Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Effetto-Brexit L’Ue pronta a tagliare i fondi per il Sud
Le priorità di bilancio all’esame del Consiglio europeo
L’allarme lo ufficializza ieri dalle colonne del «Corriere della Sera» Enzo Moavero Milanesi, che è stato ministro degli Affari Europei nel governo Monti ed è consigliere di Paolo Gentiloni: attenzione a ciò che accadrà nel Consiglio europeo di oggi a Bruxelles dove si discuteranno le priorità politiche del bilancio dell’Unione Europea per il dopo 2020. Moavero Milanesi ha avvertito che «in uno degli scenari futuri si esclude ogni incentivo a sostegno delle nostre regioni, a partire da quelle del Mezzogiorno».
Ma già segnali di allarme erano stati percepiti tra gli euroburocrati italiani: la commissione Juncker per il dopo Brexit ha in programma di tagliare la politica di coesione. La perdita del significativo contributo al finanziamento del bilancio comunitario dopo l’uscita della Gran Bretagna impone forti risparmi. E poi oggi ci sono altre priorità, prima tra tutte la sicurezza e l’immigrazione. Le uniche voci di spesa per le quali la Commissione propone scenari di tagli sono le politiche di coesione e quelle agricole.
Per le prime, Bruxelles ipotizza tre scenari, ma il più inquietante è quello che punta a tagliarle di un terzo, di fatto continuando a sostenere solo i Paesi dell’Est. Per il Sud, che da anni può fare affidamento solo sui fondi europei, e questo non è certo un bene, perché finiscono per essere totalmente sostitutivi delle risorse sia ordinarie che speciali dello Stato, che invece dovrebbero essere investite nelle regioni meridionali almeno in rapporto alla popolazione che le abita, sarebbe un colpo mortale.
Dopo il danno, la beffa. Perché già il Mezzogiorno è costretto a subire il vero e proprio dumping fiscale, con macroscopiche differenze nei livelli di tassazione del lavoro e del reddito d’impresa, aggravatosi negli anni delle recessione, interno alla periferia dell’Unione.
In virtù di questa concorrenza sleale non si è arrestato il processo di crescita di quasi tutte le economie dell’Est, mentre il Sud, e l’intera Italia, pagano il prezzo più elevato. Non a caso in questi giorni il
Claudio De Vincenti Nel piano per il dopo 2020 le risorse dovranno riguardare tutte le regioni Ue per un uguale grado di sviluppo ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda sta conducendo una serrata trattativa con Bruxelles per impedire la delocalizzazione dell’Embraco in Slovacchia. E due giorni fa lo stesso Gentiloni è tornato alla carica chiedendo un sistema di compensazione fiscale adeguato nell’Unione Europea, in particolare all’interno della zona euro.
Ieri è scesa in campo anche la Conferenza delle regioni che sollecita l’Ue e non ridurre l’impegno del bilancio europeo nelle politiche di coesione: il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, in veste di vicepresidente della Conferenza con delega alla Coesione, ha scritto al presidente del Consiglio, rivendicando fermezza da parte del governo nel difendere una dotazione finanziaria desti- nata a questa politica almeno pari ai livelli attuali.
Ieri il ministro della Coesione Territoriale e del Mezzogiorno Claudio De Vincenti, nel corso di un incontro a Roma con la commissione europea per le politiche regionali Corina Cretu, non è apparso pessimista: «Stiamo elaborando con la Commissione il piano pluriennale per il dopo 2020 al termine dell’attuale programmazione ha spiegato - e le risorse dovranno riguardare tutte le regioni Ue per un uguale grado di sviluppo».
Quale è la strategia che il governo italiano, e per esso il premier Gentiloni, esporrà oggi al Consiglio europeo? Le politiche di coesione territoriale dell’Europa sono i pilastri fondamentali, e per questo motivo vanno difese, anzi rilanciate, perché sono quelle che maggiormente guardano ai problemi dei cittadini.
Anzi, bisogna puntare su un rafforzamento degli investimenti e non si possono non legare i fondi strutturali al rispetto dello stato di diritto e della solidarietà intra-europea.
Un chiaro monito per quei paesi ex comunisti dove negli ultimi tempi sono state fatte scelte non sempre in linea con i principi basilari della democrazia rappresentativa.
L’ipotesi In vista la riduzione di un terzo del budget e saranno sostenuti solo i paesi dell’Est
Reazione Il governo italiano non si arrenderà: «Servono investimenti»