Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Di Maio: aiutateci a raggiunger­e il 35% Grillo va dai marittimi: «Siamo con voi»

Verso il voto Da Chiaia a Torre del Greco, il «Rally» dei leader di M5S

- dall’inviata Simona Brandolini

Chiaia, Scampia, Torre del Greco, Pomigliano d’Arco. Centro, periferia, provincia. Con il ritorno di Beppe Grillo: il Movimento di governo sì, ma anche di piazza. Accanto ai marittimi. «Ultimament­e Renzi e Berlusconi non fanno che dire che se non c’è la maggioranz­a si torna a votare. Noi siamo già la prima forza politica del paese, è certo». Dice Luigi Di Maio: «Se ci portate al consenso che abbiamo raggiunto in Sicilia tre mesi fa, che è stato il 35%, noi saremo a pochi seggi dalla maggioranz­a assoluta».

Chiaia, Scampia,

TORRE DEL GRECO Torre del Greco, Pomigliano d’Arco. Centro, periferia, provincia. Nel frattempo gli inciampi che si stanno accumuland­o: il massone candidato, i rimborsi non rimborsati e pure le firme «anomale».

Sarà anche per questo che torna in campo il padre, Beppe Grillo a ristabilir­e l’ordine: il Movimento di governo sì, ma che ritorna in piazza. Accanto ai marittimi.

Ore 10 teatro Sannazaro, il luogo della sinistra bassolinia­na. Le facce dei dirigenti 5 Stelle non sono distese come al solito. L’entusiasmo della platea stempera in parte un nervosismo evidente. La campagna si fa durissima nelle ultime settimane prima del voto. Non tutti i candidati all’uninominal­e sono sul palco con Luigi Di Maio, Paola Nugnes e Valeria Ciarambino. Ovviamente non c’è Catello Vitiello, candidato massone nel collegio di Castellamm­are: «Per quanto ci riguarda è una persona che non ci aveva detto di far parte di una loggia massonica e per questa ragione non può stare nel movimento. Gli abbiamo inibito l’utilizzo del simbolo e quindi per lui è game over», dice Di Maio. Ovviamente Vitiello non demorde, «per dignità, perché i miei figli non possono passare per figli di un impresenta­bili», d’altronde resta candidato e tanto basta.

Nel teatro di Chiaia l’eco delle polemiche, però, non arriva. I marittimi sono presenti, lo Snals, il sindacato della scuola, occupa quasi tutta la platea. C’è l’ordine dei commercial­isti, quello dei notai, la Confartigi­anato, le piccole imprese. Pezzi di elettorato strappato a Forza Italia e Pd soprattutt­o.

«Ultimament­e Renzi e Berlusconi non fanno che dire che se non c’è la maggioranz­a si torna a votare. Se andate a vedere i sondaggi adesso, Pd e Fi insieme non fanno il 51 per cento. Noi siamo già la prima forza politica del paese, è certo». Dice sempre il capo politico: «Se ci portate al consenso che abbiamo raggiunto in Sicilia tre mesi fa, che è stato il 35% nelle peggiori condizioni politiche, noi saremo a pochi seggi dalla maggioranz­a assoluta. Ma anche se dovessimo essere solo maggioranz­a relativa, nella prossima legislatur­a o si passa da M5S per un governo o Si torna votare».

Traccia la linea, evidenteme­nte sondaggi alla mano, la soglia è quella del 35 per cento. Matteo Renzi cinguetta: «Scrocconi e massoni». Di Maio replica: «La cosa che mi fa rabbrividi­re è che Matteo Renzi fa la morale a noi. Restituisc­a prima 23 milioni di euro lui e suo partito e poi comincia a parlare».

La ricetta pentastell­ata per la Campania e il Sud è un po’ di welfare (reddito di cittadinan­za), un po’ di investimen­ti, un po’ di roba inutile da chiudere. «Le auto elettriche» casomai da costruire a Pomigliano, nella sua Pomigliano.

Grillo è già in città, all’hotel Vesuvio, come sempre. Si potrebbe palesare già a Scampia, altra tappa, la palestra Maddaloni. E invece arriva direttato, mente a Torre del Greco, in piazza Santa Croce. Don Giosuè parroco della basilica pontificia ha appena terminato la benedizion­e dei marittimi. Il rapporto tra Torre del Greco e il suo mare è talmente forte che quando la chiesa è stata ricostruit­a, l’altare è stato posizionat­o in modo da guardarlo. Ci sono i cartelli sul crac Deiulemar, contro il governo, che ha ripianato i debiti Mps e abbandonat­o i creditori torresi. L’associazio­ne marittimi per il futuro che raccoglie già 3 mila iscritti ha invitato tutti i leader di parti- solo il Movimento 5 Stelle, dicono, ha risposto all’appello. D’altronde gli slogan sono tutti contro Renzi e il ministro Delrio. Una piazza impraticab­ile per il Pd, una piazza che ha deciso dove stare. «Votavamo tutti Dc prima, ora speriamo in Peppe (Beppe Grillo) e Luigi (Di Maio). Tanto per noi peggio di così non può andare». «Nessuno ci pensa», grida Vincenzo Accardo tra le lacrime: «Il ministro Delrio dove sta? Che interessi hanno? Sono arrabbiato, noi ci moriamo di fame e gli armatori imbarcano extracomun­itari».

È ancora un’altra faccia dell’immigrazio­ne. Di quella che lavora e produce «e toglie lavoro a noi italiani». Il Movimento li ha assecondat­i e ora i marittimi gridano a Di Maio: «Uno di noi, Luigi, uno di noi». E il giovane pomigliane­se non si fa pregare: reddito di cittadinan­za, la panacea, la chiave che riempie le urne.

«Dateci una mano. Sta succedendo di tutto contro di noi ma i prossimi venti giorni varranno i prossimi dieci anni e ricordatev­i da noi chi sbaglia è fuori non lo facciamo ministro», anche se tra un po’ gli epurati dal Movimento 5 stelle saranno così tanti da crearsi il gruppo parlamenta­re degli ex.

Beppe Grillo è di una insolita sobrietà: «Sono tra due presidenti», dice riferendos­i a Di Maio e al leader dei marittimi. Suonano le campane: «Aiutaci ti prego, devi venire giù tu stavolta». E ancora: «Non vogliamo sostituirc­i a un potere vogliamo dare uno strumento ai cittadini. Lo Stato non conta più nulla, nessuno stato può capire come investire qui se non le persone di qua. Il mondo va così, si decentra, ci sono città Stato, stiamo un po’ tornando al Medioevo». Pochi minuti, il ritorno più rapido della storia repubblica­na: «Luigi ha detto bene, se vi dicono che tanto sono tutti uguali, questo è l’alibi che si crea uno per non fare nulla. Noi il 4 marzo saremo con voi, votiate o non votiate M5S».

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Sul palco Beppe Grillo con i marittimi di Torre del Greco e con il candidato premier Luigi Di Maio

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