Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sanità, Costantini esclusa dall’albo dei manager Bianchi, valutazione sospesa
L’ attesa è finita. Dalle 12 di ieri il sistema informatico del ministero della Salute ha consentito a tutti i candidati di accedere alle proprie valutazioni. In Campania i nomi di direttori generali sui quali si concentra tutta l’attenzione sono quelli di Attilio Bianchi del Pascale e Antonietta Costantini della Asl Napoli 3 Sud. È in particolare la valutazione che la super commissione ministeriale ha fatto della dottoressa Costantini a fare notizia. La manager dell’Asl Napoli 3 Sud non ha infatti raggiunto il punteggio minimo per accedere all’elenco. A confermarlo è stata la diretta interessata.
La mano gli tremava, le lettere barcollavano sotto la punta della biro, ma Abdon Alinovi continuò a scrivere la dedica alla «compagna di battaglie nelle ore terribili per la città» e dopo la firma, preciso come sempre aggiunse «aprile 2016». Alla mia domanda su quali fossero le ore terribili, ribadì: «ma non ti ricordi il colera...?». Accidenti che memoria, mi dissi.
Affascinanti memorie in quel «Rosso pompeiano» (ma il colore non è politico, si riferisce a un edificio vicino alla casa della sua infanzia ad Eboli) curato dalla figlia scrittrice Valeria, che però si fermano al dopoguerra, ed è davvero sperabile che quelle più recenti, Valeria ce le possa donare in un secondo volume. Abdon aveva ascoltato la presentazione del suo libro seduto in prima fila nella platea del cinema Modernissimo, uguale a quando lo avevo conosciuto segretario regionale del PCI in Campania con la fama di severo e duro dirigente tutto «amendoliano», i capelli bianchi folti come quando erano neri. Stessa voce profonda, autorevole, come quando gli chiesi di poter collaborare alla redazione napoletana de L’Unità dopo avergli esibito le mie «credenziali» ossia i numeri del quindicinale «Il Vomero» che nel mio ultimo anno universitario avevo riempito di polemiche e denunce di disservizi assieme a Paolo Ricci, pittore e dirigente del Partito, e i (non molti, ma significativi per una 22enne) voti riportati come candidata PCI alle comunali del 1961 al 61° posto della lista per via del cognome. Disse di provarci. Mi presentai a Renzo Lapiccirella capocronista ignorando del tutto che stava succedendo intorno a lui e alla moglie Francesca Spada al centro delle vicende poi rievocate da Ermanno Rea in «Mistero napoletano».
Abdon conosceva anche la mia famiglia, sapeva di mio padre socialista amico di Lelio Porzio e di Francesco De Martino; lui era noto in casa mia perché aveva sposato Giulia Mastropaolo, figlia del mitico direttore didattico Michele Mastropaolo (aveva promosso la proiezione di film nelle scuole elementari già negli anni 20!) che era amico di mia nonna maestra elementare; e alle medie il mio professore di disegno era stato Riccardo Tota, notevole pittore di origine pugliese che aveva sposato Vittoria, sorella di Giulia. Il loro fratello Mario era il nostro medico di famiglia. Prima di congedarmi Alinovi mi chiese a bruciapelo se avevo mai conosciuto Mario Garuglieri. E chi è? gli chiesi imprudentemente, e lui quasi mi fulminò per poi aggiungere qualche parola di saluto visto che nella sua stanza al quinto piano di via Loggia dei Pisani (sede del Pci prima di via dei Fiorentini) stavano entrando altri per una riunione. Poi dal libro con la faticosa dedica ho saputo finalmente chi era Garuglieri, il calzolaio fiorentino che aveva diviso con Gramsci la prigionia nel carcere di Turi, e che ad Eboli, città natale di Abdon, lo aveva iniziato giovinetto all’antifascismo e alla militanza comunista. E ho saputo che la stessa domanda lui la faceva molto spesso ai giovani che si presentavano al Partito.
Fu lui a sostenere e imporre che il ministero della Sanità decidesse la vaccinazioni di massa, fu lui a guidare la mobilitazione senza precedenti della forte organizzazione del partito che aveva ostinatamente costruito da segretario della Federazione dal 1955, e che dispiegò effetti positivi inimmaginabili. Le sezioni diventarono il luogo dove la gente andava chiedere, a cancellare le paure e i ribellismi insensati (come quelli coevi della rivolta calabrese «boia chi molla») che la destra neofascista tentava di diffondere e cavalcare. In quei giorni lo avevo seguito da vicino come cronista. Lui me lo ha ricordato in quella dedica. «Centrale nell’impegno di Abdon e di quella generazione fu la partecipazione alle lotte per il progresso civile ed economico di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia» ha ricordato ieri Umberto Ranieri.