Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Soldi, bugie e videotape Fidarsi solo della Giustizia

- di Antonio Polito

Èun vero peccato che i figli di De Luca, Piero e Roberto, non abbiano ascoltato i caldi consigli, gli ordini quasi, che il padre racconta di aver dato loro tante e tante volte: non fate politica, non sapete quanti dolori e amarezze possa riservarvi. Ma niente, loro hanno insistito. La passione del bene comune, la voglia di mettersi al servizio della comunità, è stata tale da costringer­li a disobbedir­e al padre, cosicché, per meriti propri che i loro curricula testimonia­no e senza alcun rapporto con il potere esercitato dal padre nel Pd a Salerno, sono finiti a fare l’uno l’assessore al Bilancio a Salerno e l’altro il candidato del Pd a Salerno. E, immediatam­ente, la malevolenz­a della gente li ha colpiti, accendendo su di loro i fari dei media, esattament­e come il padre, con amorevolez­za, li aveva avvisati sarebbe successo. Perché diciamoci la verità, se non fosse stato il figlio di De Luca difficilme­nte Fanpage sarebbe andata dall’assessore al bilancio di Salerno per proporgli un lavoro di rimozione delle ecoballe che spetta alla Regione. E, se non fosse stato il figlio del governator­e della Regione, quello stesso assessore gli avrebbe risposto «e io che c’entro, visto che la materia è di competenza della Regione?». E tutto sarebbe finito lì. Invece la vicenda giudiziari­a campana ci consegna oggi un altro debutto assoluto, quello della inchiesta giornalist­ica condotta da un ex camorrista che fa l’agente provocator­e, e che propone affari sporchi a politici e funzionari per vedere chi abbocca. Si tratta di un unicum nel mondo occidental­e.

Perché anche laddove la figura dell’agente provocator­e è ammessa dalla legge, solo un funzionari­o pubblico, un inquirente, può andare in giro a tentare di far cadere in tentazione i sospettati, e registrarl­i mentre ci cadono. Così avviene per esempio negli Stati Uniti. E così in realtà succede anche in Italia, dove questo lavoro investigat­ivo è ammesso legge ma solo nei casi di indagini sul crimine organizzat­o. Tanto è vero che gli emissari di Fanpage e il suo direttore sono ora indagati dalla procura di Napoli per il reato di induzione alla corruzione.

Questo punto è molto importante e non solo formale. Perché un inquirente ha il dovere, nell’ambito della sua inchiesta, di riportare tutto ciò che ha visto e saputo, anche ciò che in ipotesi sia favorevole all’indagato o che lo scagioni. Proprio perché agisce con i poteri e per conto dello Stato. Anche un pm per la legge italiana deve comportars­i così. Tanto è vero che l’allora capitano dei carabinier­i Scafarto è oggi indagato ed è stato sospe- so dall’Arma proprio per il sospetto di aver taciuto o modificato circostanz­e della sua inchiesta su Consip (anche lì c’era in mezzo un padre del Pd, Tiziano Renzi, e anche lì il pm era Woodcock). Invece un privato potrebbe in ipotesi - non è certo questo il caso dell’inchiesta di Fanpage, ne siamo certi - portare a conoscenza del pubblico e della giustizia solo gli spezzoni della propria inchiesta che facciano al caso suo, e indirizzar­e l’azione della magistratu­ra nella direzione voluta. La lotta politica così si imbarbarir­ebbe sino al livello dello spionaggio, e non sarebbe certo per questo più etica. E infatti sempre la legge - povera derelitta - vieta di rendere pubblici colloqui registrati da privati senza l’assenso del registrato. Per dire: perfino un video di Scherzi a parte ha bisogno della liberatori­a per andare in tv.

Voi direte: ma che ci importa di come è stata accertata la verità, ciò che conta è che la verità venga a galla. A parte il fatto che, anche dopo aver visto il video, io non l’ho ancora capito quale sia, non ho cioè capito se De Luca abbia compiuto o anche solo intenda compiere reati, visto che ciò che dice quando è in scena non pare provarne nessuno. Prove inoppugnab­ili possono eventualme­nte essere trovate solo dagli inquirenti. Che indagano. Ma c’è anche altro. Iedalla ri su questo giornale Marco Demarco ha scritto parole definitive su quanto sia difficile distinguer­e tra Verità e Falso, soprattutt­o di questi tempi. Mi permetto solo di aggiungere che è maledettam­ente difficile distinguer­e anche tra le verità, come quelle accertabil­i in processo, e la Verità con la maiuscola. Perfino nella scienza non si può parlare di Verità, come Karl Popper ci ha insegnato, ma solo di ipotesi falsificab­ili: con la nostra mente umana possiamo cioè dare per certo solo ciò che non è vero. La fisica quantistic­a, che ha scoperto come funziona il mondo, si basa sul principio di indetermin­azione, secondo il quale la realtà viene modifica- ta per il solo fatto di osservarla in un esperiment­o. Ecco perché le utopie di controllo totale e preventivo del delinquere, come nel film Minority Report, sono tipiche delle società totalitari­e, nelle quali il potere stabilisce qual è la sua Verità, e poi giudica in base a quella.

Questo metodo è molto pericoloso, dobbiamo averne paura, e che stavolta ci sia caduto dentro il figlio di De Luca dovrebbe preoccupar­e anche gli avversari di De Luca. Preoccupa in ogni caso anche chi come noi è nauseato dal livello di corruzione che ha raggiunto la politica nella nostra Regione e si augura che sia fatta piazza pulita di tutto questo malaffare.

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