Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Accardo, rivelazioni choc «Negli anni Novanta ho subito gravi minacce»
Questa sera e domani il virtuoso del violino al San Carlo diretto da Juraj Valcuha «Quando ero direttore del Massimo fui minacciato e me ne andai. Sono tornato»
«R icevevo telefonate anonime e minacce a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il periodo in cui mi fu affidata la direzione musicale del San Carlo (anni ‘90, ndr) fu molto faticoso, ma non per colpa di Napoli, della città o del Teatro». Così il maestro Salvatore Accardo, napoletano virtuoso del violino e musicista a tutto tondo.
«Ricevevo telefonate anonime e minacce a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il periodo in cui mi fu affidata la direzione musicale del San Carlo (anni ‘90, ndr) fu molto faticoso, ma non per colpa di Napoli, della città o del Teatro».
Così il maestro Salvatore Accardo, napoletano virtuoso del violino e musicista a tutto tondo, ricorda il periodo passato al San Carlo, lo stesso teatro che stasera alle 20.30 e domani alle 18.30, lo vede protagonista insieme con il direttore musicale in carica oggi, Juraj Valcuha. La bacchetta slovacca «sostituisce» il direttore musicale onorario Zubin Mehta, convalescente, e il programma prevede il Concerto n.2 per violino e orchestra di Bartòk, che sarà preceduto da «Danze di Galanta» di Zoltan Kodaly e seguito da un capolavoro senza tempo quale la Sinfonia n.4 di Beethoven.
A proposito dell’esperienza sancarliana il maestro Accardo continua il racconto di quegli anni da direttore musicale: «Avevo capito che in certi casi si sarebbe dovuto essere disposti a scendere a compromessi: a quel tempo, era così. Le mie scelte artistiche, però, si scontravano con interessi che artistici non erano e probabilmente davano fastidio a qualcuno. Le minacce si estesero persino ai miei cani…».
Ma fu un grave episodio di violenza, protagonista un minore, a rappresentare la goccia che fece traboccare il vaso della sopportazione. «Sì, un bambino (non posso affermare appartenesse a una di quelle che oggi si chiamano babygang) recapitò un pacco bomba a un mio vicino e amico neurologo, mendico di mio padre, provocandogli gravi mutilazioni con l’esplosione. Decisi che me ne sarei dovuto andar via perché non era possibile vivere così, non dico a Napoli, ma certo non in quel modo. Ma rimuovere questa città dal cuore è stato impossibile, Infatti sono qui».
Lo sguardo del virtuoso verso il futuro dei bambini, dei giovani, vince su tutto. «La distanza che intercorre tra i pochi ragazzi deviati e la meravigliosa moltitudine di studenti di valore e volenterosi è enorme, ma le fiction - denuncia il maestro - fanno audience mostrando la violenza. Sarebbe utile una nuova narrazione, non edulcorata o parziale, ma incentrata sulle qualità dei giovani napoletani, non solo in campo musicale, indicando una via alla notorietà diversa da quella della cronaca nera». Il maestro parla poi della leggenda che lo vuole predestinato. «Sì, è vero e non ne ho merito, tuttavia ritengo che chi abbia responsabilità di educatore o di formatore debba dedicarsi ai giovanissimi come se ciascuno di essi fosse un predestinato a grandi cose. Soprattutto al Sud. Sarà il tempo e l’impegno, non gli ostacoli della società, a determinare i futuri». Sarà per questo che l’Orchestra da Camera Italiana, fondata, guidata e formata da Accardo annovera molti talenti del Sud: «Altro che, è un’orchestra che dall’acuto al grave parla con accento napoletano, ovvero da me al primo contrabbasso Ermanno Calzolari, il secondo Ermanno della mia vita dopo Corsi, che è un vero fratello per me. Il concerto di stasera? Era nato conclude Accardo - in un impeto di entusiasmo mio e di Zubin, direttore musicale onorario del San Carlo, musicista al quale mi lega un’amicizia di oltre mezzo secolo e a cui auguro una pronta guarigione. Valcuha, comunque, è un eccellente direttore e sono felice di collaborare con lui. La mia felicità, però, si completerà quando, con un altro programma, Mehta e io ci esibiremo insieme in questo meraviglioso teatro della città che resta sempre mia».
Ma cosa sarebbe stato Accardo se non fosse Accardo? «Non ho dubbi, sarei voluto essere Dino Zoff, perché amo il calcio, ma la velocità non è il mio forte, se non con l’archetto».
Le fiction fanno audience mostrando la violenza Utile indicare una via alla notorietà diversa da quella della cronaca nera Non ho dubbi, sarei voluto essere Dino Zoff, perché amo il calcio, ma la velocità non è il mio forte se non con l’archetto