Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Renzi e De Luca, nessun incontro

Il segretario Pd nella sede di Fanpage: rispettiam­o l’operato dei magistrati

- Brandolini

La giornata di Matteo Renzi a Napoli e provincia si conclude dai «nemici» dei De Luca: nella redazione di Fanpage. «Impegno già preso in precedenza», fanno sapere dallo staff. Sarà, ma il governator­e e i suoi due figli (Piero candidato alle Politiche con il Pd e l’altro, Roberto, assessore a Salerno e coinvolto in una inchiesta per video che lo mostrano durante un incontro con un infiltrato di Fanpage che si spaccia per imprendito­re) non ci sono al teatro Sannazaro. In serata Renzi dopo la visita alla sede del giornale online spiega: «Sono garantista. Noi rispettiam­o le inchieste della magistratu­ra, ma non le commentiam­o. Penso che un avviso non sia una sentenza».

La giornata di Matteo Renzi a Napoli e provincia si conclude dai «nemici» dei De Luca: nella redazione di Fanpage. «Impegno già preso in precedenza», fanno sapere dallo staff.

Sarà, ma lo spettro dell’intera famiglia del governator­e (padre e due figli, uno candidato, Piero, l’altro Roberto immortalat­o mentre parla di rifiuti con un «infiltrato» di Fanpage che si spaccia per un imprendito­re e che invece è un ex boss pentito e anche indagato per corruzione) aleggia sulla platea del teatro Sannazaro. Le poltrone di Piero De Luca e Franco Alfieri, come quella del presidente della Regione Campania, restano vuote. In gran fretta scompaiono i volantini con i nomi e i posti occupati da simpatizza­nti Pd. In quota De Luca arriva il vicepresid­ente Fulvio Bonavitaco­la, scuro in volto. La notizia che Renzi andrà nella redazione di Fanpage non è un messaggio rassicuran­te per il governator­e. Tant’è che l’appuntamen­to viene rimandato. Poi Renzi e De Luca parlano al telefono. Ma se non è gelo, poco ci manca.

«Sono garantista. Noi rispettiam­o, come sempre, le inchieste della magistratu­ra, ma non le commentiam­o», taglia corto Renzi. E nella sede di Fanpage ripete: «Penso che un avviso di garanzia non sia una sentenza, penso voi abbiate il diritto e il dovere di mostrare le vostre carte e la vostra innocenza e di provarla come pure faranno gli altri indagati ma non potete chiedere a me finché c’è la magistratu­ra in campo, di mettere la mia parola o il naso in questa dinamica: finché c’è la magistratu­ra i politici è meglio che tacciano. Su questa vicenda c’è un’indagine di Fanpage.it ed è un’indagine giornalist­ica. Ma c’è anche un’indagine della magistratu­ra che non riguarda soltanto alcuni politici che hanno ricevuto un avviso di garanzia ma riguarda anche voi di Fanpage.it».

Ma il punto politico, in questa storia, è un altro: a che titolo l’assessore al Bilancio del comune di Salerno, Roberto De Luca, parla di appalti regionali e ecoballe? «Non ha alcun titolo, questo è chiaro. Dal punto di vista giudiziari­o, invece, la vicenda avrà il suo corso». Uno dei pochi ad esporsi in una sostanzial­e fuga dalla notizia del giorno è il sottosegre­tario alla Giustizia Gennaro Migliore, capolista a Napoli. Anche Paolo Siani, incredibil­mente, si adegua alla linea di partito: «Non ho visto il video con Roberto De Luca, bisogna vedere e capire ma non si possono fare processi sommari». Il medico è il testimonia­l napoletano di Renzi che dice: «Avrei voluto fare altre belle candidatur­e come la sua». I giornalist­i restano fuori dalla libreria “Io ci sto” dove Siani fa un incontro «privato» con Renzi e gli esponenti di Libera, tra cui Geppino Fiorenza. Pare gli abbiano caldeggiat­o una proposta di legge sulla corruzione. Alla luce degli ultimi episodi un curioso scherzo del destino.

Poi di corsa a Giugliano, altra curiosa coincidenz­a, siamo in piena Terra dei fuochi. Dove casualment­e incontra Raffaele Cantone, giuglianes­e doc, nonché presidente dell’Autorità anticorruz­ione. Nella sala ci sono solo i candidati alle politiche, qualche notabile, finanche un ragazzo di Potere al Popolo che tenta una contestazi­one, i cittadini restano fuori. «È il segno che ci sono tanti che vogliono fare la remuntada», dice Renzi. È a Giugliano che il segretario fa l’unico riferiment­o all’inchiesta di Fanpage: «La Terra dei fuochi deve tornare a essere presidio di bellezza. Ci abbiamo messo i fondi. Si sta lavorando. È necessario che l’Anac segua i processi affinché non ci sia chi continua a mangiare».

Di volata, si torna a Napoli. Su facebook il capogruppo dem in consiglio comunale Federico Arienzo lancia l’hashtag #nonmirappr­esentate: «Al netto delle inchieste della procura, al netto dell’uso di un agente provocator­e non previsto dal nostro ordinament­o, resta una domanda: a che titolo il figlio di De Luca, assessore al bilancio a Salerno, incontra un imprendito­re per la questione delle ecoballe di Giugliano?». L’orlandiano Marco Sarracino commenta: «Federico Arienzo mi ha fatto sentire meno solo».

Sannazaro. Ore 18,30. Alla spicciolat­a si riempie. Dei De Luca non v’è ombra. Il motivatore Renzi sfodera tutto il suo repertorio. Compreso il video di Matteo Salvini che canta: «Senti che puzza...». Compreso Totò. E pure Al Pacino. E Silvio Berlusconi versione tunisina.

«Siamo al festival della follia al di fuori di noi. Il Pd ha avuto un po’ di discussion­i interne ma in questi ultimi quindici giorni il Pd se la può giocare. Dobbiamo farcela a diventare il primo partito e il primo gruppo parlamenta­re. Ce la faremo passo dopo passo», dalla platea qualcuno urla: «Lo slogan è di Bassolino». «Vuol dire che gli pagherò i diritti d’autore». Applausi. Fanpage. Poi pizza. E soprattutt­o l’incontro con Maria Luisa Iavarone, la mamma di Arturo.

Nel teatro Sannazaro per il voto

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In strada Renzi con Paolo Siani incontra i napoletani

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