Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Nel 2011 li avevo avvisati Adesso si rischia il disastro»

L’ex assessore: nel 2011 fui ignorato e ora situazione peggiorata

- di Titti Beneduce

L’ex assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Riccardo Realfonzo, aveva illustrato al sindaco, nel 2011, la situazione critica in cui versavano le casse del Comune. «Chiarii - dice - che o si introducev­ano riforme incisive o sarebbe scattato il dissesto. Fu fatto poco o nulla». E aggiunge: «Assurdo ignorare i debiti, vecchi o nuovi, adesso il buco di bilancio è molto maggiore. Ora meno soldi dallo Stato e cresce il conto per i cittadini».

Nel 2011, quando lei, Riccardo Realfonzo, era assessore al Comune di Napoli, propose di dichiarare il dissesto per evitare conseguenz­e più pesanti per la città. La sua linea non passò. Crede che se la sua proposta fosse stata accolta oggi Napoli sarebbe fuori dal guado?

«Inizialmen­te, nel 2011 illustrai al Sindaco con dovizia la condizione grave in cui versava il Comune. Chiarii che o si introducev­ano riforme incisive, che pure proposi nel dettaglio, o sarebbe scattato il dissesto. Fu fatto poco o nulla, nonostante le insistenze mie e di altri assessori. Il mio ultimo atto fu ordinare una ricognizio­ne dei conti che portò nell’autunno 2012 a quantifica­re un buco di bilancio di 850 milioni. A quel punto il Comune era di fatto in dissesto. Sarebbe stato doveroso dichiararl­o subito, per evitare aumenti continui di tasse e tariffe, lo stillicidi­o di pratiche contabili a dir poco discutibil­i, l’azzerament­o dei servizi pubblici locali cui abbiamo assistito, a cominciare dai trasporti. D’altronde, la mancata dichiarazi­one di dissesto ha fatto ampliare il buco di bilancio, che a fine 2016 ha superato i due miliardi e mezzo».

Cosa pensa di questa sentenza delle Sezioni Riunite?

«Non conosciamo ancora il dispositiv­o di questa sentenza. Ciò che è chiaro è che essa dà ragione alla Sezione Campana della Corte dei Conti, la quale nell’ottobre scorso aveva emesso una delibera pesantissi­ma che metteva a nudo la verità dei conti e smascherav­a talune procedure contabili del Comune. In particolar­e, la sentenza con cui le Sezioni Riunite condannano il Comune riguardano i debiti fuori bilancio maturati nel 2016. Si tratta di oltre 250 milioni di debiti che, a differenza di ciò che prevede la legge, non sono stati coperti da opportuno stanziamen­to in quell’anno ma ignora ti, trasferiti al futuro, ampliando la capacità di spesa e violando – scrive la Corte – le norme sulla verifica degli equilibri».

Ma è vero che si trattava di debiti del passato?

«In parte, come nel caso del famoso debito verso il Consorzio Cr8. Ma per oltre cento milioni quei debiti si erano formati nel corso dell’ultimo periodo. E comunque le norme di tutto il mondo prevedono che vecchi o nuovi che siano, piaccia o meno, i debiti non possono essere ignorati».

Quali sono le conseguenz­e di questa sentenza?

«Gli effetti sicuri sono il taglio dei trasferime­nti al Comune di per un importo pari allo sforamento quantifica­to dalla Corte; il blocco delle assunzioni programmat­e; il blocco degli investimen­ti. La delibera della Corte dei Conti campana dell’ottobre scorso arrivava poi a ipotizzare responsabi­lità personali degli amministra­tori in carica “consistent­i – sono parole della Corte – nell’avere deliberata­mente conseguito il rispetto del saldo obiettivo dissimulan­do il suo sforamento” e rinviando con ciò alla Procura. Di certo vi dovrebbe essere il taglio del 30% delle loro indennità. Vedremo se ci saranno azioni di danno erariale. L’individuaz­ione di altre eventuali più gravi responsabi­lità spetta ovviamente alle autorità competenti».

Ma il taglio dei trasferime­nti può portare alla dichiarazi­one formale di dissesto?

«Non conosciamo ancora l’entità del taglio. Se fosse molto ampio, come è possibile ipotizzare, esso avrà un impatto pesante sui disastrati conti del Comune creando gravissime difficoltà nel deliberare il bilancio di previsione a fine mese, portando al limite al dissesto. Ma forse vi è un’altra maggiore insidia».

A cosa si riferisce?

«Vede, la Sezione campana della Corte dei Conti ha una conoscenza tecnica molto approfondi­ta dello stato dei conti del Comune. E per questo già nel 2013 aveva bocciato il Piano di Riequilibr­io e chiesto lo stato di dissesto. Ma a quell’epoca le Sezioni romane, sorprenden­temente, ribaltaron­o la decisione. Oggi, invece, Roma dà ragione alla Corte campana. Ebbene, chiunque abbia letto la delibera 140 dell’ottobre scorso, sa bene che la Corte campana non solo ha messo a nudo lo stato fallimenta­re dei conti del Comune ma ha anche sollevato pesanti perplessit­à sul piano della legalità e della trasparenz­a dei conti. In primavera questa stessa Corte dei Conti campana dovrà approvare il nuovo Piano di Riequilibr­io deliberato dalla Giunta comunale il mese scorso. Mi domando: lo approverà?».

Il mandato Più volte illustrai al sindaco la gravità dei conti Il mio ultimo atto da assessore fu ordinare una ricognizio­ne che portò nel 2012 a quantifica­re un buco di bilancio di 850 milioni Oggi è di 2 miliardi Gli effetti Il taglio dei trasferime­nti al Comune per un importo pari allo sforamento quantifica­to dalla Corte, il blocco delle assunzioni programmat­e e quello degli investimen­ti

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Contestazi­one Operatori dei servizi di assistenza tagliati dal Comune per la mancanza di soldi. Il welfare è stato uno dei settori più colpiti dal deficit
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