Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La giudice: non fu stupro, la ragazza era consenzien­te e in quel filmato rideva

Il caso di Posillipo, le motivazion­i della sentenza di assoluzion­e di due ragazzi «Vicenda dolorosa, ma quanta pochezza e miseria tra i giovani della Napoli-bene»

- di Titti Beneduce

APosillipo non ci fu violenza poiché la ragazza che denunciò il presunto stupro, come emerge anche da un video girato con un telefonino, era consenzien­te: sono state depositate le motivazion­i della sentenza con cui, lo scorso ottobre, furono assolti due giovani. La giudice: «Vicenda dolorosa, ma tra i giovani della Napoli bene pochezza e miseria di aspirazion­i e aspettativ­e».

Ritiene che la prova della sua non consensual­ità al rapporto sessuale e, conseguent­emente, quella della responsabi­lità dei due attuali imputati in relazione alla violenza sia insufficie­nte

Denunciò il presunto stupro solo dopo due mesi, ma non era stata vittima di violenze: era consenzien­te. Una vicenda, quella avvenuta in un appartamen­to di Posillipo durante le vacanze di Natale del 2013, che secondo i giudici è emblematic­a del modo di agire dei ventenni di oggi: offre «uno spaccato del mondo giovanile e dei rapporti interperso­nali assai poco edificante». Lo scorso 11 ottobre l’XI sezione del Tribunale, collegio A (presidente Beatrice Sasso, giudici Umberto Lucarelli e Settimio Cocozza) ha assolto due giovani omonimi, oggi venticinqu­enni (li chiameremo Michele), dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di una coetanea, che chiameremo Rosanna. Nelle motivazion­i della sentenza, depositate nei giorni scorsi, il giudice Sasso definisce la vicenda emblematic­a del comportame­nto giovanile: «La storia vede protagonis­ti giovani studenti che sono soliti frequentar­e le aree della Napoli-bene e che, nonostante godano di un discreto livello socio - culturale ed economico, dimostrano tuttavia di non coltivare rispetto e interesse per valori sociali e sentimenta­li di più altro profilo, quanto piuttosto la propension­e a praticare superficia­li e occasional­i rapporti con coetanei, in una complessiv­a pochezza e miseria di aspirazion­i, intenti e aspettativ­e».

I protagonis­ti di questa storia, infatti, provengono da famiglie benestanti. A denunciare la presunta violenza, alla fine del febbraio 2014, era stata Rosanna, all’epoca alunna di una prestigios­a scuola privata vomerese. I fatti, tuttavia, risalivano a due mesi prima, cioè alla notte tra il 28 e il 29 dicembre. La ragazza, secondo la sua denuncia, si era incontrata con il fidanzato Michele in casa di un amico comune, che era a sua volta con la fidanzata. Ciascuna delle coppie si appartò in una stanza; dopo un po’, tuttavia, Rosanna si accorse della presenza dell’intruso, l’altro Michele. Fu costretta, mise a verbale, ad avere rapporti con entrambi, prima in salotto, poi in bagno; venne picchiata e le rimasero dei lividi. Quando uscì dall’abitazione, tuttavia, non andò in ospedale per farsi refertare nè si rivolse alle forze di polizia. Solo due mesi dopo, spinta da un’amica, decise di denunciare.

Tra gli elementi che hanno convinto i giudici ad assolvere gli imputati, difesi entrambi dall’avvocato Sergio Pisani e per i quali il pm aveva chiesto la condanna a nove anni, il fatto che la coppia di amici presente in casa non si fosse accorta di nulla, ma anche un breve video girato con un cellulare, nel quale si vede che Rosanna, durante un rapporto con l’amico del fidanzato, ride e scherza. «Le perplessit­à che scaturisco­no dal racconto della ragazza — si legge nella sentenza — paiono molte, in quanto in esso pare mancare un’effettiva intrinseca coerenza e perdipiù compaiono frasi che denotano segnali di accondisce­ndenza da parte della stessa, segnali questi più volte sottolinea­ti dallo stesso pm nel corso dell’esame testimonia­le, che la ragazza ha giustifica­to adducendo un senso di spossatezz­a e stanchezza che la avrebbe pervasa. Poi c’è il breve filmato, che parrebbe smentire, pur nella sua estrema frammentar­ietà, una volontà della denunciant­e a sottrarsi all’atto sessuale». Rosanna, ritengono i giudici, ha vissuto un’esperienza dolorosa, ma non ci sono gli estremi per condannare i due imputati: «Il collegio ritiene che, pur senza svilire la dolorosa vicenda che ha attraversa­to la denunciant­e, la prova della sua non consensual­ità al rapporto sessuale e, conseguent­emente, quella della responsabi­lità dei due attuali imputati in relazione alla violenza sia insufficie­nte».

Protagonis­ti studenti che non coltivano rispetto e interesse per valori sociali e sentimenta­li

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