Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Gli accoltellatori di Arturo erano due Il secondo è ora ricercato
Uno lo avrebbe colpito alle spalle ferendolo alla schiena e al fianco e un altro lo avrebbe afferrato per la testa e ferito alla gola. Sono due gli accoltellatori di Arturo, il ragazzo di 17 anni diventato simbolo della lotta e della resistenza alla violenza delle baby gang. Lui, che il 18 dicembre in via Foria stava per morire sotto i colpi e la furia di un «branco» di ragazzi che aveva intenzione di rapinarlo del telefono cellulare, adesso è chiamato ad un altro sforzo, riconoscere faccia a faccia l’ultimo degli arrestati: il 16enne del rione Sanità soprannominato Tic tac (in foto con ’o Nano). Secondo gli agenti della Squadra mobile, che mai hanno mollato il caso, sarebbe lui uno degli accoltellatori. E la novità investigativa starebbe proprio nel numero dei ragazzi armati: non più uno, come si era ipotizzato, ma due. Il primo è in carcere a Nisida e il secondo è ancora libero. In galera, ma ad Airola, dal 24 dicembre c’è anche ’o Nano, l’amico del cuore di
Tic tac, ritenuto il «provocatore». I due, abbracciati in una foto su Facebook scrivevano frasi che li rappresentavano: «La nostra è una vita storta e sbagliata» e via con cuoricini e «mi piace». «Io non c’entro niente in questa storia. Io non c’ero.Quella sera avevo il giubbotto rosso ma senza cappuccio, una barba folta. C’è un video che lo prova», ha detto Tic tac al giudice del tribunale dei Minori nel corso dell’interrogatorio che si è tenuto ieri mattina. E quel video è già nelle mani degli investigatori. È stato ’o Pampers, il terzo indagato del gruppo, ma a piede libero, ad averlo consegnato agli investigatori quando è stato iscritto nel registro degli indagati due mesi fa. Ne aveva fatto cenno anche
’o Nano. Ma cosa c’è in questo video? Secondo il racconto dei ragazzini, si vedrebbero loro tre girare per piazza Carlo III, verso la palestra dove ’o Nano si allenava. «Dal video si vede chiaramente che non eravamo in via Foria». Ma c’è da dire via Foria e piazza Carlo III sono distanti poche centinaia di metri. Si cercano però tracce dei geolocalizzatori dei telefoni cellulari degli indagati. Questo potrebbe essere di vitale importanza per il prosieguo delle indagini.