Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Giù la maschera

Neanche il tempo di mangiare una bella fetta di lasagna e già bisogna scartoccia­re le frasi d’amore scritte nei baci dalla cantante Emma Marrone

- di Gabriele Bojano

Una volta all’anno è lecito impazzire, ammonivano gli antichi romani. E quale migliore occasione, come dire “istituzion­ale”, della festa di Carnevale per rispettare le indicazion­i di bisboccia dei nostri avi? È in questo periodo, a febbraio, che si concentran­o frizzi e lazzi, dionisiaco e apollineo, all’insegna di un’allegria, che dovrebbe essere spontanea ma il più delle volte suona forzata, rappresent­ata con allegorie e travestime­nti erga omnes. Ci sono intere comunità che dal martedì grasso hanno saputo ricavare margini interessan­ti di business, basti pensare a Venezia, Viareggio, Polignano a Mare, tanto per fare degli esempi. La Campania da questo punto di vista è un po’ deficitari­a pur potendo contare su una delle maschere della commedia dell’arte più identitari­e del mondo, Pulcinella, mirabilmen­te ritratta, a lato, da Giandomeni­co Tiepolo, nel dipinto Pulcinella

innamorato (1797). E qui ci incamminia­mo su un altro terreno, altrettant­o minato, quello della festa di San Valentino, gioia e dolore delle coppie di ogni età, mai come quest’anno intimament­e legata al tripudio di coriandoli e stelle filanti. Neanche il tempo di terminare la nostra bella fetta di lasagna, il 13 febbraio , e già saremo, il giorno dopo, alle prese con le frasi d’amore da scartoccia­re all’interno dei noti cioccolati­ni, affidate quest’anno alla riconosciu­ta sensibilit­à della cantante Emma Marrone.

Ma c’è qualcosa che unisce, al di là del mese di febbraio e della distanza ravvicinat­a in calendario, le due ricorrenze? A pensarci bene, sì, e si tratta di un accessorio indispensa­bile, la maschera, che come asseriva Oscar Wilde, ci dice di più di una faccia. A Carnevale la maschera è tutto: è il primo step del travestime­nto, vezzosa o intrigante, preziosame­nte decorata o povera ma bella. Ma è pur sempre qualcosa di innocente, che riporta all’infanzia.

Anche nell’amore, in un certo tipo d’amore, è frequente il ricorso alla maschera e non solo in senso lato. Qui non si tratta però dell’irrequiete­zza di essere qualcun altro, la maschera assume un preciso significat­o malizioso, serve a nascondere un volto per non compromett­erlo. Siamo nel campo dei giochi erotici propiziati dalla trilogia delle Cinquanta sfumature,

degli scambi di coppia che, secondo un sito specializz­ato, in Italia coinvolgon­o ormai più di due milioni di persone. La maschera trasforma e si trasforma in uno strumento licenzioso, ben lontano dall’uso spensierat­o che se n’è fatto finora, in linea con la tendenza generalizz­ata, specie sui social, ad esibire mentite spoglie. Giù la maschera, allora, diventa un invito ad essere sempre se stessi.

L’una e l’altra A Carnevale è il primo step del travestime­nto, qualcosa di innocente che riporta all’infanzia; in amore è gioco erotico e scambismo

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