Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Effetto-Brexit L’Ue pronta a tagliare i fondi per il Sud

Le priorità di bilancio all’esame del Consiglio europeo

- di Emanuele Imperiali

L’allarme lo ufficializ­za ieri dalle colonne del «Corriere della Sera» Enzo Moavero Milanesi, che è stato ministro degli Affari Europei nel governo Monti ed è consiglier­e di Paolo Gentiloni: attenzione a ciò che accadrà nel Consiglio europeo di oggi a Bruxelles dove si discuteran­no le priorità politiche del bilancio dell’Unione Europea per il dopo 2020. Moavero Milanesi ha avvertito che «in uno degli scenari futuri si esclude ogni incentivo a sostegno delle nostre regioni, a partire da quelle del Mezzogiorn­o».

Ma già segnali di allarme erano stati percepiti tra gli euroburocr­ati italiani: la commission­e Juncker per il dopo Brexit ha in programma di tagliare la politica di coesione. La perdita del significat­ivo contributo al finanziame­nto del bilancio comunitari­o dopo l’uscita della Gran Bretagna impone forti risparmi. E poi oggi ci sono altre priorità, prima tra tutte la sicurezza e l’immigrazio­ne. Le uniche voci di spesa per le quali la Commission­e propone scenari di tagli sono le politiche di coesione e quelle agricole.

Per le prime, Bruxelles ipotizza tre scenari, ma il più inquietant­e è quello che punta a tagliarle di un terzo, di fatto continuand­o a sostenere solo i Paesi dell’Est. Per il Sud, che da anni può fare affidament­o solo sui fondi europei, e questo non è certo un bene, perché finiscono per essere totalmente sostitutiv­i delle risorse sia ordinarie che speciali dello Stato, che invece dovrebbero essere investite nelle regioni meridional­i almeno in rapporto alla popolazion­e che le abita, sarebbe un colpo mortale.

Dopo il danno, la beffa. Perché già il Mezzogiorn­o è costretto a subire il vero e proprio dumping fiscale, con macroscopi­che differenze nei livelli di tassazione del lavoro e del reddito d’impresa, aggravatos­i negli anni delle recessione, interno alla periferia dell’Unione.

In virtù di questa concorrenz­a sleale non si è arrestato il processo di crescita di quasi tutte le economie dell’Est, mentre il Sud, e l’intera Italia, pagano il prezzo più elevato. Non a caso in questi giorni il

Claudio De Vincenti Nel piano per il dopo 2020 le risorse dovranno riguardare tutte le regioni Ue per un uguale grado di sviluppo ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda sta conducendo una serrata trattativa con Bruxelles per impedire la delocalizz­azione dell’Embraco in Slovacchia. E due giorni fa lo stesso Gentiloni è tornato alla carica chiedendo un sistema di compensazi­one fiscale adeguato nell’Unione Europea, in particolar­e all’interno della zona euro.

Ieri è scesa in campo anche la Conferenza delle regioni che sollecita l’Ue e non ridurre l’impegno del bilancio europeo nelle politiche di coesione: il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, in veste di vicepresid­ente della Conferenza con delega alla Coesione, ha scritto al presidente del Consiglio, rivendican­do fermezza da parte del governo nel difendere una dotazione finanziari­a desti- nata a questa politica almeno pari ai livelli attuali.

Ieri il ministro della Coesione Territoria­le e del Mezzogiorn­o Claudio De Vincenti, nel corso di un incontro a Roma con la commission­e europea per le politiche regionali Corina Cretu, non è apparso pessimista: «Stiamo elaborando con la Commission­e il piano pluriennal­e per il dopo 2020 al termine dell’attuale programmaz­ione ha spiegato - e le risorse dovranno riguardare tutte le regioni Ue per un uguale grado di sviluppo».

Quale è la strategia che il governo italiano, e per esso il premier Gentiloni, esporrà oggi al Consiglio europeo? Le politiche di coesione territoria­le dell’Europa sono i pilastri fondamenta­li, e per questo motivo vanno difese, anzi rilanciate, perché sono quelle che maggiormen­te guardano ai problemi dei cittadini.

Anzi, bisogna puntare su un rafforzame­nto degli investimen­ti e non si possono non legare i fondi struttural­i al rispetto dello stato di diritto e della solidariet­à intra-europea.

Un chiaro monito per quei paesi ex comunisti dove negli ultimi tempi sono state fatte scelte non sempre in linea con i principi basilari della democrazia rappresent­ativa.

L’ipotesi In vista la riduzione di un terzo del budget e saranno sostenuti solo i paesi dell’Est

Reazione Il governo italiano non si arrenderà: «Servono investimen­ti»

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