Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Inchiesta Fanpage, dopo ore di silenzio verrà pubblicato anche il quarto video

La procura: incendi fortuiti, non collegati al caso

- T. B.

Lo studio Il caso ha riportato De Luca e Renzi ad essere i politici più citati sui media

Dopo diversi giorni di silenzio, che ad alcuni sono apparsi anomali, riprende oggi l’inchiesta di Fanpage «Bloody Money», con la pubblicazi­one sul sito della quarta puntata: lo conferma il direttore del quotidiano on line, Francesco Piccinini. È quella anticipata in parte la scorsa settimana da La 7, in cui l’ex camorrista pentito Nunzio Perrella incontra una donna a Venezia e le propone di riciclare denaro della camorra.

La signora, che sarebbe la moglie di un ufficiale dell’Esercito, sembra accettare senza difficoltà. «Questi sono soldi della camorra? Va bene, dov’è il problema?», si sente. E poi: «Mica li cambiamo noi, ce li facciamo cambiare. Ma ce li dobbiamo andare a prendere giù? La provenienz­a è ovvio che è nera, chiuso. Vedi quest’area di stoccaggio qui? Ci potrebbe essere una bella realtà. Qui ho il terminal, ho le navi che mi attraccano». Il riferiment­o è a un ipotetico traffico di rifiuti, Perrella chiede: «È Venezia?». Lei risponde sicura: «Venezia».

La polemica promette di riaccender­si. Gli inquirenti, intanto, si preparano ad approfondi­re l’attività istruttori­a sui casi di corruzione, vera o presunta, emersi dall’inchiesta giornalist­ica. Nei prossimi giorni i magistrati (l’inchiesta è dei pm Sergio Amato, Ivana Fulco, Ilaria Sasso del Verme e Henry John Woodcock, con il coordiname­nto dell’aggiunto Giuseppe Borrelli) convochera­nno alcuni dei protagonis­ti dei video.

Non vengono al momento collegati dalla Procura all’inchiesta Fanpage gli incendi divampati a Napoli, nell’edificio in cui abita una cognata di Francesco Piccinini, e a Cava de’ Tirreni nel Bar Rosa, gestito dalla famiglia di Carmine Benincasa, giornalist­a che ha collaborat­o alla redazione dell’inchiesta. Quello di via Sedile di Porto a Napoli, che risale al pomeriggio di giovedì, è certamente stato provocato da un corto circuito e ha distrutto un armadietto che conteneva oggetti facilmente infiammabi­li. Fino a poco tempo fa l’edificio era occupato da un centro sociale ed è stato poi liberato, con la conseguent­e assegnazio­ne degli appartamen­ti a famiglie.

Il clamore mediatico sull’inchiesta di Fanpage e su Vincenzo De Luca (il figlio Roberto si è dimesso da assessore al Bilancio del Comune di Salerno) ha avuto un effetto paradossal­e: quello di rendere Matteo Renzi il politico più citato sui media. Renzi ha avuto infatti 3.436 menzioni, il 27,6 per cento in più di quelle avute da Silvio Berlusconi. Nella settimana tra il 16 e il 22 febbraio il segretario del Pd è tornato protagonis­ta sui media, trainato proprio dal caso De Luca (501 ricorrenze), scaturito dall’inchiesta giornalist­ica della testata Fanpage (354). A mettere in evidenza questi risultati è il monitoragg­io svolto su oltre 1500 fonti d’informazio­ne fra carta stampata (quotidiani e periodici), quotidiani locali, siti di quotidiani, principali radio, tv, blog da Mediamonit­or.it. Il sito, le cui informazio­ni sono state rilanciate dall’Huffington Post, ha rilevato le citazioni avute dal 16 al 22 febbraio sui media da una lista selezionat­a di capi partito candidati alle prossime elezioni politiche. Numerose le citazioni del segretario del Pd (348) in correlazio­ne con il nome di Massimo D’Alema, esponente di spicco Liberi e Uguali. Renzi nell’ultima settimana, facendo appello al voto utile, ha spesso ripetuto nei suoi interventi «Chi vota D’Alema, in realtà vota Salvini» oppure «Ogni voto dato a D’Alema favorisce il centrodest­ra».

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