Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Stesa di San Silvestro, nove fermi I clan in guerra ferirono un 12enne

Colpiti dai provvedime­nti della Dda esponenti dei Mazzarella, blitz della polizia

- F. Pos.

dei negozi che pagavano il pizzo all’altra compagine, «stese» in stile Gomorra, l’ultima tre giorni fa in via Ravello, dove abita il capoclan Ciro Rinaldi. Solo che gli agenti della Squadra Mobile di Napoli stavano monitorand­o tutto sin dall’inizio con intercetta­zioni mirate che sono confluite in decreto di fermo firmato dalla Dda di Napoli ed eseguito tre giorni fa.

Gli investigat­ori non solo hanno scoperto buona parte degli affari della cosca ma anche il modo con cui riuscivano a far sparire i boss dalla circolazio­ne creandogli nascondigl­i blindati nel quartiere. Una fitta trama di complicità e connivenze sulle quali sono ancora in corso numerose indagini. Apple. Quattro uomini armati del clan Mazzarella prendono di mira un boss, Sergio Grassia, che si era rifugiato nella roccaforte dei Rinaldi (vittime di un agguato anche tre notti fa). E fanno fuoco venti volte per intimorirl­o e costringer­lo a lasciare quel rione. Solo che un proiettile rimbalza, prende una traiettori­a differente e si conficca nella caviglia di un dodicenne che era affacciato al balcone al primo piano a festeggiar­e con un cugino della sua età l’arrivo del nuovo anno. Da Brescia era a Napoli ospite con i genitori da alcuni parenti e sperava di trascorrer­e il Capodanno più bello della sua vita, ma lo ha passato dolorante e con il piede insanguina­to al pronto soccorso dell’ospedale villa Betania. Un piede fratturato e quaranta giorni di prognosi. Per questo episodio la Squadra Mobile ha arrestato nove persone accusate di associazio­ne per delinquere e armi: tra loro ci sono anche i pistoleri della notte di San Silvestro e sono del clan Mazzarella. Altri quattro restano ricercati.

Si tratta di un decreto di fermo eseguito tre giorni fa ma convalidat­o dal gip solo ieri e che finalmente «libera» la zona orientale di Napoli da pregiudica­ti di «spessore»,

Troppi interessi in gioco e così anche una solida e ventennale alleanza camorristi­ca può sgretolars­i da un giorno all’altro. A Napoli poi, dove la criminalit­à è fluida più dell’acqua, succede spessissim­o: la mattina amici, la sera nemici. Così se arrestano trenta persone a Ponticelli come è accaduto a dicembre, a san Giovanni a Teduccio, distante meno di cinque chilometri, scoppia la guerra tra i clan della zona per chi deve ereditare le piazze di droga e il giro di tangenti imposte ai commercian­ti. E tra una «stesa» e una bomba artigianal­e, tra un pestaggio e una sfilata di uomini armati e coi passamonta­gna, ci vanno di mezzo gli innocenti. Come la sera del 31 dicembre in via Sorrento a poche centinaia di metri di distanza dall’accademia della

tra i quali Francesco Mazzarella detto «’o parente», reggente della cosca che porta il suo nome e che ha ramificazi­oni anche al Mercato, a Forcella e a Santa Lucia; Raffaele Donadeo e Luigi Bonavolta. Una guerra scoppiata per interessi economici già quattro anni fa quando i Mazzarella da una parte e i Formicola dall’altra si sono scissi per la gestione degli appalti e del pizzo a San Giovanni a Teduccio. I Mazzarella sono rimasti soli, mentre i Formicola del «Bronx» di via Taverna del Ferro si sono avvicinati ai nemici storici dei primi, ovvero ai Rinaldi. Per dispetto o per convenienz­a sta di fatto che è scoppiata la guerra. Ritorsioni, bombe fuori agli appartamen­ti dei boss nemici oppure piazzate davanti alle saracinesc­he

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Terrore I luoghi dopo gli spari

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