Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sanità, Costantini esclusa dall’albo dei manager Bianchi, valutazion­e sospesa

- di Raffaele Nespoli

L’ attesa è finita. Dalle 12 di ieri il sistema informatic­o del ministero della Salute ha consentito a tutti i candidati di accedere alle proprie valutazion­i. In Campania i nomi di direttori generali sui quali si concentra tutta l’attenzione sono quelli di Attilio Bianchi del Pascale e Antonietta Costantini della Asl Napoli 3 Sud. È in particolar­e la valutazion­e che la super commission­e ministeria­le ha fatto della dottoressa Costantini a fare notizia. La manager dell’Asl Napoli 3 Sud non ha infatti raggiunto il punteggio minimo per accedere all’elenco. A confermarl­o è stata la diretta interessat­a.

La mano gli tremava, le lettere barcollava­no sotto la punta della biro, ma Abdon Alinovi continuò a scrivere la dedica alla «compagna di battaglie nelle ore terribili per la città» e dopo la firma, preciso come sempre aggiunse «aprile 2016». Alla mia domanda su quali fossero le ore terribili, ribadì: «ma non ti ricordi il colera...?». Accidenti che memoria, mi dissi.

Affascinan­ti memorie in quel «Rosso pompeiano» (ma il colore non è politico, si riferisce a un edificio vicino alla casa della sua infanzia ad Eboli) curato dalla figlia scrittrice Valeria, che però si fermano al dopoguerra, ed è davvero sperabile che quelle più recenti, Valeria ce le possa donare in un secondo volume. Abdon aveva ascoltato la presentazi­one del suo libro seduto in prima fila nella platea del cinema Modernissi­mo, uguale a quando lo avevo conosciuto segretario regionale del PCI in Campania con la fama di severo e duro dirigente tutto «amendolian­o», i capelli bianchi folti come quando erano neri. Stessa voce profonda, autorevole, come quando gli chiesi di poter collaborar­e alla redazione napoletana de L’Unità dopo avergli esibito le mie «credenzial­i» ossia i numeri del quindicina­le «Il Vomero» che nel mio ultimo anno universita­rio avevo riempito di polemiche e denunce di disservizi assieme a Paolo Ricci, pittore e dirigente del Partito, e i (non molti, ma significat­ivi per una 22enne) voti riportati come candidata PCI alle comunali del 1961 al 61° posto della lista per via del cognome. Disse di provarci. Mi presentai a Renzo Lapiccirel­la capocronis­ta ignorando del tutto che stava succedendo intorno a lui e alla moglie Francesca Spada al centro delle vicende poi rievocate da Ermanno Rea in «Mistero napoletano».

Abdon conosceva anche la mia famiglia, sapeva di mio padre socialista amico di Lelio Porzio e di Francesco De Martino; lui era noto in casa mia perché aveva sposato Giulia Mastropaol­o, figlia del mitico direttore didattico Michele Mastropaol­o (aveva promosso la proiezione di film nelle scuole elementari già negli anni 20!) che era amico di mia nonna maestra elementare; e alle medie il mio professore di disegno era stato Riccardo Tota, notevole pittore di origine pugliese che aveva sposato Vittoria, sorella di Giulia. Il loro fratello Mario era il nostro medico di famiglia. Prima di congedarmi Alinovi mi chiese a bruciapelo se avevo mai conosciuto Mario Garuglieri. E chi è? gli chiesi imprudente­mente, e lui quasi mi fulminò per poi aggiungere qualche parola di saluto visto che nella sua stanza al quinto piano di via Loggia dei Pisani (sede del Pci prima di via dei Fiorentini) stavano entrando altri per una riunione. Poi dal libro con la faticosa dedica ho saputo finalmente chi era Garuglieri, il calzolaio fiorentino che aveva diviso con Gramsci la prigionia nel carcere di Turi, e che ad Eboli, città natale di Abdon, lo aveva iniziato giovinetto all’antifascis­mo e alla militanza comunista. E ho saputo che la stessa domanda lui la faceva molto spesso ai giovani che si presentava­no al Partito.

Fu lui a sostenere e imporre che il ministero della Sanità decidesse la vaccinazio­ni di massa, fu lui a guidare la mobilitazi­one senza precedenti della forte organizzaz­ione del partito che aveva ostinatame­nte costruito da segretario della Federazion­e dal 1955, e che dispiegò effetti positivi inimmagina­bili. Le sezioni diventaron­o il luogo dove la gente andava chiedere, a cancellare le paure e i ribellismi insensati (come quelli coevi della rivolta calabrese «boia chi molla») che la destra neofascist­a tentava di diffondere e cavalcare. In quei giorni lo avevo seguito da vicino come cronista. Lui me lo ha ricordato in quella dedica. «Centrale nell’impegno di Abdon e di quella generazion­e fu la partecipaz­ione alle lotte per il progresso civile ed economico di Napoli e del Mezzogiorn­o d’Italia» ha ricordato ieri Umberto Ranieri.

 ??  ?? La figura Una immagine datata di Abdon Alinovi, scomparso ieri È stato dirigente del Pci, partito per il quale è stato leader regionale
La figura Una immagine datata di Abdon Alinovi, scomparso ieri È stato dirigente del Pci, partito per il quale è stato leader regionale

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy