Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I dissidenti: «Fondazione, il cda si dimetta» Ma Marrama sarebbe pronto a ricandidarsi
Lo scontro nell’ente di via Tribunali, consiglio generale il 26 febbraio
«Il consiglio di amministrazione della Fondazione Banconapoli deve dimettersi». I sei consiglieri dissidenti dalla linea Marrama ci riprovano e mettono all’ordine del giorno del Consiglio, il 26 febbraio prossimo, le dimissioni del cda. Intanto però il presidente non sembra fare una piega, anzi avrebbe fatto sapere di volersi ricandidare in vista della scadenza del mandato.
Il prossimo round nell’infinito match in atto nella Fondazione Banconapoli si terrà il 26 febbraio, giornata in cui è stato convocato il Consiglio d’indirizzo dal board presieduto da Daniele Marrama.
All’ordine del giorno: l’elezione e la nomina di nuovi consiglieri generali (che prendono il posto dei dimissionari), la cooptazione di un altro consigliere e la ratifica dell’ordinanza cautelare con cui il tribunale ha ingiunto di riammettere nel Consiglio il professor Francesco Fimmanò.
E qui il primo colpo di scena. Infatti, proprio mentre ai singoli consiglieri è arrivata la Pec con la convocazione inviata dalla direzione di via tribunali, ne è partita un’altra diretta all’ente con cui i sei consiglieri dissidenti (Orazio Abbamonte, Francesco Caia, Rossella Paliotto, Antonio Baselice, Donato Pessolano e Vincenzo Di Baldassarre) hanno chiesto la convocazione del Consiglio con l’inserimento di ulteriori punti all’ordine del giorno. Una procedura espressamente prevista dallo statuto quando lo chiedono più di un terzo dei suoi componenti (in questo caso sei sui 15 rimasti).
E dunque i sei hanno imposto altri punti su cui si dovrà dibattere e decidere. Il principale rimane la revoca dell’intero consiglio di amministrazione, «operazione» già tentata senza successo l’estate scorsa e che ora viene riproposta alla luce di mutati equilibri in seno alla Fondazione. Viene poi chiesta la nomina di una sorta di commissione di inchiesta interna sulle gestioni amministrative del triennio 2015-2017, quello in cui sono stati realizzati i contestati investimenti bancari; inoltre l’istituzione di un’altra commissione che dovrà effettuare esami preliminari per le nuove cariche in Consiglio generale. «Le nostre richieste dovranno integrare l’odg e dovranno essere portate in Consiglio, non c’è modo di evitare che ciò accada» commenta la consigliera Rossella Paliotto.
Riusciranno questa volta i dissidenti a imporre la loro volontà e ottenere la revoca del consiglio di amministrazione e in primis del presidente Marrama? La partita si gioca sul filo due voti, quelli che mancherebbero alla minoranza per rovesciare il tavolo. (Sul voto di Fimmanò non si può contare perché la sua nomina dev’essere ratificata proprio nella seduta del 26 febbario).
E quindi? In queste ore è tutto un susseguirsi di contatti telefonici e di delicate mediazioni tra gli sherpa dei dissidenti e alcuni «indecisi», consiglieri preoccupati anche per il clima sempre più pesante causato dalle inchieste giu- diziarie e dagli esiti incerti dell’ispezione del Ministero dell’Economia. Senza dimenticare i possibili rischi di natura patrimoniale personale, pure paventati dai numerosi esposti del professor Fimmanò.
Chi invece non sembra fare una piega e si mostra assolutamente tranquillo è il presidente Daniele Marrama, ai suoi collaboratori avrebbe ripetuto che presto sarà tutto chiarito e che sarebbe pronto a ricandidarsi alla guida dell’ente di via Tribunali.
Intanto però la situazione della Fondazione rischia di ripercuotersi negativamente sulle banche controllate. A lanciare l’allarme è Francesco Andreozzi, ex amministratore delegato di Banca del Sud.
«Le vicende che stanno interessando alcuni esponenti apicali della Fondazione Banco di Napoli andrebbero risolte in breve tempo — spiega — perché se si dovesse prolungare questo stato di incertezza e di confusione anche le banche appartenenti alla Fondazione ne potranno risentire. La Banca del Sud che conosco meglio per averla costituita e gestita per una decina di anni è ben solida ed ha un ottimo personale quindi necessità soltanto di certezze e di una programmazione futura che la possa farla uscire da una posizione di mercato stagnante è difficile. Il professore Marrama, oltre che presidente della Fondazione è anche presidente delle due Banche Banca del Sud e Banca Regionale di Sviluppo e credo che tutti questi continui “fastidi” non gli consentano quella tranquillità e serenità indispensabili per simili posti di “comando” e di guida. Mi auguro che prima possibile si possa risolvere il tutto per il meglio così da lasciare alle spalle questo difficile momento. Circa la fusione tra le due Banche BdS e Brs — prosegue — non mi resta che auspicare una fusione veloce perché, ripeto viste le attuali difficili condizioni di mercato, non vorrei che mentre i medici studiano i malati muoiano».
Banche L’ex ad Andreozzi «Mi auguro che si risolva tutto presto, non vorrei che mentre i medici studiano i malati muoiano»