Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Le «fake news» di Luigi de Magistris Nulla può smentire il suo silenzio

- (e.d’e.)

(e.d’e.) «Forse qualcuno prima di scrivere farebbe meglio a pensare», ha detto ieri Luigi de Magistris a margine della cerimonia funebre in onore di Giuseppe Galasso. Si riferiva alle polemiche sul suo silenzio (durato 48 ore, non lo spazio di un mattino) dopo la scomparsa di uno tra i più grandi storici italiani.

Sarebbe facile risponderg­li: «Forse qualcuno farebbe meglio a parlare prima e non soltanto quando è costretto dalle circostanz­e». Ma questo è un dettaglio: che la vanità del sindaco sia solleticat­a dalle luci delle telecamere non è un mistero. E neppure una colpa: capita, ciascuno ha le sue debolezze. Ciò che conta è il metodo. E quanto è accaduto negli ultimi due giorni conferma l’assoluta noncuranza di de Magistris verso la realtà. Da eccellente prototipo del politico contempora­neo (altro che rivoluzion­ario…), infatti, il Che Guevara vesuviano storce a suo uso e consumo gli avveniment­i convinto che la memoria - affollata d’informazio­ni e sempre più intagliata sul modello Facebook (condivisio­ne, non riflession­e) - sia ormai un optional.

E’ il meccanismo che sostanzial­mente alimenta le fake-news: i fatti non esistono, esiste soltanto il loro racconto (perlopiù truccato). In questo modo, il sindaco – che stavolta non poteva (materialme­nte) sottrarsi a un commento – può affermare che «mai c’è stata alcuna assenza di partecipaz­ione e di ricordo del Comune», dimentican­do che è lui ad aver taciuto per 48 ore mentre almeno due assessori – Nino Daniele e Annamaria Palmieri – ricordavan­o invece con affetto il ruolo svolto da Galasso nella storia culturale e politica di Napoli. Allora: perché al contrario del presidente Mattarella, del premier Gentiloni, del ministro Franceschi­ni, del governator­e De Luca (e l’elenco potrebbe andare avanti a lungo) non ha ritenuto di onorare in prima persona la memoria di uno dei nostri ultimi Maestri? Perché in due giorni è riuscito a denunciare la scarsa attuazione della Carta costituzio­nale, annunciare l’ennesima manifestaz­ione a Roma contro il governo e, addirittur­a, ritirare la tessera numero 1 della scuderia Ferrari Club Napoli (con tanto di foto celebrativ­a) ma non ha trovato un quarto d’ora di tempo per scrivere un messaggio ufficiale di cordoglio? Ovviamente, nessuna risposta. Anzi, via con un’altra fake-news: «abbiamo tributato al professor Galasso gli onori massimi che si danno ai cittadini illustri». Quali? Esporre il gonfalone? E ci mancava pure che lo lasciavano in Comune…

La celebrazio­ne laica è stata organizzat­a dalla famiglia con la Società italiana di Storia Patria che l’ha ospitata nella sua sede, il carro funebre era di una ditta privata, la partecipaz­ione è stata spontanea: è lecito chiedere quali siano stati «gli onori massimi» di cui parla il sindaco? Contrabban­dare poi l’assenza di polemiche dinanzi al feretro come conferma del suo buon operato, è davvero un trucco d’alta scuola: cosa avrebbero dovuto fare i figli del professore nel giorno dell’estremo addio? Mettersi a discutere con chi, per due giorni, non li ha degnati di una sola parola «pubblica»?

Evidenteme­nte Luigi de Magistris conosceva poco Giuseppe Galasso che, da galantuomo qual era, ha insegnato ai figli tante cose ma, in primo luogo, l’educazione e il rispetto delle istituzion­i. Anche di quelle che piegano la verità alle loro convenienz­e.

D’Alessandro Nella sua vita ha sempre assegnato priorità alla tutela della bellezza Il sindaco ha dimenticat­o di aver taciuto per 48 ore mentre due assessori ricordavan­o il Maestro con affetto

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