrontare l’esame di abilitazione statale alla professione di dottore commercialista: un traguardo che da qualche tempo sta dando più di una mano ai flussi turistici verso Napoli. Un esempio? A Brescia soltanto il 36 per cento degli aspiranti commercialisti ottiene l’idoneità, a fronte dell’89 per cento registrato all’Università Parthenope di Napoli. Un divario, quello dettato da questi esiti, che per una volta capovolge le rotte dell’emigrazione. Tanto che sono centinaia i laureati in economia e commercio che arrivano a Napoli da ogni angolo d’Italia, e in particolare dalle regioni settentrionali, per sostenere le selezioni. Beninteso, il candidato può scegliere con piena discrezionalità la sede d’esame in tutto il territorio nazionale e, una volta superate le prove, può liberamente iscriversi all’albo territoriale dove poi svolgere la professione. Quindi, un week end partenopeo tutto compreso potrebbe addirittura risultare una gradevole e ghiotta opportunità, oltre che una trasferta conveniente. Il caso è stato sollevato ieri sull’edizione bresciana del Corriere che titolava: «Fuga da Brescia per gli esami, a Napoli l’idoneità per l’89 per cento». Il quotidiano, peraltro, scrive: «La prova non è gestita dall’Ordine, che conta solo 2 componenti su 6 nelle commissioni, ma dal singolo Ateneo, che ha piena discrezionalità sulle modalità d’ esame (4 prove in due giorni come a Napoli o scandite su un mese e mezzo come a Brescia) e sulle tracce da proporre».
Alla Parthenope gli esami si svolgono in due giorni consecutivi. E soltanto nel 2015 è stata in grado di intercettare ben 433 candidati, promuovendone l’ 89 per cento. Alla Federico II sono stati 146 i candidati e 129 quelli promossi (qui siamo appena un punto sotto: 88%). Stesso risultato anche per l’Università di Campobasso, in Molise, con 50 candidati di cui 44 idonei. A Palermo hanno superato le prove per l’esame di Stato l’84% dei 125 candidati all’esercizio della professione. E per rimanere in Campania, alla «Luigi Vanvitelli», sede più ostica della Regione, il 65% dei 108 candidati è riuscito a iscriversi all’albo. Sebbene alla prima sessione del 2017 tutti i 22 ammessi all’orale del 13 settembre sono poi stati promossi.
«La tendenza è simile a quella degli esami di maturità: gli studenti del Sud, per una serie di ragioni, ottengono sempre voti mediamente superiori rispetto a quelli del Nord — spiega Michele De Tavonatti, presidente dell’ Ordine dei Commercialisti di Brescia —. Premesso che gli esami sono gestiti dai singoli Atenei e non dall’Ordine, credo che i risultati della sede di Brescia siano indice di serietà. Scorrendo la classifica riscontriamo alcune anoil malie in certe sedi, se questa tendenza venisse confermata nel tempo invece che ridursi dovremmo porci alcune domande».
Il rettore della Parthenope, Alberto Carotenuto, si affida alle sue argomentazioni per sgombrare il campo dai sospetti. Ma soprattutto rimanda tutto a dopo, a quando sarà il mercato a selezionare: «È vero — ammette — che negli ultimi anni il 30-40% dei partecipanti agli esami di abilitazione presso la nostra università proviene dal nord Italia, ma mi chiedo se questo dato non sia frutto di una politica ostruzionistica all’accesso della professione in quelle aree del Paese. L’elevato numero delle materie oggetto dell’esame di abilitazione — continua — facilita la severità della selezione su soggetti giovani. Noi riteniamo che l’esame di abilitazione debba verificare il possesso delle conoscenze fondamentali per i successivi approfondimenti specialistici, in ogni caso per le libere professioni la vera selezione l’ha sempre fatta il mercato».
Il rettore «Se il 40% arriva da fuori è perché forse è frutto di politiche che non agevolano l’accesso»