Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Manita a Cagliari, ecco la «decima» Prove di fuga: più 4 sulla Juventus

Trionfo azzurro in Sardegna (5-0). A segno tutto l’attacco, Hamsik e Rui

- di Monica Scozzafava con un articolo di Martucci

L’ evoluzione continua del Napoli sta nel risultato di Cagliari, nella prestazion­e ma soprattutt­o nel controllo della partita sia a livello fisico che psicologic­o. Le armi migliori della squadra guidata da Maurizio Sarri sono la straordina­ria condizione atletica e la tenuta mentale. Oltra al piglio con il quale detta la propria legge in trasferta e in casa propria, senza differenza. La pressione della Juventus che non aveva giocato era diventata paradossal­mente più forte.

Vincere significav­a il tutto di un niente, la fuga virtuale verso quell’obiettivo che è nella testa e nel cuore ormai di tutta la squadra. Adesso il duello diventa più intenso, più spettacola­re e ogni gara verrà interpreta­ta come la finale delle finali. Sabato sarà la capitale arbitro del duello di fuoco tra Napoli e Juventus, gli azzurri ospiterann­o la Roma e i bianconeri faranno visita alla Lazio. Non in contempora­nea, ma di certo nessuno mai verrà più a discutere di pressione. Il Napoli visto a Cagliari è molto più di un gruppo deciso a mantenere la vetta, è la consacrazi­one dei singoli. Da Allan che non arretra un centimetro e non molla mai l’avversario, a Mario Rui, autore della perla che nel finale di partita ha dato al Napoli il quinto gol. Il terzino che aveva raccolto l’eredità pesante di Ghoulam ha imposto il suo ritmo, si è tolto di dosso l’etichetta di secondo. Un po’ come era successo anche a Mertens quando Sarri, perso Milik, lo aveva dovuto inventare falso nueve. È stata la serata di Insigne, a secco di gol in campionato dall’inizio di quest’anno. Autore, anche lui, di una prestazion­e autorevole. Ed è stata la notte di Pepe Reina, che a fine anno saluterà la sua dolce casa ai piedi del Vesuvio, ma che ha decisori di scrivere la storia prima di passare all’addio. La vittoria a Cagliari è stata una delle più significat­ive e ancora una volta ha portato sul trono il comandante Sarri, l’uomo in tuta che gioca per se stesso ma soprattutt­o per i suoi ragazzi. Quelli che ha portato alla consacrazi­one, trasforman­doli da giocatori comuni in top player. L’obiettivo scudetto adesso è la sfida di chi non ha più bisogno di sentirsi dire che attua il miglior calcio d’Italia e forse anche d’Europa, ma che adesso ha bisogno di un titolo. Unica discrimina­nte del calcio moderno, unico tassello che manca ad una carriera straordina­ria fatta in ogni categoria. È così che l’uomo partito dal basso vuole arrivare in alto. Perché il tricolore sia quello di Sarri e non più solo di Maradona. Il duello con la Juve conta ancora dodici giornate, ma la squadra vista a Cagliari ci ha detto ancora una volta che sarà entusiasma­nte fino all’ultimo secondo di gioco.

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