Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Patto tra atenei per fermare la fuga dei cervelli
Al Sabato delle idee proposta dello scienziato Marco Salvatore «La circolazione tra atenei italiani e esteri è un’opportunità»
Al Sabato delle idee proposta di Marco Salvatore: «La circolazione tra atenei italiani e esteri è una occasione per fermare la fuga dei cervelli».
Alla vigilia delle elezioni il messaggio è semplice e chiaro: più attenzione alla ricerca. Che non significa più fondi, non soltanto, ma più mobilità dei cervelli, più dinamismo, meno burocrazia. Questo chiedono scienziati e docenti al governo che sarà. «Se la fuga dei cervelli diventasse semplicemente una proficua circolazione dei cervelli non staremmo più parlando di un problema ma bensì di una grande opportunità»: così il promotore del «Sabato delle Idee», Marco Salvatore, ha aperto la decima edizione del «pensatoio» napoletano. Proprio alla «fuga dei cervelli» era dedicato infatti l’incontro organizzato in collaborazione con il Cnr ospitato ieri nella sala conferenze dell’Azienda ospedaliera Santobono-Pausilipon di Napoli.
«All’Italia e al Sud manca un collegamento virtuoso con i nostri migliori scienziati sparsi per il mondo le cui esperienze possono e devono diventare un patrimonio per il sistema della ricerca del nostro Paese», ha aggiunto Salvatore lanciando l’idea di «una collaborazione sistematica e periodica tra le università e i centri di ricerca italiani e le nostre migliori intelligenze che lavorano all’estero che potrebbero diventare fare da guida ai ricercatori che lavorano in patria».
Con la premessa, dunque, che la circolazione degli scienziati napoletani e meridionali, la loro esperienza nei centri di ricerca in altri Paesi o in altre regioni d’Italia, non è di per sé un male. Lo è se il loro spostamento è esclusivamente unidirezionale, lungo direttrici che li portano via senza né dare loro la possibilità di rientrare, né portare qui ricercatori di altre parti d’Italia e del mondo. Cioè se invece di circolazione è fuga perché non ci sono sbocchi nel Sud, in Campania e a Napoli.
La proposta di Marco Salvatore è stata raccolta da Gaetano Manfredi, rettore della Federico II e presidente della Crui, il quale ha poi precisato che «uno dei grandi problemi del sistema universitario italiano è l’eccesso di burocrazia con l’applicazione di regole previste per gli enti pubblici in un contesto completamente diverso, come nel caso del divieto di svolgere altre attività per i docenti equiparati ai dipendenti pubblici». La soluzione per Manfredi può esLa sere quella del «doppio contratto che leghi i nostri migliori cervelli sia a università estere sia ad atenei o centri di ricerca italiani». In questo modo «non ci sarebbero più drastiche scelte di fuga ma la possibilità di creare network internazionali di ricerca».
proposta è stata condivisa anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti da dove, grazie ai collegamenti con Portsmouth e Boston, sono intervenuti il chirurgo napoletano Valerio Celentano e il farmacologo irpino Nello Mainolfi, vincitore del Premio Farnesina 2018 come migliore innovatore italiano nel mondo.
Favorevole al «doppio contratto» pure il presidente del Cnr Massimo Inguscio, secondo il quale «alcuni dei migliori giovani italiani fuggono all’estero proprio perché trovano piani di reclutamento più snelli e sistemi di valutazione più meritocratici».
«Ma non è detto che chi va a far carriera all’estero sia più bravo di chi resta qui», ha sottolineato Davide Marocco, docente di psicometria e ricercatore del Nac, Laboratorio di cognizione naturale e artificiale della Federico II dopo dieci anni fuori Italia: «Però è vero che per aumentare la nostra attrattività occorre maggiore autonomia nel reclutamento e negli investimenti». Per esempio con il «doppio contratto».
Massimo Inguscio presidente Cnr I talenti vanno via perché trovano piani di reclutamento più snelli e sistemi di valutazione più meritocratici Gaetano Manfredi rettore Federico II Così potremmo puntare a creare network internazionali di ricerca