Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Uffici giudiziari, emergenza perenne Mancano magistrati e impiegati
I cancellieri: ci chiedono sforzi continui ma non siamo valorizzati
La carenza di magistrati e di personale amministrativo si conferma uno dei problemi più gravi degli uffici giudiziari del distretto di Napoli. Criticità presenta in particolare la situazione della Corte di assise di appello, dove, pur avendo definito 104 processi, ne sono sopravvenuti 121, conseguenza soprattutto della gran parte di procedimenti conclusi in primo grado davanti al gup con rito abbreviato. Per tale motivo Giuseppe De Carolis di Prossedi ha chiesto l’invio a Napoli di altri magistrati e l’istituzione di una quinta sezione della Corte di assise di appello. L’ok è già arrivato dal consiglio giudiziario e dalla VII commissione del Csm.
Per quanto riguarda gli amministrativi c’è un enorme divario, ha spiegato il presidente della Corte d’Appello, sia tra il distretto di Napoli e gli altri distretti d’Italia, sia al suo stesso interno. Mediamente gli impiegati sono quattro o cinque per ogni magistrato, nel distretto di Napoli invece sono meno di tre. Non mancano i paradossi: a Benevento, Tribunale non particolarmente problematico, gli amministrativi sono più di quattro per ciascun magistrato. In Corte appello, dove le incombenze da affrontare sono tante, le proporzioni sono sconfortanti: poco più di un amministrativo per ciascun magistrato. Un terzo dei funzionari, peraltro, non svolge un lavoro che abbia a che fare con la giurisdizione: molti, per esempio, sono assorbiti dalla gestione dei concorsi per avvocati o dall’ufficio elettorale.
Sulla qualità del lavoro negli uffici giudiziari ancora una volta il Comitato lavoratori della giustizia fa sentire la propria voce: «L’assenza di prospettive di carriera e di meccanismi di incentivazione — si legge in un comunicato — ci pongono da tempo in una posizione di logorante attesa che contribuisce ad alimentare non solo la frustrazione
Criticità De Carolis ha chiesto di nuovo l’invio a Napoli di altri giudici
di tutti i dipendenti giudiziari, ma anche lotte intestine, di varia matrice, che certamente non giovano al buon andamento della Giustizia. A nostro avviso non si può, allo stesso tempo, chiedere da un lato collaborazione nel fronteggiare riforme, innovazioni e gravi, ataviche scoperture di organico e dall’altro negare valorizzazione. Ben poco è stato fatto per il personale giudiziario ritenuto dal ministro “le gambe della Giustizia”, sulle quali “camminano innovazioni e riforme”. Sebbene il ministro Orlando sia stato l’unico, nell’ultimo ventennio, a prestare una minima attenzione alle istanze di avanzamento professionale del suo personale, le soluzioni fin qui adottate deludono profondamente le nostre aspettative».