Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Indignazione sui social per la Margherita rielaborata da Cracco
Pioggia di critiche e polemiche sui social. Ma Sorbillo la difende: basta non chiamarla pizza
La pizza Margherita a
NAPOLI Napoli è Dop (col pomodorino del piennolo e la mozzarella di bufala campana) da ormai diversi lustri, di recente è Patrimonio immateriale Unesco.
Alimento povero per eccellenza ma ricco di vitamine, proteine e carboidrati, la pizza è stata un boomerang per la McDonald’s quando la multinazionale dell’hamburger osò «sfidarla» con uno spot in cui si vantava la superiorità del panino con carne. La McDonald’s fu costretta a ritirare la pubblicità con tante scuse. Accadde quando una selva di video realizzati da creativi partenopei, in particolagherita” re uno che aveva per protagonista un bimbo che “vuliva ‘a pizza”, la seppellì di risate. Ora ci prova lo chef stellato (una anziché due in Guida Michelin ’18) Carlo Cracco, lanciando una Margherita dall’aspetto piuttosto esotico ma made in Italy. La si può provare nel nuovo locale in Galleria Vittorio Emanuele a Milano.
L’impasto della Margherita (venduta al bistrot a 16 euro) è di cereali combinati alla farina per renderla croccante all’esterno e morbida all’interno; e la salsa su cui sono adagiati i latticini tagliati a fette più robuste — di mozzarella di bufala disposti a petali, forse anche da qui il nome “Mar- — è un quasi ragù con pomodorini confit. Inutile dire che davanti a tutto questo sui social è il delirio. Apre le danze, a Napoli, lo scrittore partenopeista Angelo Forgione, che affianca la creazione di Cracco ad una Margherita tradizionale, andandoci giù un po’ pesante ma non senza ironia, titolando il post a caratteri cubitali: «La pizza craccata»: «Sopra ecco la #pizza #Margherita di #CarloCracco con impasto ai cereali aggiunti lievitato col prezzo: € 16,00! E neanche il basilico. Sotto, una #pizzaUnesco #Margherita STG a regola d’arte dei pizzaiuoli napoletani, prezzo medio € 5,00. Vuoi vedere che abbiamo capito perché #Cracco ha perso una stella Michelin? Leggo che la pizza di Cracco è inserita nel menu alla categoria “Snack”. Un’offesa a un piatto completo che, per la storia plurisecolare che conserva, non può essere considerato un semplice spuntino». Il basilico però c’è ma non si vede. E giù commenti. «Ho appena visto la margherita di Cracco e per un minuto ho pensato che l’avesse condita con le uova sode» dice una utente del social. Qualcun altro pensa al lardo, che pure spesso non mancano nei piatti dello chef. Il Fatto Quotidiano informa che la hanno assaggiata «i cronisti napole- tani di Fanpage e assicurano che è buona anche se ci tengono a dare «un consiglio spassionato allo chef: scenda dalle stelle e venga tra i vicoli di Napoli, non dai pizzaiuoli star, ma tra quelli che quotidianamente, tra i vicoli, senza sosta, preparano pizze a portafoglio, sontuose fritte, calzoni. E riempiono bocca, occhi e naso di odori, sensazioni, sapori e tradizioni facendo di questa pietanza un qualcosa di unico al mondo».
Ora tra i pizzaiuoli star c’è certamente Gino Sorbillo, che di recente ha aperto a New York con Bill De Blasio per ospite e Cracco se lo difende, in fondo è uno snack, dice in buona sostanza: «Ragazzi, a me lunedì scorso a cena l’interpretazione della Pizza di Carlo Cracco nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano è piaciuta. Non è Pizza Napoletana e non viene venduta e presentata come tale, è la sua Pizza e basta. Noi partenopei dovremmo scandalizzarci di più quando troviamo in giro pizze che fraudolentemente vengono vendute e pubblicizzate come pizze della nostra tradizione addirittura con l’aggiunta di riconoscimenti Stg, Dop, Doc e roba del genere. Benvenuta Pizza Italiana di Carlo e Buona Pizza a tutti». «Basta non chiamarla Margherita» è la replica più pacata in social.
Basilico fresco e mozzarella Stg, questi gli ingredienti del cosiddetto Disciplinare della Margherita da cui è partita l’ascesa dei pizzaiuoli sino al riconoscimento del piatto a bene immateriale dell’umanità, cominciò tutto nei ‘90 dall’Associazione Verace Pizza Napoletana. Un marchio. Tutt’altro che uno snack.
Dovremmo scandalizzarci di più quando vendono prodotti fraudolenti