Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il debito sfiora 1,7 miliardi E Napoli «allunga» il piano di riequilibrio finanziario
Ogni anno, fino al 2032, rientro da (quasi) 92 milioni
Il debito («presunto») del Comune di Napoli ammonta a 1,96 miliardi di euro. Ieri notte la giunta guidata da de Magistris ha rimodulato il piano di riequilibrio finanziario che durerà per 15 anni. Rientro da 91,7 milioni all’anno fino al 2032.
Con la norma spalmadebiti, inserita nella legge di Bilancio 2018 approvata nel dicembre scorso dal Parlamento, il Comune di Napoli ha evitato il crac finanziario. Per Napoli sarebbe stato un disastro. La norma consente agli enti locali in predissesto di spalmare il debito su venti anni. E ieri notte la giunta comunale di Napoli, sulla scorta anche delle prescrizioni della Corte dei Conti, ha approvato la riformulazione del piano di equilibrio finanziario pluriennale. Al 31 dicembre 2017 il presunto disavanzo è di un miliardo e 690 milioni e, secondo il piano approvato dalla giunta, l’equilibrio finanziario dovrebbe avvenire entro il 2032. Per raggiungere l’obiettivo sono previsti interventi di carattere straordinario (come dismissioni immobiliari e quote societarie, incremento delle entrate dal recupero dell’evasione) e ordinario. Inoltre la capacità di riscossione del Comune di Napoli è di circa il 62% ed è in costante miglioramento.
Il nuovo piano di rientro del debito è stato formulato su quindici anni e nei prossimi giorni sarà sottoposto all’approvazione del Consiglio comunale. Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, attacca: «Noi governiamo con le mani pulite ma fa un po’ rabbia che dobbiamo pagare i debiti di 40, 30 e 20 anni fa, di stagioni politiche scellerate e che all’epoca hanno distrutto la città e di cui oggi paghiamo le conseguenze in termini di diritti che non riusciamo a garantire e bisogni che non riusciamo a soddisfare».
Il piano costituisce una riformulazione del piano di riequilibrio in corso di attuazione approvato dal Consiglio comunale con la delibera numero 3 del 28 gennaio 2013 e dalla Corte dei Conti con la sentenza del 22 ottobre 2014. In modo particolare il Comune di Napoli con la delibera approvata cinque anni fa aveva attivato una procedura di riequilibrio finanziario decennale, procedura che con la legge di Bilancio 2018 è stata allungata di ulteriori dieci anni. Il Comune di Napoli, pertanto, avendo già usufruito di 5 anni ha elaborato e riformulato il nuovo piano di rientro su 15 anni.
Due sono le sezioni del nuovo piano di riequilibrio finanziario. La prima è relativa ai fattori e cause dello squilibrio, la seconda si riferisce al raggiungimento dell’equilibrio entro il 2032. Il piano è stato redatto considerando le prescrizioni della Corte dei Conti contenute nella deliberazione 240/2016, relativamente alla riedizione del riaccertamento straordinario per la costituzione al 1 gennaio 2015 del fondo passività potenziali nonché del fondo destinato alla restituzione del fondo di rotazione. Come già detto, al 31 dicembre 2017, il presunto disavanzo da ripianare è di un miliardo e 690 milioni di euro.
E, come hanno spiegato dal Comune di Napoli, «in stragrande parte frutto di legislazione recente che ha obbligato gli enti locali a predisporre appositi fondi di riserva». Il nuovo percorso prevede un ripiano annuo di circa 91,7 milioni di euro. Nella delibera è delineato anche un excursus storico sulla capacità di riscossione di Palazzo San Giacomo che nel triennio 20152017 si è incrementata nonostante si siano ridotti in modo considerevole i trasferimenti a titolo di fondo di solidarietà comunale.
Il sindaco de Magistris ha voluto chiarire la genesi i debiti accumulati dal Comune ed ha lanciato accuse, non certo velate, a chi ha guidato il Comune prima della sua elezione. «Anche chi ricopre cariche istituzionali terze e imparziali dice che parliamo di debito storico e inefficienze del passato», ha detto il sindaco ricordando le sottolineature della Corte dei Conti sul retaggio di debito della città. «Napoli - ha concluso - finora ce l’ha fatta da sola nonostante le discriminazioni, i tagli ingiusti, i tanti governi nazionali che non hanno sostenuto i territori, i Comuni del Mezzogiorno, nonostante i governi regionali. Ce l’ha fatta perché abbiamo grande forza, passione e competenza, come popolo e come amministrazione».
Nuove norme Obbligano gli enti locali a disporre fondi di riserva