Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Stasera canto «ammori» sfigati e sofferti
Amori Sfigati è un marchio di Chiara Rapaccini, in arte Rap, che rappresenta ormai una visione del mondo, oltre che un modo di raccontare e raccontarsi condiviso da migliaia di suoi follower sui social e del suo omonimo blog. Con Chiara ci siamo incontrati per caso qualche tempo fa ed è nata subito una bellissima intesa. Illustratrice, disegnatrice, scrittrice, con i suoi libri, i suoi disegni e le sue vignette ci porta in un mondo fantastico, irriverente, trasgressivo, ironico e fortemente impegnato per i diritti civili e la conquista di nuovi spazi di libertà.
È stato quasi inevitabile che le mie «canzoni d’ammore» incontrassero le immagini di Chiara, perché entrambi raccontiamo storie d’amore senza fronzoli e con una buona dose di ironia e di autoironia.
Nel mio repertorio di stasera, in questo happening di «Amori Sfigati» live all’Hart, ci sono canzoni come «Luntano ammore», «Tragico ammore», «Amaro ammore», insomma tutto un bel campionario di amori sofferti e decisamente sfortunati.
Ovviamente parliamo di un «ammore» con due m, che oltre a proiettarci nel mondo della canzone napoletana, ci consente una dimensione quasi di gioco, ci dà la possibilità di sorridere di noi stessi e delle nostre piccole e grandi «ipocondrie d’amore».
Nelle mie canzoni d’ammore a fil’e voce, chitarra e organetto c’è tanta Napoli, innanzitutto quella della sua lingua patrimonio dell’umanità. Una lingua intima, sussurrata, la sola che riesce a essere tragicamente appassionata. C’è una Napoli interiorizzata, un luogo dell’anima in cui il confronto con la tradizione si manifesta attraverso la suggestione esercitata dalla canzone napoletana che irrompe con la forza della sua irresistibile seduzione.
Con le immagini di Chiara, poi, oltre che con gli oggetti di Angelo Cariello e Valentina Gaudiosi, il videoartista Antonello Matarazzo ha realizzato il videoclip del brano «Quasi fosse amore», una ballata onirica dall’impatto visivo fortemente suggestivo, che proietteremo alla fine di questa lunga giornata dedicata alle storie non proprio a lieto fine.
Ma stasera il vero protagonista sarà il pubblico, perché più che a uno spettacolo, ho pensato a una sorta di convention, una chiamata a raccolta per la stesura di un racconto collettivo delle sofferenze d’amore. Un’occasione per condividere passioni e derive sentimentali e, soprattutto, per giocare in leggerezza con le nostre fragilità.