Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«A Capodimonte mi difenderebbero con le barricate»
Consiglio di Stato, il direttore di Capodimonte: Paese autodistruttivo
Come andrà a finire? «Come sempre. Magari con un nulla di fatto. Con il solito polverone di polemiche inutili. E francamente questo dispiace».
Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, freme dalla voglia di raccontare della imminente inaugurazione di «Parade» il 15 febbraio, al MuCem di Marsiglia, «un allestimento di cui sono particolarmente orgoglioso» che quasi glisserebbe sull’ultima polemica relativa alle nomine di direttori stranieri nei musei italiani. Magari finirà proprio così, come prevede Bellenger, ma intanto la questione scotta. «Mi faccia dire prima della mostra. E sa perché? Perché a Marsiglia ci saranno i quattro balletti che testimoniano, pur nell’ispirazione russa, tutta l’ammirazione di Picasso per l’arte napoletana. Una gran bella soddisfazione che condivido con gli altri due curatori dell’allestimento: Carmine Romano, specialista di arte napoletana, e Luigi Gallo. Nessuno dei due ha incarichi nei musei italiani, eppure sono persone di altissimo livello che possono esprimere le loro capacità a Marsiglia come a Capodimonte».
Stiamo arrivando al punto.
«Ecco. Senza una visione internazionale, questo non sarebbe potuto accadere».
Che significa?
«Che in un museo è fondamentale la qualità, la visione. Rimanere ancorati unicamente al concetto di conservazione, di tutela, non è sufficiente».
Veniamo alla sentenza del Consiglio di Stato che rinvia all’Adunanza plenaria la decisione su un ricorso contro la nomina di Peter Assmann a direttore del Palazzo Ducale di Mantova.
«È la dimostrazione di quanto l’Italia può essere autodistruttiva. Come si fa a riaprire la questione senza entrare in contraddizione con le leggi dell’Unione Europea? Se l’Italia fa parte dell’Ue farebbe un’illegalità a impedire la libera circolazione del lavoro».
Come è possibile che ci possono essere interpretazioni legislative così contrastanti?
«Perché le leggi sono scritte in un modo spesso retorico, in maniera imprecisa, e questo rischia di alimentare una cultura dell’opacità».
Come se ne esce?
«Semplificando il linguaggio amministrativo, rendere illegale le leggi incomprensibili, abolire decreti e circolari che escono non una al giorno, ma una all’ora. Così dovrebbe esprimersi il Consiglio di Stato che dovrebbe orientare, dare un consiglio allo Stato».
Anche se non la riguarda direttamente, come vive questo nuovo ricorso?
«Non ho ansie. Posso trovare lavoro ovunque. La mia preoccupazione è piuttosto per il Museo che amo e per questo Paese. Il messaggio che passa è: la riforma non è accettata dagli italiani. Il contrario assoluto della realtà. Basta pensare a quanto è accaduto per le decisioni dei giudici amministrativi che avevano allontanato dal Museo archeologico nazionale Paolo Giulierini: c’è stato un sostegno popolare straordinario, la città intera si è mobilitata per chiedere che restasse a Napoli e a dirigere il Mann. E sa a me che succede? Che ogni giorno, qui nel quartiere di Capodimonte, tantissimi abitanti, così come i visitatori del museo, mi chiedono di rinnovare l’incarico quando scadrà a fine 2019. Faremo le barricate, promettono, in caso contrario».
Quali possono essere le ricadute di tutta questa vicenda?
«Un clima di incertezza che toccherà i talenti futuri. Come si fa lavorare così? Chi lascerebbe un posto di prestigio a Chicago per venire a lavorare in un Paese che ogni tre mesi dice che la sua posizione è illegale? Quando una riforma funziona, come quella di Franceschini, va consolidata, non certo distrutta. Ne va della credibilità dello Stato, della politica e della democrazia».
Le norme sono scritte in un modo spesso retorico e questo rischia di alimentare una cultura dell’opacità
Non ho ansie, posso trovare lavoro ovunque Mi preoccupa piuttosto il museo che amo