Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Così è stata violata la mia libertà di voto
NAPOLI «Non difendo una persona in particolare o una famiglia, di cui non mi frega nulla. Ma il principio sì».
E qual è, secondo lei, il principio che Fanpage avrebbe tradito? «La mia libertà di voto». In molti storceranno il naso a leggere Claudio Velardi. Comunicatore, insegnante di lobbysmo, presidente di una fondazione Ottimisti e razionali, che ha un titolo che è un programma. «Mi ricorda la storia di O.J. Simpson. Insomma era evidente che fosse colpevole, però è stato assolto quindi è innocente. La giustizia va così».
La giustizia andrà così, il giornalismo è un’altra cosa.
«Appunto. Per me il giornalismo è un’altra cosa da quello di Fanpage. Ci sono principi che regolano la convivenza e le società democratiche che non prevedono metodi del genere. In quel modo si invalidano le regole della democrazia».
Non le sembra di esagerare? E poi se anche fosse? Un giornale, un giornalista perché dovrebbe preoccuparsene se fa il suo lavoro?
«Se ne deve preoccupare eccome. Abbiamo questa inchiesta giornalistica sulla base della quale una forza politica perde o vince le elezioni. Poi casomai si scopre che non ha base giudiziaria. A quel punto che succede?».
Un giornalista non fa il pm, che c’entra la base giudiziaria?
«Infatti non frega neanche a me. Ma attenti: per me è un’inchiesta ad orologeria. Quindi mette in discussione la mia possibilità di andare a votare liberamente. Mette un’ipoteca sul mio voto. Lede la mia libertà di elettore».
Lei davvero pensa che influenzerà il voto?
«Utilizzo un superlativo, anche se non è corretto: influenzissimerà il voto. Perché esce a sette giorni dalle elezioni. E funziona, dal punto di vista della comunicazione, come mille spot elettorali».
Lei sta dicendo che un giornalista scopre uno scandalo, ma siccome siamo in campagna elettorale si deve censurare?
«Ma figuriamoci se voglio censurare qualcuno. Però questa è una bomba scientificamente programmata per scoppiare in campagna elettorale. Vi sembra possibile che durante l’intero anno tutti siano onesti e solo in campagna elettorale siano invece tutti fetenti? I disonesti, i ladri, i farabutti operano h24, 365 giorni all’anno. Da comunicatore so, invece, che la dinamica mediatica interferisce. Può darsi pure che interferisca a favore di De Luca, questo non lo sappiamo. Ma si rifanno le elezioni se accade? C’è una disparità: non siamo sullo stesso piano noi elettori, i politici e voi giornalisti».
Secondo lei la stampa ha più potere?
«Senza alcun dubbio. Poi vengono i magistrati e solo alla fine i politici, che sono stupidi a fare politica».
Ma lei del sistema di corruzione, vero o presunto che sia, del sistema dei rifiuti, non parla?
«Perché cambia qualcosa? Ribadisco difendo un principio».
E qual è il principio che fa dire a De Luca: camorristi e squadristi?
«Ha sbagliato De Luca, ha usato un linguaggio violento ma è sempre stato violento».
Ed è normale anche il familismo?
«In quasi tutte le nazioni del globo, dall’America alla Corea del Nord passando per l’Italia, l’Asia e l’Africa il consenso è considerato come un patrimonio che si dà in eredità. È un dato di fatto».
Le conseguenze Non censuro ma il giornalismo è un’altra cosa da quello di Fanpage Alla base di questa inchiesta una forza politica perde o vince le elezioni