Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Maschere di Pulcinella e Piedigrotta, il Carnevale nella raccolta De Mura
Tutta la storia della canzone e del teatro napoletano degli ultimi duecento anni racchiusa in scatoloni che il Comune di Napoli tiene da alcuni anni in un magazzino
Spunta dal mucchio di strani oggetti una maschera nera che francamente disorienta, in grado com’è di far ridere e piangere nello stesso tempo. Riconosciamo il “volto” di scena che Antonio Petito indossava a metà dell’’800 durante le sue memorabili interpretazioni dell’astuto Pulcinella. Dal fondo dei suoi occhi vuoti, l’antico buffone sembra invitarci a scoprire il resto degli esemplari unici che il paroliere Ettore De Mura ha collezionato nel corso della sua vita. È la storia della canzone e del teatro partenopeo degli ultimi due secoli racchiusa nei pochi scatoloni che il Comune di Napoli tiene da qualche anno in magazzino in attesa di trovare un’adeguata area espositiva. Misteriosi fagotti ancora saturi di note, voci e pure lazzi della festa di Piedigrotta, la celebrazione di origine remota che fu il vero carnevale tutto napoletano. Il poeta e autore di Serenatella sciuè sciuè e Tuppe tuppe mariscià, scomparso nel 1977, amava conservare tutto ciò che era legato al suo universo artistico. Un mare di fotografie e giornali d’epoca, manoscritti e ritratti, disegni e vecchie locandine dei più importanti teatri cittadini. Inoltre ceramiche e attrezzi di spettacolo, dischi e lettere private di personaggi ormai entrati nel pantheon della cultura musicale in riva al Golfo: da Libero Bovio a Ferdinando Russo. Da E. A. Mario fino ad Armando Gill e Aurelio Fierro. De Mura raccolse e catalogò anche centinaia di spartiti e preziose copielle, semplici volantini con i versi delle canzoni più in voga che i suonatori ambulanti di pianino vendevano ai passanti per pochi spiccioli.
Ma una passione divorante per De Mura fu la festa di Piedigrotta. Dell’appuntamento ludico più atteso dell’anno, estremo e dissacrante, mise da parte numerosi fascicoli con copertine illustrate e locandine, a partire dall’edizione del 1902. Quelle vecchie stampe spesso ritraggono belle donne sognanti e placidamente abbandonate nell’estasi delle canzoni d’amore che riecheggiavano sotto le stelle. Una full immersion nell’atmosfera delle antiche celebrazioni pagane che si svolgevano in epoca romana tra gli oscuri antri della vicina Crypta
neapolitana. Eppure già nel XVI secolo, le manifestazioni si trasferirono in strada per coinvolgere l’intera popolazione tra fiaccolate, carri e dolci melodie. Un frastuono di nacchere e putipù accompagnava anche ai primi del Novecento la sfilata dei carri allegorici sormontati dai Pulcinella di dimensioni ciclopiche e dai burattini con le fattezze dei famosi di turno.
Tutti elementi che rafforzarono il carattere carnevalesco dell’evento, sebbene questo si svolgesse a settembre anziché a febbraio. Una peculiarità
tutta partenopea era però il ruolo predominante che aveva la canzone nel corso dei festeggiamenti. Dalle antiche
Michelemmà e Fenesta Vascia, fino a Mandulinata blu, interpretata da Mario Trevi ed Emilio Pericoli, pezzo che spopolò nel 1962, quando la festa era ormai diventata un festival canoro. Difficilmente le pallide riproposizioni dei giorni nostri potranno far rivivere quel folklore borbonico che talvolta aveva alimentato la più sfrenata Piedigrotta, come scrisse il giornalista Gaetano Afeltra. Un mondo lontano che il materiale documentario della collezione ci aiuta a rileggere con maggiore equilibrio, distinguendo tra la realtà storica e la visione oleografica di una certa “napoletanità».
Purtroppo la raccolta De Mura, dopo l’acquisizione del Comune, ha avuto un destino tormentato. Esposta per alcuni anni nei sotterranei di piazza Trieste e Trento, fu sloggiata nel 2011 a causa delle continue infiltrazioni d’acqua. Cimeli e documenti finirono dunque in deposito insieme agli oltre quattromila volumi del Fondo (tra cui una seicentesca edizione del Fuggilozio di Tommaso Costo), che in passato erano spesso consultati a Castel Nuovo da esperti e studenti universitari. Un patrimonio (per ora) nascosto che però ha ancora tanto da raccontare.
L’archivio Il poeta e autore di Tuppe tuppe mariscià scomparso nel 1977 amava conservare tutto ciò che era legato al suo universo artistico
La festa popolare I carri con le caricature dei famosi di allora davano il segno del tono carnevalesco