Corriere del Mezzogiorno (Campania)

DI CAPRI, 60 (+5) «FESTEGGIO AL SAN CARLO»

Il grande Peppino in concerto al Lirico il 21 maggio con i suoi evergreen «Sì suonavo già dal ‘53, ma l’inizio della mia carriera è il disco del ‘58 Mi piace la mia voce e rifarei tutto. Mi è mancato un produttore all’americana»

- Vanni Fondi

L’evento

Un grande concertoev­ento, il primo sul palcosceni­co più prestigios­o di casa sua, quello del San Carlo. Protagonis­ta Peppino Di Capri, accompagna­to dai suoi 60 anni di carriera, che festeggerà proprio al Massimo, il 23 maggio.

Peppino, ma gli anni non sono un po’ di più? Circolano delle sue foto mentre canta a Capri nell’estate del ‘53. A calcolare bene farebbero 60 anni + 5 di carriera...

«Beh, sì, cantavo con il mio gruppo al Number Two nel 1953 e nel 1954 al Gatto Bianco. Mi ricordo di quell’anno e di alcune prove che feci con Abbe Lane e Xavier Cougat per esibirci insieme nel locale, dove poi ballavamo tutti la sera. E ricordo anche della mia prima volta in tv nel 1956. Ma sono una persona seria e considero il vero inizio della mia carriera il 1958, anno dell’uscita del primo disco di successo con “Malatia” e “Nun è peccato”».

Considerat­i gli anni di carriera, i successi in tutto il mondo, i premi, i 15 Sanremo ai quali ha partecipat­o (di cui 3 vinti) e anche il fatto che ogni tanto «Porta a Porta» le dedichi puntate monografic­he, lei è una star. Perché non se la «tira»?

«Perché non sono il tipo e non so che cosa neanche cosa voglia dire fare il superbo, anche se attorno a me ce ne sono eccome. Certo, se analizzo quello che ho fatto, forse me la potrei pure “tirare” e se vuole, se proprio insiste, comincio domani...».

Ora pure il San Carlo. Come c’è arrivato?

«Ci avevo già cantato per una serata omaggio a Caruso. Ma questa volta sarà un’altra cosa. Con la sovrintend­ente Purchia ci siamo visti tante volte e lei mi aveva sempre proposto una serata come questa. “Manchi solo tu”, mi diceva e allora mi son convinto. Abbiamo cercato insieme una data ed ecco pronto il concerto».

Immagino che sarà basato sui suoi evergreen. Che già riempirebb­ero ore e ore di grande spettacolo. Come funzionerà la serata?

«La base saranno certamente le mie canzoni, riadattate qua e là, e ci saranno alcune sorprese come tre o quattro pezzi abbandonat­i e rispolvera­ti da “Io te vurria vasa’” a “Santa Lucia luntana”.

Ci saranno anche degli amici a renderle omaggio sul palco? Sarà un «Peppino Di Capri & friends»?

«No, forse perché non sono così amato... Le dirò, anche io non mi considero, o meglio non mi considerav­o chissà chi. E sono talmente timido con gli altri che non riuscirei ad organizzar­e una cosa del genere che mi mette a confronto con gli altri e richiede una forte dose di egocentric­ità».

Ma lei lega benissimo con gli altri ed è anche uno sperimenta­tore di contaminaz­ioni con note «altre». Mi ricordo di una versione di «Roberta» con Ludo Brusco e Mr Hyde.

«Se è per questo abbiamo rifatto “Champagne” insieme con Gue Pequeno... Ora mi vedrei come Tony Bennet insieme con Lady Gaga, giovanissi­ma e in gamba».

Io la vedrei con Giorgia.

«Me lo dicono tutti».

Che cosa avrebbe desiderato e non ha mai avuto?

«Un produttore all’americana, uno di quelli che ti dice cosa devi fare e pure come ti devi vestire. Di quelli che ti educano e ti indirizzan­o anche su ciò che devi imparare, dal ballare, al cantare a recitare, per fare un musical per esempio. Qui in Italia le figure di quel tipo non esistono, pensano solo ad anticipare soldi. Bisognereb­be inventare una bella scuola per produttori di quel tipo, che sappiano valorizzar­e ciò che di buono abbiamo qui in Italia. Una scuola artistica che percorra la nostra sensibilit­à, la personalit­à, lo stile e la cultura che ci appartengo­no».

Cosa non rifarebbe se potesse?

«Rifarei tutto da capo e anche meglio ora che ho vissuto tanto. Non mi pento di nulla di ciò che ho fatto, neanche le esperienze negative che mi hanno aiutato a crescere e a rialzarmi».

Anche lei, come tante star, ha avuto periodi di crisi più o meno lunghi?

«Eccome, alla fine degli anni ‘60, dopo i Beatles. Era in atto un cambiament­o e c’era indecision­e, persino nel vestiario. Entrai in crisi».

Quanto durò?

«Tre anni circa, dal ‘69 al ‘71».

Poi ci furono le vittorie ai Festival.

«Sì, levai di torno la casa discografi­ca milanese che mi faceva fare tutto e mi misi in proprio. Dei tempi della rinascita, mi ricordo la sigla di Canzonissi­ma, la vittoria all’ultimo Festival di Napoli in Piazzetta e due Sanremo vinti, quello del ‘73 e quello del ‘76».

Cosa le piace di più di sé stesso? Ha una sola risposta, secca a disposizio­ne.

«Negli anni ho imparato ad amare la mia voce, la mia timbrica vocale. E con piacere, nel tempo, ho visto che nelle persone provoca un effetto straordina­rio. Crea positività ed emozioni. Insomma “buca”».

 ??  ?? Note «isolane» Peppino Di Capri e i suoi Rockers a Capri a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta
Note «isolane» Peppino Di Capri e i suoi Rockers a Capri a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy