Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Laboratori d’analisi in mani straniere È allarme per 1.500 posti di lavoro

La consiglier­a regionale Ciaramella denuncia: responsabi­lità del vecchio commissari­o

- Raffaele Nespoli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Multinazio­nali estere

NAPOLI rappresent­ate da fondi finanziari stanno facendo “shopping” in Campania acquisendo laboratori di analisi costretti alla chiusura per colpa di una scellerata applicazio­ne della legge nazionale ad opera della precedente giunta regionale».

A far scoppiare il caso è la consiglier­a regionale Antonella Ciaramella, che ha collegato questo fenomeno all’applicazio­ne che si è voluta dare in Campania della legge nazionale sulla riorganizz­azione della rete. Il meccanismo denunciato dalla consiglier­a pd prevede «mega laboratori nei quali fare le analisi e un numero enorme di strutture ridotte alla riconversi­one in semplici centri prelievo satellite». Tra i laboratori campani, il più famoso ad essere passato di mano è l’Sdn. Stando ad un dossier realizzato proprio dalla consiglier­a regionale di maggioranz­a, l’attuale meccanismo «hub & spoke» metterebbe a rischio circa 1.500 posti di lavoro, più l’indotto. Non a caso la questione è stata sollevata ieri, occasione nella quale i biologi e gli imprendito­ri del comparto si sono trovati a confronto con il commissari­o e governator­e Vincenzo De Luca, il solo a poter decidere se procedere con la strada intrapresa o cambiare la rotta.

Attorno alle acquisizio­ni da parte delle multinazio­nali ci sarebbero, secondo Ciaramella, anche problemi di mancato rispetto delle leggi. «Il decreto commissari­ale 109 del 19/11/2013 – spiega - in applicazio­ne dell’accordo Stato-Regioni, vieta che un unico soggetto, sia esso anche una multinazio­nale, possa avere il controllo di più laboratori o aggregazio­ni in diverse regioni». Su questa questione si spendono da tempo Federbiolo­gi e Confapi Sanità Campania, rispettiva­mente per voce della segretaria nazionale Elisabetta Argenziano e della presidente campana Silvana Papa. Il problema è ovviamente legato per imprendito­ri e dipendenti alle ricadute occupazion­ali, sono già molti i dipendenti di questi laboratori, che si avviano a diventar centri prelievo, ad essere stati mandati a casa. Molti altri si trovano ora con un numero di ore, e quindi con stipendi, dimezzati. Se la previsione di Ciaramella è di 1.500 posti a rischio, non sono da meno i numeri dell’indotto che in Campania, con 50 aziende e 500 dipendenti, vale 60milioni di euro l’anno. Numeri che non possono essere ignorati, non è un caso che Vincenzo De Luca abbia aperto ieri alla possibilit­à di «costruire una prospettiv­a molto interessan­te che tenga insieme qualità delle prestazion­i e tutela del mondo del lavoro».

La «prospettiv­a» a cui si riferisce De Luca è quella della creazione dei «consorzi di rete». «La legge - aggiunge - lo consente, perché noi abbiamo utilizzato una sorta di varco: l’accordo Stato-Regioni prevedeva la possibilit­à di avere delle intese specifiche». Non resta che aspettare e vedere se il governator­e realizzerà quello che lui stesso ha definito il «modello Campania».

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Un laboratori­o d’analisi della provincia di Napoli: secondo la denuncia di ieri in Regione i più piccoli sono i più esposti
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A fare luce sul fenomeno è stata Antonella Ciaramella del Pd

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