Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Pomigliano, la Chiesa si spacca e il Pd attacca Polemiche per i preti che «tifano» Cinquestelle
L’ex vescovo Depalma: meno chiacchiere. Il candidato Manfredi: un sacerdote in segreteria non mi piacerebbe
L’appello Il capo della diocesi di Nola ha invitato i fedeli ad andare a votare secondo moralità
Non c’è pace a Pomigliano
NAPOLI d’Arco, città natale di Luigi Di Maio dove è candidato all’uninominale. Dopo l’intervista al Corriere del Mezzogiorno del prete operaio don Peppino Gambardella folgorato sulla via dei 5 Stelle, nell’ex Stalingrado del Sud, dice il sindaco Lello Russo, c’è «turbamento nella comunità cattolica».
Il centrodestra è sul piede di guerra: ha affisso manifesti con la foto di don Peppino nel Palazzetto dello Sport sorridente «per Di Maio presidente». Ha anche scritto al vescovo chiedendogli di intervenire: «Questa non è la nostra Chiesa». Ieri l’ex vescovo Beniamino Depalma ha scritto un post su Facebook che non lascia dubbi: «Troppa la desolazione della nostra gente. Non serve una Chiesa di chiacchiere e di parole vuote, né una Chiesa di orpelli, dei mercanti degli esaltati, dei navigatori solitari, dei privilegiati. Si invoca una Chiesa che ama la Parola e diventa più silenziosa, una Chiesa più umile e meno arrogante, una Chiesa serva della comunione e non di protagonisti». Al sacerdote della principale parrocchia pomiglianese quella di San Felice in Pincis saranno fischiate le orecchie.
«E dire che ultimamente per la festa patronale ci eravamo anche in qualche modo riconciliati». Don Peppino e Lello Russo sono stati soprannominati in passato Don Camillo e Peppone di Pomigliano. Non è la prima volta che si sono scontrati. «Ma non si tratta neanche di scontro ormai - dice il sindaco -. Nessuno vieta ai preti di avere idee politiche, ma non si può diventare ultras. Questo si che lo vieta il diritto canonico. Con chiunque parli in città si dice turbato, profondamente offeso. Il vescovo non può non intervenire».
E Russo è un laico vero. Anche un po’ eretico se si considera che si è schierato contro il suo partito per il referendum costituzionale: «Mi sono speso per Renzi. Ho anche organizzato una iniziativa con De Luca. E mercoledì quando verrà il segretario nazionale del Pd lo andrò a salutare. Sono un uomo libero».
Massimiliano Manfredi, deputato uscente del Pd, ricandidato proprio in quel collegio al Senato dopo Renzi e Valeria Valente, è solo più diplomatico, ma sui preti e la politica la pensa allo stesso modo: «Da privati cittadini tutti hanno idee, a prescindere. La Chiesa ha un’azione politica, ma su grandi temi e sulle grandi questioni. Anche don Peppino, che tutti conosciamo, in passato si era già schierato. Ma io avrei evitato l’ostentazione della militanza di partito. Un prete è come un capo azienda, un capo comunità e ognuno deve poter avere le sue idee. Un prete segretario del circolo del Pd non mi piacerebbe. E per questo avrei evitato, lo dico senza ipocrisie, ma serve rispetto per la comunità che si rappresenta».
Tanto più che qualche giorno fa l’attuale vescovo della diocesi di Nola, Francesco Marino, ha inviato una lettera ai fedeli contro l’astensionismo. «Lancio il mio appello - così monsignor Marino - perché si partecipi al voto, individuando nelle liste - ed è possibile - la presenza di candidati in grado di garantire rigore morale, competenza e senso di giustizia, tenendo conto dei valori costituzionali fondamentali della persona umana, della famiglia e delle comunità». Un appello «contro la sfiducia», «contro l’odio», ma non certo a favore di questo o quel partito.