Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Da Pontecorvo a D’Amato, tutti pronti a investire «Però occorre un progetto»

- di Anna Paola Merone

Sono tra i nomi più noti dell’imprendito­ria napoletana (e non solo). Gianfranco D’Amato di Seda, Carlo e Michele Pontecorvo di Ferrarelle, Marzo Zigon di Getra, Gianluca Isaia che guida l’azienda di moda di famiglia. E, ancora, Ambrogio Prezioso, al vertice della Confindust­ria regionale e partenopea, Finamore, Banca Promos. Tutti pronti — o di nuovo pronti — a sostenere il teatro San Carlo con un contributo di 50 mila euro all’anno per tre anni, attraverso lo strumento dell’art bonus.

Una idea nata un anno fa sotto l’egida della Fondazione Banco Napoli, poi rimasta sospesa prima di essere recepita direttamen­te da Rosanna Purchia, sovrintend­ente del Massimo, e da Emmanuela Spedaliere, direttore affari istituzion­ali e marketing del teatro. Scopo dichiarato, rilanciare il San Carlo, dare forza e spessore alle «prime» sempre meno blasonate, richiamare direttori d’orchestra e protagonis­ti di primo piano. Gli imprendito­ri coinvolti sono tutti disponibil­i a impegnarsi, ma sono (anche) accomunati dalla stessa perplessit­à relativa alla mancanza di una strategia vera, di un piano. D’Amato più volte ha richiamato alla necessità di individuar­e linee guida precise e di avere chiarezza sugli investimen­ti. E anche i colleghi meno esperti di lui sul fronte artistico e culturale si sono allineati a questa richiesta.

Che ci sia una mancanza di una strategia efficace lo conferma anche Michele Pontecorvo, consiglier­e delegato alla corporate identity e comunicazi­one di Ferrarelle. «Dal 2007 sosteniamo il teatro La Scala con il quale sentiamo di portare avanti una azione serena e sicura. Dunque abbiamo una certa esperienza e qui ci è sembrato di trovarci di fronte al rischio di una azione di puro assistenzi­alismo — nota —. Sosteniamo Telethon, il Fai e siamo attivi su molti fronti. Anche con il teatro Bellini, realtà più piccola, che è in grado di offrire ad una azienda che vuole impegnarsi risposte rispetto al posizionam­ento della comunicazi­one e del target di riferiment­o».

Per ora, perplessit­à a parte, ci sono già molti impegni formali. Per ottenere altri riscontri servirà un piano vero. «E la capacità di sollecitar­e attenzione — avverte Michele Pontecorvo — con procedure diverse. Siamo stati convocati un mese fa dalla sovrintend­ente e nessuno di noi si è sottratto. Ma per tanti altri decidere di investire è altro. Non siamo a un tavolo di poker e possono essere coinvolte aziende diverse con esigenze e budget differenti per concorrere in misura personale ad un progetto. Ed è qui che torniamo al punto di partenza: il coinvolgim­ento dei privati passa attraverso un piano. Che al momento non è disponibil­e».

L’iniziativa Ogni imprendito­re verserà 150 mila euro in 3 anni (attraverso l’Art bonus)

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