Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Eternapoli» La post-città parco virtuale per Servillo
Da una parte un linguaggio asciutto, costruito per slogan, perentorio, ma a tratti anche sornione e accattivante. Dall’altra una composizione musicale che ne ricalca i toni, spingendosi sulle soglie di un neoespressionismo colto e destrutturato, attento alla circolarità dei pieni orchestrali quanto ai dettagli più minuti delle scansioni percussive, fra cui spuntano anche tammorra e triccheballacche. Risultato, un intrigante melologo, l’Eternapoli presentato in prima nazionale al San Carlo, capace di miscelare con equilibrio il testo di Giuseppe Montesano (tratto dal romanzo Di questa vita menzognera), la plastica voce di Toni Servillo (foto) e quella più rarefatta di Imma Villa, le note di Fabio Vacchi dirette da Donato Renzetti e le didascalie dell’ampio coro del Massimo. E fra le pieghe dell’inedito allestimento il cuore della narrazione: la distruzione di Napoli, così come giunta sino a noi, per dar vita a una sorta di Las Vegas mediterranea, luogo mutante del divertimento culturale (e virtuale), utilizzabile a seconda dei gusti: la città greca, quella romana, quella barocca, quella dominata dalla camorra e così via. Un’idea parossistica dettata dal nuovo potere retto dalla famiglia Negromonte. E nell’imponente performance del San Carlo non è stato difficile scorgere paralleli fra l’orizzonte distopico di Eternapoli con quello che nel 1927 Fritz Lang aveva ipotizzato in Metropolis. Una città, cioè, retta da un gruppo di industriali senza scrupolo la cui unica opposizione era affidata alla dolce Maria (come qui accade alla voce di donna di Imma Villa). Un accostamento che anche Vacchi non contraddice, scegliendo la strada della comunicabilità, arricchita anche da brevi frammenti rossiniani di tarantella. E Servillo? Sulle sue forti spalle il peso del ruolo guida di un Calebbano postshakespeariano, che inneggia al denaro come unico dio, toccando più registri: quello stentoreo del potente imbonitore, quello più intimo, e spesso dialettale, del suadente persuasore.